La gabbia infranta Stampa E-mail

Ennio Di Nolfo – Maurizio Serra

La gabbia infranta. Gli Alleati e l'Italia dal 1943 al 1945

Laterza, pagg.320, Euro 20,00

 

dinolfo_serra_gabbia  IL LIBRO – Perché ancora un libro sull’Italia e la Seconda guerra mondiale? Perché nuovi strumenti interpretativi e documenti finora inediti gettano una luce nuova sulle relazioni fra Italia e Usa, l’influenza sovietica, il passaggio dal fascismo alla democrazia. In questo volume «gli autori non si sono proposti di cambiare gli ‘eroi’ e i protagonisti del pantheon degli italiani che guidarono il paese dalla crisi del fascismo e della guerra sino alla ripresa democratica. È cambiato il modo in cui essi sono investiti da luci diverse, che mettono in ombra alcuni aspetti e ne illuminano altri, prima meno visibili. Nelle pagine del libro poco spazio hanno trovato le masse, le loro lotte, le loro sofferenze, le loro speranze. Si doveva cambiare registro e cercare di comprendere come e perché la gente comune fosse costretta a subire le regole di una gabbia costruita attorno a sé e di capire come questo involucro prendesse forma sino a diventare un limite invalicabile se non sporadicamente, con ripetuti tentativi per allentare le maglie della rete o di uscire dalla ‘muraglia cinese’ costruita attorno. Perciò in queste pagine ha trovato posto quasi soltanto l’azione di uomini: alcuni geniali, molti normali, altri mediocri, altri ancora pessimi». Ma tutti protagonisti della continuità strutturale dell’Italia in quegli anni che vanta un’anomalia: il fascismo, la guerra e la monarchia passarono lasciando meno cicatrici, e meno profonde, che in altre parti d’Europa, a dimostrazione che lo Stato nazionale era pronto a cambiare forma, non a dissolversi.

  DAL TESTO – “[…] il «vento del Nord», fermato dal libeccio mediterraneo, fu nuovamente l’immagine di un «Risorgimento tradito», mentre era fatale che il movimento resistenziale – soprattutto nella sua componente liberal-azionista, che fu all’origine di questo mito, per quanto nobile – si trovasse a fare i conti, sin dal governo Parri, con una realtà molto più magmatica e compromissoria. Metà del paese si era arreso senza combattere gli «invasori» (che, per fortuna, erano i «liberatori») e anche nell’altra metà la Resistenza effettiva era stata un fenomeno minoritario. L’intesa costituzionale tra comunisti e cattolici – che serviva a Togliatti per sottrarre il Pci all’emarginazione nell’incipiente guerra fredda – fu vista, in un rapido susseguirsi di tempo, come l’arca miracolosa della democrazia italiana fino a consacrare negli anni Settanta la figura metagiuridica del cosiddetto «arco costituzionale». Fu la vittoria postuma della «svolta di Salerno» in quella partita italiana che si stava chiudendo agli occhi di Stalin, nel momento in cui egli autorizzava Togliatti a rientrare in Italia e a spegnervi i focolai di rivoluzione. La collocazione internazionale dell’Italia – il vero «miracolo» di un paese che riuscì a entrare in un patto militare dell’Atlantico non avendo una facciata atlantica, e a reinserirsi nello sviluppo del mercato globale, recuperando ciò che di buono era stato fatto nel Ventennio e poi entrando nel Mercato comune europeo, essendo il più arretrato dei sei membri originari e l’unico fornitore di mano d’opera –, massimo successo della continuità dello Stato, in cui veramente riuscì a far premio l’interesse nazionale, essa fu presentata come un servile e opportunistico allineamento dell’Italia dietro la potenza egemone. Che lo affermasse l’opposizione – anche per allontanare da sé il macigno di una sudditanza ancor più clamorosa allo straniero – fa parte della dialettica politica. Ma resta un mistero perché la lungimiranza di quelle scelte, scomparsi dalla scena i De Gasperi, gli Einaudi e gli Sforza, sia stata rivendicata in modo sempre più flebile da una maggioranza di governo, quasi spaventata dal dover esprimere coerentemente gli interessi strategici del paese sulla scena internazionale. L’europeismo, un ideale ma anche una realtà, su cui confrontarsi anche duramente con i partner, divenne un sempre più vieto patriottismo di risulta. La scelta occidentale fu per lo più taciuta, o aggirata da nuove tentazioni neutraliste e terzomondiste. I rapporti con l’Unione Sovietica, dagli anni Sessanta in poi, ne furono solo un esempio.”

  GLI AUTORI – Ennio Di Nolfo ha insegnato Storia delle relazioni internazionali all’Università di Padova, alla Luiss di Roma e all’Università di Firenze, dove è ora professore emerito presso la Facoltà di Scienze politiche. Ha pubblicato, tra l’altro: Storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia (volumi VI-VII-VIII, Milano 1959-65); Mussolini e la politica estera italiana. 1919-1933 (Padova 1960); Europa e Italia. 1855-56 (Roma 1967); Vaticano e Stati Uniti. 1939-1953 (Milano 1968); Le paure e le speranze degli Italiani. 1943-1953 (Milano 1986, Premio Acqui Storia). Nel 2010 è gli è stato attribuito il Premio speciale Acqui Storia, rappresentato da una medaglia Presidenziale, assegnata dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, quale riconoscimento all'intera sua carriera.

  Maurizio Serra, diplomatico di carriera e saggista, già direttore dell’Istituto Diplomatico del Ministero degli Esteri e docente di Relazioni internazionali alla Luiss di Roma, è oggi Ambasciatore e Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unesco. Ha pubblicato, tra l’altro, Fratelli separati. Drieu La Rochelle, Aragon, Malraux. Il fascista, il comunista, l’avventuriero (Lamezia Terme 20072, Premio Acqui Storia 2008 e, nell’edizione francese, Prix du rayonnement de l’Académie française).

  INDICE DELL’OPERA - Introduzione - Parte prima La gabbia alleata: I. Usa e Italia: dalla «non guerra» ai progetti di «pace separata» - II. Equivoci e inganni di un armistizio - III. La carta sovietica - IV. Riscossa diplomatica - V. La leggenda della «svolta di Salerno» - Parte seconda Il ritorno dell’Italia sulla scena internazionale - VI. Il governo Bonomi e gli Stati Uniti - VII. Liberazione o resa tedesca? - VIII. La tentazione neutralista e Trieste italiana - Note - Indice dei nomi