Il gusto della fucileria. Lettere 1927-1982 Stampa E-mail

Romano Bilenchi – Mino Maccari

Il gusto della fucileria
Lettere 1927-1982

Edizioni Cadmo, pagg.230, Euro 16,00

 

bilenchi_maccari_gusto  IL LIBRO – Amici per la pelle furono Romano Bilenchi e Mino Maccari, affratellati da un legame non indebolito da intermittenti malumori o da transitorie incomprensioni. A renderlo tanto saldo e perfino viscerale erano certo i comuni anni di Colle, e la condivisione di avventurose esperienza giovanili, di brucianti quanto vane illusioni.
  Queste lettere non avevano alcuna voglia di consegnarsi ai posteri. Sembra che talvolta si trovino a mal partito, a disagio: trascritte su pagina acquistano un ordine involontario, spogliate come sono di sentori campagnoli, privati degli schizzi che le chiosano, impaginate secondo consuete e uniformanti regole. Indubbia ne è l’immediata autenticità e proprio per questo offrono una traccia preziosissima per comprendere, dal di dentro, scelte solidali e franche divergenze, e arricchire così una delle pagine più acri e vivide del Novecento italiano.

  DAL TESTO – “La prima lettera indirizzata a Maccari ha un tono rispettoso: il diciottenne Romano dà del lei a un autore che, trentottenne, già dettava legge dalle scombinate colonne del primo Selvaggio». E già dichiara, Romano, il suo accordo su un'interpretazione accentuatamente religiosa del movimento dei Fasci e prende le distanze dal Futurismo, chiudendo con uno sberleffo che dà il tono alla corrispondenza: «Bisogna arrivarli questi futuristi». La polemica antimodernista si risolve in un gestaccio violento, di quelli ch'era usuale elargire con sbrigativa risolutezza, magari dopo una rincorsa trafelata nei ruvidi affrontamenti di Colle. Dove il manipolo dei fascisti antemarcia non era composto da più d'una trentina di persone: «tra questi - avrebbe precisato Bilenchi in una testimonianza ospitata da Mino nel "Selvaggio" dell'ottobre 1931 -, regolarmente iscritti al partito, poiché in paese non esistono avanguardie, una diecina di ragazzi tra gli undici e i tredici anni, tra i quali il sottoscritto». E aggiunge: «Naturalmente non partecipano a spedizioni e non parteciperanno alla Marcia su Roma, perché sempre in pantaloni corti, ma hanno sentito senza esservi spinti da alcuno, fortemente e subito - quel che più conta - il richiamo di Mussolini, e pronunciano questo nome tremando di fede». Il gruppuscolo dei giovani si atteggiava, dunque, a avanguardia di una fede da opporre al declino delle velleità del socialismo riformista e alla prepotenza della borghesia. Si vantava di combattere gli avversari «picchiandosi tutti i giorni» e qualcuno portava con orgoglio «per vario tempo i segni delle carezze ricevute».”

  INDICE DELL’OPERA - Il gusto della fucileria, di Maria Antonietta Grignani - Nota al testo - Romano Bilenchi / Mino Maccari, Lettere (1927-1982) – Appendice - Proclama ai giovanotti intelligenti (1918), di Mino Maccari - Autobiografia degli artisti del tempo fascista (1927), di Mino Maccari - Stile Mussolini (1927), di Mino Maccari - Il «Selvaggio» a Torino (1931), di Mino Maccari - Morte del Bove (1934), di Mino Maccari - Inchiesta sull'arte contemporanea (1954) - I pittori (1955), di Romano Bilenchi - Le stagioni (1959), di Romano Bilenchi - I girasoli (1960), di Romano Bilenchi – Bibliografia - Amici per lo pelle, di Roberto Barzanti - Indice dei nomi