Il sogno dell'Anarca. Incontri con Ernst Jünger Stampa E-mail

Heimo Schwilk

Il sogno dell’Anarca. Incontri con Ernst Jünger

Herrenhaus, pagg.234, Euro 14,50

 

ilsognodellanarca.jpg   Il giornalista tedesco Heimo Schwilk, corrispondente capo della Welt am Sonntag, ebbe modo di incontrare e frequentare Ernst Jünger nel periodo intercorso fra l’inverno del 1984 e il marzo del 1997.

  La cronaca di quegli incontri – ricca di aneddoti, curiosità, testimonianze – è stata raccolta nei capitoli iniziali di questo pregevole volume tradotto da Andrea Sandri e Cristina Beretta, e pubblicato alcuni anni or sono per i tipi delle Edizioni Herrenhaus di Seregno.

  “Nelle nostre conversazioni dei passati quindici anni – ricorda l’Autore – dominò la tendenza a dare forma letteraria al vissuto ed a esprimerlo come ricordo formato. Raramente Jünger si scostava dalle prospettive formulate nei suoi libri e solo in circostanze propizie la conversazione faceva emergere qualcosa di inaspettato e di nuovo. Così mi fece inorridire con una frase pronunciata durante una conversazione in occasione del suo centesimo compleanno secondo la quale «tutto sarebbe stato spazzato via»”.

  I capitoli successivi del volume sono dedicati all’analisi di alcuni aspetti dell’opera e della figura di Jünger: dal concetto dell’Anarca ai rapporti fra Jünger e il Nazionalsocialismo, passando attraverso la disamina di alcune fra le opere più note (Sulle scogliere di marmo, Due volte la cometa, Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza) per giungere quindi, nel capitolo finale, a trattare della conversione di Jünger al cattolicesimo (avvenuta il 26 settembre 1996, in seguito a un lungo processo di avvicinamento).

  Schwild scrive che, malgrado alcune riserve personali nutrite nei confronti dell’Europa di Maastricht, Ernst Jünger era convinto che “la tendenza verso la globalizzazione” fosse “non soltanto irreversibile, ma anche, in ultima analisi, auspicabile. Del resto, […] Jünger ha descritto nelle sue opere e inserito nel contesto dell’analisi della nostra epoca, gli effetti della globalizzazione e del livellamento universale delle condizioni di vita per mezzo della tecnica, che in un futuro non troppo lontano porteranno alla creazione di uno stato mondiale”.

  “Sin dalla prima infanzia – scrive ancora l’Autore – Jünger fu un lettore ed un sognatore appassionato che sapeva trasportarsi, attraverso il sogno, in un mondo avvertito come ideale ed avventuroso. Allo stesso tempo era condizionato da una personale ambivalenza esistenziale, combattuto tra inclinazioni meditative e propensione per l’azione”.

  Quanto al ‘sogno’ cui si accenava poc’anzi, esso riveste – all’interno dell’opera jüngeriana – la funzione di “metafora poetica del superamento – possibile nell’ebbrezza, nella battaglia, nell’amore e nella morte – dei limiti della coscienza. Jünger insiste sul potere compositivo del sognatore ed in ciò s’avvicina ai romantici che vedevano nel sogno il paradigma del procedimento artistico. Alla stessa maniera di Novalis e Tieck, Jünger risolve la distinzione fra sogno e veglia. Vita e sogno s’intrecciano e comunicano fra di loro”.

  Nel capitolo dedicato ai rapporti tra Jünger e il Terzo Reich, l’Autore spiega che “l’atteggiamento di Jünger nei confronti del nazionalsocialismo fu ambivalente e il suo giudizio su Hitler, stando a quanto egli stesso afferma, variò nel corso degli anni da «quell’uomo ha ragione» a «quell’uomo è ridicolo» fino a «quell’uomo sta diventando inquietante»”. Egli, inoltre, “respinse tutti i tentativi di Goebbels di sedurlo alla causa nazionalsocialista. E quando nell’estate del 1927 Hitler gli propose di farsi eleggere tra le file della NSDAP nel Reichstag, pare che Jünger abbia risposto con la frase: «Ritengo che scrivere un singolo verso sia molto più meritevole che rappresentare sessantamila imbecilli in parlamento»”.

  Non mancò chi, tra le fila della sinistra, cercò di trarre dalla sua parte l’Autore di Der Arbeiter, il quale “durante un certo periodo non nascose le sue simpatie per la sperimentazione pianificata in Unione Sovietica. Al principio degli anni Trenta gli fece visita a Berlino Karl Radek, in qualità di inviato dei Commissari del popolo moscoviti, allo scopo di guadagnare il «nazionalbolscevico» Ernst Jünger alla rivoluzione mondiale. Nel 1944 fu poi lo scrittore e più tardi ministro della cultura della DDR Johannes R. Becher a chiamare via radio da Mosca, dov’egli era in esilio, Jünger alla rivolta contro il regime nazionalsocialista”. Ma Jünger preservò sempre la propria indipendenza e non si lasciò mai fagocitare politicamente.

  Il sogno dell’Anarca di Heimo Schwilk costituisce un validissimo testo introduttivo all’opera e al pensiero di Ernst Jünger. Può essere richiesto alle Edizioni Herrenhaus di Seregno (tel. 0362 240096 – fax 0362 231812 – posta elettronica: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ).