Vox populi? Stampa E-mail

a cura di Enzo Fimiani

Vox populi? Pratiche plebiscitarie in Francia, Italia, Germania

Clueb, pagg.250, Euro 22,00

 

fimiani_vox  IL LIBRO – Dalla Russia di Putin al Venezuela di Chavez, la democrazia plebiscitaria rappresenta un fenomeno in espansione. Quali sono gli antecedenti teorici e pratici di questa realtà politico-istituzionale? Trasportando la domanda sul piano storico, il volume propone al lettore temi cruciali: per la prima volta in Italia, il ruolo del plebiscitarismo contemporaneo è affrontato con taglio monografico e metodo comparato. Nel volume sono messe a oggetto la personalizzazione carismatica e plebiscitaria del potere, l'utilizzo a fini quasi sempre illiberali dell'idea di sovranità popolare, del consenso di massa, della legittimazione dal basso, della forza di legalizzazione dell'autorità pubblica riconosciuta al popolo. Viene mostrato, inoltre, come le pratiche e i principi plebiscitari investano la forma della democrazia nel suo complesso, ne evidenzino percorsi contrastati, ma anche specifiche funzioni in contesti particolari. Tre casi nazionali decisivi per la storia d'Europa - Francia, Italia e Germania - sono opportunamente messi a confronto. Decine di votazioni sotto la specie del plebiscito, per Sì e per No, e altrettante consultazioni elettorali di tipo plebiscitario confluiscono in un'interpretazione complessiva di lungo periodo. Questioni storiografiche e grandi svolte politiche invitano a un percorso insolito dentro la nostra contemporaneità: dagli avvenimenti tardo-settecenteschi della Rivoluzione francese fino alla democrazia referendaria di De Gaulle, passando per l'Ottocento dei due Bonaparte e per i molti snodi del "lungo" Risorgimento italiano, si approda infine alla stagione delle dittature totalitarie del secolo XX e agli esperimenti plebiscitari, per molti versi non convergenti, messi in atto dal fascismo italiano e dal nazionalsocialismo tedesco.

  DAL TESTO – “L'appello al popolo implica il riconoscimento di una personalità giuridica e morale del popolo, distinta rispetto agli organi dello Stato a cui compete ordinariamente la funzione deliberativa; questo vale anche in contesti non democratici, cioè anche quando il popolo, di fatto, non è messo in condizione di esprimere una propria autonomia politica, e anche nelle situazioni in cui esso non viene usato come grimaldello per scardinare la legittimità delle istituzioni rappresentative esistenti (al modo di Luigi Napoleone) ed è invece chiamato in causa (alla maniera di Hitler) affinché conferisca un surplus di legittimità al supremo detentore del potere. Ora, l'ideologia e la cultura del fascismo vanno proprio nella direzione opposta, verso l'annullamento di qualsiasi dualità tra popolo e Stato. Per il fascismo la piena realizzazione del nuovo regime deve portare a una condizione in cui società e popolo risultino compiutamente statizzati, e un passaggio essenziale della ricomposizione organica fra Nazione-società-popolo e Stato è lo «svuotamento della rappresentanza generale» perseguito attraverso il mutamento della natura e delle funzioni del Parlamento. Nella visuale dei giuristi di palazzo già la riforma del 1928 andava nel senso della trasformazione della Camera «da luogo della rappresentanza a componente dello Stato»; ma è alla successiva istituzione della Camera dei fasci e delle corporazioni che viene demandata la compiuta attuazione, almeno per quel ramo del Parlamento, del principio dell'identità di popolo e Stato. Come verrà infatti notato criticamente a posteriori, il sistema dell'elezione plebiscitaria della Camera muoveva ancora «da presupposti non corrispondenti alla concezione fascista dello Stato», dal presupposto cioè «di un popolo ancora distinto dallo Stato, il quale, secondo i principi tradizionali della sovranità popolare, doveva informare secondo la propria volontà la composizione ed il funzionamento d'un organo costituzionale dello Stato». Il nuovo sistema, invece, era aderente alla realtà determinatasi nello Stato fascista, in cui il popolo era diventato «esso stesso un grandioso organismo statale».”

  IL CURATORE – Enzo Fimiani dirige la Biblioteca provinciale di Pescara e ha insegnato a lungo Storia contemporanea e Storia dei partiti politici nell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Tra le sue ricerche: Per una storia delle teorie e pratiche plebiscitarie nell’Europa moderna e contemporanea (Bologna, 1995); Guerra e fame. Il secondo conflitto mondiale e le memorie popolari (Lanciano, 1997); Nella patria ritrovata. Diario di un partigiano della Majella 1943-1944 (Chieti, 2003).

  INDICE DELL’OPERA – Vox populi plebiscitaria: una premessa, di Enzo Fimiani - Introduzione: «il breve e conclusivo monosillabo», di Enzo Fimiani - L'istituto plebiscitario in Francia. Appunti per un profilo storico (1792-1969), di Cristina Cassina - Alle origini del momento plebiscitario risorgimentale. I liberi voti di ratifica costituzionale e gli appelli al popolo nell'Italia rivoluzionaria e napoleonica (1797-1805), di Gian Luca Fruci - Un plebiscitarismo riluttante. I plebisciti nella cultura politica e nella prassi del fascismo italiano, di Leonardo Rapone - Il nazionalsocialismo: una «dittatura plebiscitaria»?, di Gustavo Corni - Indice dei nomi - Gli autori