L'assedio cinese Stampa E-mail

Silvia Pieraccini

L'assedio cinese. Il distretto senza regole degli abiti low cost di Prato

Il Sole 24 Ore Libri, pagg.106, Euro 14,00

 

pieraccini_assedio  IL LIBRO – Zara e H&M sono ormai fenomeni di successo, studiati e imitati. Ma c'è un altro gigante dell'abbigliamento low cost che ha conquistato i mercati europei (e non solo) con un modello che sorprende ancora di più, perché non ha brand, non ha negozi, non investe in marketing né in comunicazione, ma fa leva soltanto sul passaparola e sull'etichetta made in Italy. Quel "gigante" produttivo-distributivo è il distretto cinese degli abiti di Prato, l'unico in Italia che nei due anni più terribili per l'economia mondiale ha continuato a galoppare incurante della crisi. Anche se nessuna statistica l'ha rilevato, perché si nutre di illegalità e manodopera clandestina. Una fabbrica strabiliante per produttività e addetti, tale da meritarsi un articolo a tutta pagina persino sul Financial Times. Ora si corre il rischio che il distretto cinese, che finora ha viaggiato su binari paralleli al tradizionale distretto tessile di Prato, si infiltri nell'economia locale e ne soffochi lo sviluppo. L'ombra delle organizzazioni criminali si è già allungata. E se Prato fosse solo la prima tappa dell'assalto al manifatturiero italiano?

  DAL TESTO – "Venerdì è giorno di maxi consegne nella zona industriale a sudovest di Prato. I venditori di tessuto si affannano a rifornire le aziende di abbigliamento alla vigilia del fine settimana, con grande via-vai di camion e furgoni, sconosciuto fino a pochi anni fa. Oggi quel traffico ha una spiegazione scontata: serve ad alimentare la più portentosa macchina produttiva messa in piedi da una comunità cinese in Italia.

  "Appena 48 ore dopo la consegna – cioè la domenica, giorno clou per le vendite – quella stoffa sarà stata tagliata, stampata, cucita, tinta, stirata e infilata in una gruccia inforcata su un appendiabiti. Già trasformata in magliette, camicette, pantaloni e giacche, tutti rigorosamente da donna e tutti orgogliosamente (e legittimamente) made in Italy. E sarà pronta per essere acquistata, a prezzi stracciati, da centinaia di negozianti e grossisti italiani, francesi, spagnoli, polacchi, ungheresi, greci, olandesi, israeliani, che soprattutto la domenica fanno tappa nelle aziende cinesi di Prato in cerca di “pronto moda” a buon mercato".

  L’AUTRICE – Silvia Pieraccini, 40 anni, laurea in giurisprudenza, giornalista professionista dal 1995, collabora da 12 anni con Il Sole 24 Ore. Ha scritto per Repubblica Firenze, Tirreno, Ansa, Reuters, Radiocor. Vive e lavora a Prato, dove ha visto nascere e crescere il primo distretto cinese d'Italia.

  INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Riccardo Marini - Introduzione - 1. Il distretto degli abiti low cost di Prato (Moda pronta a tutte le ore - Vent’anni vissuti intensamente - La carica dei 3.200 confezionisti - Record di nascite e morti (sospette) - Manodopera à gogo - Sani come un pesce) - 2. Affari in chiaroscuro (Alla conquista del Macrolotto - Un puzzle difficile da comporre - Tessuti importanti col trucco - L’illegalità come norma) - 3. Il distretto sommerso (Laboratori “con le ruote” - Ascesa e caduta (in piedi) di Chang eWang - Un business più promettente del narcotraffico - Il rebus del controllo sui subfornitori cinesi) - 4. Verso la legalità (Giupel corre da sola - Koralline, il primo marchio cinese made in Italy) - 5. L’Italia incontra la Cina a Prato (Alla ricerca di confezionisti cinesi di qualità - L’enclave di moda made in China - Tentacoli più lunghi per la concorrenza sleale) - 6. Giustizia “creativa” e finanza d’assalto (Controlli, controllori e controllati - Sanzioni, il miraggio dell’incasso - Le nuove frontiere di contrasto all’illegalità - L’enigma del tesoro nascosto - Allergia al credito) - Conclusioni