L’invenzione del revisionismo Stampa E-mail

Marco Testa

L’invenzione del revisionismo

Gruppo Albatros Il Filo, pagg.87, Euro 12,50

 

testa_invenzione  IL LIBRO – Partendo da considerazioni più generali sulla storia e sul metodo storiografico, questo testo, scritto da un giovane studioso della materia, affronta con dovizia di particolari e un abbondante apparato di riferimenti e note un argomento spinoso, che tiene tuttora banco nelle polemiche politiche. La questione di fondo è “il revisionismo”, ovvero quella corrente entro la quale sembrano finire tutti coloro che trattano di alcuni eventi storici in modo non ortodosso o meglio, con le parole di Testa, “della storia profanata, spogliata della sua essenza e vestita di menzogne e turlupinature, di retorica politica e d’interpretazioni di comodo degli eventi passati”. Secondo Testa, il cui saggio è di facile lettura e rimanda a cronache e interventi di personalità pubbliche degli ultimi anni, ma anche a tesi storiografiche importanti come quella di Renzo De Felice, “la Storia non può essere dogmatica, non può sedersi e tirare le somme una volta per tutte. La Storia è e deve necessariamente essere una disciplina che fa dell’umiltà una delle sue regole più ferree”. L’invenzione del revisionismo non abbozza una nuova tesi, ma facendo le pulci qua e là a diversi oratori nostrani, rilancia la “patata bollente del revisionismo” perché “la leggerezza massima nel trattare il revisionismo [...] è non trattarlo per nulla. Far credere che non abbia senso parlarne. Ignorare il problema come non esistesse”.

  DAL TESTO – “[…] il revisionista (noi preferiamo dire semplicemente lo storico), non deve lasciarsi sedurre dalle passioni se auspica affrontare qualsivoglia discussione sulla base d'una corretta metodologia che, in quanto tale, vorrebbe condurre a delle conclusioni il più possibilmente oggettive. Riteniamo (senza la pretesa d'affermare nulla di nuovo) sia questo un fattore che lo storico abbia necessariamente da tenere in considerazione. Per questo partiamo dalla convinzione che per parlare (il che, tra l'altro, non significa necessariamente giudicare) il passato, sia di vitale importanza farlo privati il più possibile di qualsivoglia coinvolgimento emotivo. Per quanto sia fattibile, certo. Discutere o, se proprio davvero non se può fare a meno, giudicare la storia scevri da pericolosi vizi dottrinali e coinvolgimenti emotivi affinché si possa affrontare l'argomento in questione senza il rischio di sprofondare in un'enfasi interessata, arrabbiata e per questo fallace: in tal modo, nella nostra tortuosa strada incrociamo la lezione che fu propria, tra gli altri, già del pensatore veneziano Paolo Sarpi, l'anticipatore di quella dottrina giurisdizionalista che godrà di larga risonanza durante il secolo decimottavo […].”

  L’AUTORE – Marco Testa è cresciuto a Sant’Antioco in Sardegna. Si è laureato in Lettere e Filosofia a all’Università di Cagliari, con una tesi in “Storia della Chiesa Moderna”. Nel 2008 è uscito un suo breve saggio letterario dal titolo Il dramma dei Maestri (Midgard editrice). Attualmente vive a Torino dove frequenta il biennio specialistico in Storia e i corsi di Composizione e Pianoforte presso il Conservatorio “G. Verdi”.

  INDICE DELL’OPERA – Prologo - Un primo approccio al problema – I. «Ebbene sì, sono revisionista» - II. «La cultura dell'antirevisionismo» - III. Antirevisionismo ideologico – IV. Lettera al Senato – V. I rivoluzionari antirivoltosi – VI. L'allineamento di Mastella – Finale – Commiato - Bibliografia citata nell'opera