Lettere a Marie Canavaggia Stampa E-mail

Louis-Ferdinand Céline

Lettere a Marie Canavaggia
Lettere scelte 1936-1960

Archinto, pagg.170, Euro 17,00

 

celine_lettere_canavaggia  IL LIBRO – La corrispondenza tra Céline e Marie Canavaggia, segretaria di una vita, copre quasi l’intera parabola letteraria dello scrittore, di cui è testimonianza presa dal vivo. Con la consueta, indefettibile verve polemica, Céline racconta le fatiche dello scrivere e le disgrazie di vivere, mescolando opera e biografia in un movimento che ricorre tanto nella prosa epistolare quanto in quella romanzesca. Marie non è però solo la destinataria di una corrispondenza letteraria: soprattutto nel periodo dell’esilio danese, diventa confidente oltre che dello scrittore, anche dell’uomo. A lei, che gode di una fiducia incondizionata, vanno le confessioni più personali, i lamenti, la rabbia e le invettive contro gli editori, i tribunali, i danesi, i francesi, gli ebrei e il mondo. Documenti della quotidianità e senza alcuna pretesa di posterità, queste lettere, in forza di uno stile che tende spontaneamente a trasporre in finzione il vissuto, si accostano fino a confondersi alle grandi costruzioni romanzesche di Céline. E si leggono con eguale piacere.

  DAL TESTO – “La storia franco tedesca mi è sembrata dal 1940 in poi, avviata e gestita in modo ridicolo. L'ho sempre sostenuto, da una banda di fottuti idioti non all'altezza e che doveva finire in una catastrofe l'ho detto e urlato - Fossi stato più vigliacco sarei partito per la Spagna nel 1940 visto che ero completamente estraneo a qualsiasi coinvolgimento o vantaggio - Sono gli altri in debito con me - io non devo niente a nessuno e l'ho sempre gridato forte. In tutto questo affare sono un dilettante, rimango un dilettante e non un professionista - nel senso inglese del termine - io gioco per puro piacere e smetto di giocare se trovo dei compagni stronzi e stracciapalle. E questo è stato appunto il caso. Abetz mi detestava. Tutta la Germania ufficiale mi detestava. Tutti i miei libri sono vietati in Germania dal tempo di Hitler Mi consideravano un anarchico insopportabile - Se la Germania avesse vinto al guerra la Gestapo mi avrebbe fatto assassinare. La mia sorte era segnata Prima i libri, poi l'autore Potevo contare soltanto su di me - Ed è quel che ho fatto in condizioni atroci - Non devo niente a nessuno - A Sigmaringen ho fatto il mestiere di medico in condizioni che considero davvero eroiche - ho mille testimoni - (quelli di Paquis) a parte i cani arrabbiati come lui. Del resto lui non era lì, stava sul Lago di Costanza a sbronzarsi e a giocare a carte. Malignità di un pazzoide radiofonico furibondo per avere finito col perdere la partita dopo venti tentativi di salvare la pelle.”

  L’AUTORE – Louis-Ferdinand Destouches nasce a Courbevoie (un sobborgo di Parigi) il 22 maggio 1894. Figlio di Fernand Destouches, un modesto impiegato, e di Marguerite Guillou, merciaia, trascorre quasi tutta la sua infanzia a Parigi, ove conseguita la licenza elementare esercita per vivere modesti impieghi, preparando privatamente il baccalauréat, che consegue nel 1917. Nel 1912 si arruola volontario e nel 1914, nelle Fiandre, riporta una grave ferita alla testa che gli provoca un'invalidità permanente. Viene inviato nel 1916 in Camerun nei servizi di occupazione delle antiche colonie tedesche e nel 1917 a Londra nei servizi logistici. Rientrato in Francia nel 1918, s'iscrive alla facoltà di medicina di Rennes, sposa la figlia del direttore della facoltà, da cui si separerà pochi anni dopo, e si laurea nel 1924. Dal 1924 al 1928 lavora per la Società delle Nazioni che lo invia a Ginevra, a Liverpool, poi di nuovo in Africa, negli Stati Uniti, in Canada e a Cuba. Rientrato in patria nel 1928, si stabilisce nei quartieri più poveri della periferia di Parigi, ove esercita quasi gratuitamente la professione di medico, lavorando contemporaneamente al suo primo romanzo Viaggio al termine della notte (1932), che pubblica sotto lo pseudonimo di Céline.
  Nel 1936 scrive Morte a credito, il romanzo sulla sua infanzia, che lo consacra definitivamente scrittore rabbioso e nichilista. Nel 1937 redige Mea culpa, un'invettiva contro la Russia sovietica e lavora a Bagatelle per un massacro, libello che assieme a La scuola dei cadaveri gli costerà pesanti accuse di antisemitismo. Durante la seconda guerra mondiale, considerato traditore e collaboratore dei nazisti, e condannato a morte dalla Resistenza, è costretto a riparare in Danimarca, dove rimane fino al 1951, scontando nel frattempo quattordici mesi di carcere. Rientrato in Francia nel 1952 al seguito di Pétain, Céline si stabilisce con la moglie Lucette a Meudon, dove rimarrà sino al termine della sua vita.
  Muore nel 1961, senza ricevere alcun riconoscimento da parte della critica, che ne riscopre le opere solo alcuni anni dopo la scomparsa. Oltre alle opere già citate, si ricordano: Pantomima per un'altra volta (1952), Normance (1954), Colloqui col professor Y (1955) e la «Trilogia del Nord» (D'un chateau l'autre, 1957; Nord, 1960; Rigodon, 1968).

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione – Nota di traduzione - Lettere a Marie Canavaggia 1936-1960 - Postfazione