568 d.C. I Longobardi Stampa E-mail

Sabina Colloredo

568 d.C. I Longobardi. La grande marcia

Fanucci, pagg.371, Euro 18,50

 

colloredo_longobardi  IL LIBRO – Tra l’autunno del 567 e l’estate del 568 molti popoli premono alle porte dell’Italia, e tra questi ci sono i Longobardi, i guerrieri dalle lunghe barbe, che dalle pianure della Pannonia si muovono verso le fertili distese al di là delle Alpi. Un’imponente carovana composta da trecentomila uomini, donne, bambini e mandrie, guidata dal re Alboino, comincia così la sua Grande Marcia alla conquista di nuove terre. Intorno al leggendario Alboino si muovono i personaggi di una grandiosa epopea: la moglie e regina Rosmunda, il fratello di latte Elmichi, la figlia ribelle Alpsuinda, la spietata e bellissima sacerdotessa Rodelinda e gli Ari, sanguinaria setta di guerrieri votati al culto del dio Wotan. In Italia intanto l’avamposto di San Giorgio, ai piedi del passo del Predil, si organizza per resistere all’invasione. Il duca Agostino, Attolico, Isabella, la piccola Ignatia e Antinoro sono l’espressione di un popolo che non vuole arrendersi e che lotta fino alla fine per la propria libertà. Questo libro narra le gesta di due civiltà che si fronteggiano, i trionfi e le sconfitte, i tradimenti e le passioni, ma soprattutto la creazione di un nuovo regno e, forse, di una possibile rinascita. Il primo libro del popolo longobardo. Epico, avvincente, emozionante, racconta gli albori di una nuova cultura, di una possibile integrazione tra due civiltà e ci restituisce il ritratto di un’epoca affascinante, rifacendosi a un modello di grande tradizione e respiro, il romanzo storico e d’avventura.

  DAL TESTO – “Gisulfo sapeva quand’era il momento di tacere. L’uomo che gli trottava al fianco non era un re qualsiasi. Possedeva la fredda certezza di poter dominare ogni avversità, di piegare qualsiasi nemico in nome di un destino superiore. Era una sensazione che Alboino trasmetteva a quanti gli stavano accanto e che li faceva sentire parte di un disegno divino. Al suo fianco la vita e la morte erano la stessa cosa. Una fiamma inestinguibile.
  “Un chiarore diffuso all’orizzonte li avvertì che la guarnigione era poco distante.
  “Già si intravedevano le macchie scure degli alberi, una prima avvisaglia della grande distesa di boschi che circondava la città. Il presidio era stato costruito dai Romani, come la strada che percorrevano e la città di Batavis, dove sorgeva il palazzo in cui ora risiedeva la corte longobarda. Alboino non aveva dovuto fare altro che prenderlo e adattarlo alle proprie esigenze. Una conquista tanto facile l’aveva fatto riflettere. C’era qualcosa che non andava. Dove si era nascosta Roma, mentre lui passava a fil di spada le sue guarnigioni?
  “Questi pensieri non lo abbandonavano mai. La loro presenza lo rendeva più cauto: sapeva imparare dagli errori altrui.”

  L’AUTRICE – Sabina Colloredo vive e lavora a Milano. È scrittrice, traduttrice e copywriter. Appena può, trasloca nelle Marche, nella sua casa in cima alla collina, dove continua a fare in allegria e senza fretta le cose più importanti: crescere le figlie e scrivere i suoi libri, romanzi, racconti e poesie per ragazzi. Ha pubblicato finora una quarantina di libri, tradotti in numerosi Paesi esteri e due romanzi per adulti, per editori come Nord, EL, Einaudi Ragazzi, Carthusia.