Don Vito Stampa E-mail

Massimo Ciancimino – Francesco La Licata

Don Vito. Le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d’eccezione

Feltrinelli, pagg.320, Euro 18,00

 

ciancimino_donvito  IL LIBRO – Questo libro è un viaggio senza ritorno nei gironi infernali della storia italiana più recente. Racconta infatti quarant’anni di relazioni segrete, occulte e inconfessabili, tra politica e criminalità mafiosa, tra Stato e Cosa nostra. Perno della narrazione è la vicenda di Vito Ciancimino, “don Vito da Corleone”, uno dei protagonisti assoluti della vita pubblica siciliana e nazionale del secondo dopoguerra, personaggio discutibile e discusso, amico personale di Bernardo Provenzano, già potentissimo assessore ai Lavori pubblici di Palermo, per una breve stagione sindaco della città, per decenni snodo cruciale di tutte le trame nascoste a cavallo tra mafia, istituzioni, affari e servizi segreti.
  A squarciare il velo sui misteri di “don Vito” è oggi un testimone d’eccezione: Massimo, il penultimo dei suoi cinque figli, quello che per anni gli è stato più vicino e lo ha accompagnato attraverso innumerevoli traversie e situazioni pericolose. Il suo racconto – che il libro riporta per la prima volta in presa diretta, senza mediazioni, arricchito dalla riproduzione di documenti originali e fotografie – riscrive pagine fondamentali della nostra storia: il “sacco di Palermo”, la nascita di Milano 2, Calvi e lo Ior, Salvo Lima e la corrente andreottiana in Sicilia, le stragi del ’92, la “Trattativa” tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, la cattura di Totò Riina, le protezioni godute da Provenzano, la fondazione di Forza Italia e il ruolo di Marcello Dell’Utri, la perenne e inquietante presenza dei servizi segreti in ogni passaggio importante della storia del nostro paese. Attualmente la testimonianza di Massimo Ciancimino è vagliata con la massima attenzione da cinque Procure italiane e non è possibile anticipare sentenze. Non c’è dubbio però che i fatti e i misfatti qui raccontati arrivino dritti al “cuore marcio” del nostro Stato, accompagnandoci in una vera e propria epopea politico-criminale che per troppo tempo le ipocrisie e le compromissioni hanno mantenuto nascosta.

  DAL TESTO – "Il rapporto di mio padre con la mafia ruotava soprattutto intorno all'amicizia con Bernardo Provenzano. Questo non vuol dire che non frequetasse altra gente di quell'ambiente, per esempio un tale don Pino Abbate che ricordo perché ci mandava a casa - nella convinzione delle proprietà taumaturgiche di arance e limoni - tonnellate di agrumi utili a prevenire un'annunciata e mai avvenuta epidemia di colera. Aveva molte conoscenze e pochissime amicizie. Si può dire che i contatti da lui intrattenuti con diversi esponenti di Cosa nostra fossero in qualche modo imposti da quello che potremmo chiamare il condizionamento ambientale che regolava la politica e l'attività amministrativa. Con Bernardo Provenzano era tutta un'altra storia: si scambiavano pareri e consigli. Nelle loro "operazioni" si concretizzava una specie di efficace divisione del lavoro. Mentre mio padre si preoccupava di mettere d'accordo le diverse e spesso litigiose aspettative - ovviamente soprattutto pecuniarie - dei politici, l'altro bonificava il territorio, garantendo il consenso preventivo della mafia a ogni progetto imprenditoriale. Naturalmente stiamo parlando di appalti pubblici.

  "Mio padre e Provenzano erano paesani, nati entrambi a Corleone (anche se a distanza di una decina d'anni), e abitavano non lontano l'uno dall'altro. Il ceto sociale era diverso: Provenzano figlio di contadini poveri, mio padre figlio di commercianti che avevano fatto studiare i figli. Mio nonno si chiamava Giovanni ed era emigrato negli Stati Uniti, da dove era dovuto tornare in seguito alla morte per malattia del fratello più grande. All'inizio la sua famiglia non navigava nell'oro: la svolta sarebbe arrivata con lo sbarco degli americani, quando a mio nonno - a Corleone forse l'unica persona in grado di parlare e capire l'inglese - fu offerto il ruolo di interprete del comando alleato. Solo interprete?"

  GLI AUTORI – Massimo Ciancimino è nato a Palermo nel 1963. È il più piccolo dei figli maschi di Vito, il politico più chiacchierato (e processato) per i suoi legami con la mafia. Non aveva ancora diciotto anni quando fu scelto dal padre come segretario-tuttofare, entrando così direttamente nei misteri della doppia vita del “sindaco dei corleonesi”: un viatico che lo ha accompagnato fino al 6 giugno 2006, giorno in cui è stato arrestato con l’accusa di aver riciclato il “tesoro” del padre. È stato condannato in primo grado a cinque anni e mezzo di carcere, pena poi ridotta a tre anni e cinque mesi in sede di Appello. Da circa un anno sta collaborando con la magistratura per aiutare a fare luce sui segreti del padre e su quarant’anni di rapporti tra mafia e politica in Sicilia.

  Francesco La Licata ha cominciato nel 1970 lavorando in cronaca per “L’Ora di Palermo” e poi occupandosi delle più importanti vicende siciliane: la scomparsa di Mauro De Mauro, l’assassinio del procuratore Pietro Scaglione, la guerra di mafia e i processi che ne scaturirono. All’inizio degli anni ottanta è chiamato al “Giornale di Sicilia”. Dal 1989 è alla “Stampa”. Ha scritto (con Galluzzo e Lodato) Falcone vive (Flaccovio), la prima intervista concessa dal giudice e ripubblicata nel 1992 dopo la strage di Capaci. Nel 1993 ha scritto per Rizzoli Storia di Giovanni Falcone, una biografia del giudice supportata dalle testimonianze di Anna e Maria Falcone. Il libro – che ha ispirato la fiction televisiva di Raiuno – è stato riedito, nel 2003, da Feltrinelli. La Licata fa parte della redazione di “Blu Notte, Misteri d’Italia”, il fortunato programma tv di Carlo Lucarelli. In passato ha collaborato anche con “l’Espresso”, “Epoca” e con il settimanale televisivo “Mixer” di Giovanni Minoli. 

  INDICE DELL’OPERA - 1. La perdita dell’innocenza (Amici per la pelle; Il bambino Provenzano; Liggio il prepotente; Il papà potente) - 2. Palermo da bere (La palude; La torta da spartire; L’aeroporto sbagliato; Il Palazzo dei congressi; Il “sistema” Ciancimino; Investimenti milanesi e il rapporto con Calvi) - 3. La casa madre (Liggio a Sirmione; Il medico tradito; La Società del mutuo soccorso; Passioni inopportune; Era mio padre) - 4. I tic di don Vito (I sacchetti di zio Mimì; Quanta bella gente; Vivere pericolosamente) - 5. America, Vaticano e misteri italiani (L’avventura americana; Calvi, lo Ior, Gelli; Pippo Calò e il caso Moro; Ustica e l’assassinio di Parisi; Tutti insieme, appassionatamente) - 6. La caduta (La morte di Michele Reina; La morte di Piersanti Mattarella; Risponderemo con le armi; Il congresso di Agrigento; L’arresto; La fuga di Giovanni; Impuniti in manette; Rotello) - 7. 1992, la fine degli equilibri (La fine di Falcone; La fine di Salvo Lima; Ecco il signor Lo Verde; È terrorismo) - 8. La Trattativa, parte prima (Chi non muore…; Cinà, l’intermediario; Timeo Danaos…; Rognoni e Mancino; Operazione “papello”) - 9. La Trattativa, parte seconda (Indizi e testimoni; Via D’Amelio; Una nuova strategia; La trappola) - 10. I nuovi mediatori (Il covo di don Totò; Un nuovo traghettatore?; Vecchi amici, nuovi amici; Speriamo che facciano in tempo) - 11. Don Vito, addio - 12. La fine dell’avventura (Mister Franco; L’erede; La Società Gas; Sotto processo; La collaborazione; Un uomo solo)