Auto da fé Stampa E-mail

Elias Canetti

Auto da fé

Adelphi, pagg.548, Euro 14,00

 

canetti_autodafe  IL LIBRO – Auto da fé (1935), primo libro di Elias Canetti e suo unico romanzo, è un’opera solitaria ed estrema, segnata dalla intransigente felicità degli inizi. Qui tutto si svolge nella tensione fra due esseri cresciuti ai capi opposti nelle immense fronde dell’albero della vita: il sinologo Kien e la sua governante Therese. Kien è un grande studioso che disprezza i professori, ritiene superflui e sgradevoli i contatti col mondo, ama in fondo una cosa sola: i libri. E i libri lo circondano e lo proteggono, schierati come guerrieri sulle pareti della sua casa senza finestre. Esperto nell’arte del dubbio, Kien cela una fede incrollabile: per lui, «Dio è il passato» – e tutta la vita anela al «giorno in cui gli uomini sostituiranno ai propri sensi il ricordo e al tempo il passato». Fino a quel giorno, però, Kien, appena esce per strada, è perso nell’ignoto, diventa inerme e grottesco: di tutti i suoi tesori gli rimane soltanto l’illusoria corazza di un «carattere». Ma un «carattere» è anche la sua governante Therese. Maestosa nella sua lunga sottana blu inamidata, Therese raccoglie in sé le più raffinate essenze della meschinità umana. Anche lei è un essere autosufficiente, che diffida del mondo: la sua bassezza è rigorosa, conscia della propria dignità. Nella mente di Therese turbinano frasi sulle patate che sono sempre più care e sui giovani che sono sempre più screanzati. In quella di Kien rintoccano sentenze di Confucio. Ma qualcosa li accomuna nel profondo: una certa spaventosa coazione, il rifiuto di ammettere qualcos’altro nel loro mondo. Auto da fé racconta l’incrociarsi di queste due remote traiettorie e ciò che ne consegue – la minuziosa, feroce vendetta della vita su Kien, che aveva voluto eluderla con la stessa acribia con cui analizzava un testo antico. Una volta che Kien, perseguitato da Therese, ha messo piede nel regno proibito dei fatti, questi proliferano con fecondità demenziale e lo trascinano tra fetide bettole, il monte dei pegni e la guardiola di un portiere. Questo romanzo aspro, spigoloso, è traversato da una lacerante comicità, unica lingua franca in cui possa comunicarsi questa storia, prima di culminare nel riso di Kien mentre viene avvolto dalle fiamme, nel rogo della sua biblioteca.

  DAL TESTO – “Con cautela, per non profanare la sua cerimonia con rumori sgradevoli, si chiuse alle spalle la porta della stanza. Scivolò arditamente lungo gli scaffali e sfiorò con delicatezza il dorso dei libri. Teneva gli occhi ben spalancati perché non si richiudessero com'era ormai loro abitudine. Lo colse una vertigine, per la gioia e il tardivo ricongiungimento. Nella commozione dei primi istanti pronunciò parole impreviste e irragionevoli. Lui era sicuro, disse, della loro fedeltà. Erano tutti a casa loro. Avevano mostrato di avere carattere. Lui li amava. Li pregava di non volergliene. Certo avevano il diritto di sentirsi offesi. Voleva assicurarsi della loro presenza col ruvido contatto delle mani. Degli occhi soltanto non si fidava più, da quando li adoperava in tanti modi diversi. Era una cosa che diceva solo a loro, a loro diceva tutto. Loro sapevano mantenere un segreto. Lui dubitava dei suoi occhi. Dubitava di tante cose. I suoi nemici avrebbero goduto di quei suoi dubbi. Aveva molti nemici. Nomi non ne voleva fare. Perché quello era un gran giorno del Signore, e lui voleva perdonare. Reintegrato nei suoi diritti, quel giorno voleva amare.
  “Quanto più si allungava la fila dei libri passati in rassegna, quanto più integra e compatta si ergeva davanti ai suoi occhi la vecchia biblioteca, tanto più ridicoli gli apparivano i suoi nemici. Come potevano avere l'ardire di smembrare un corpo, un organismo vivente chiudendo delle porte? Ma i tormenti non avevano potuto niente contro di essa. Anche se l'avevano incatenata a tradimento, anche se l'avevano torturata per intere, terribili settimane, la biblioteca in realtà era tuttora invitta. Un'aria balsamica spirava tra le membra finalmente riunite di quell'unico corpo. Esse si rallegravano di trovarsi ricomposte e di nuovo legate tra loro. Il corpo respirava; anche il padrone del corpo respirò profondamente.”

  L’AUTORE – Elias Canetti è nato nel 1905 a Rustschuk, in Bulgaria, da una famiglia ebraica di lingua spagnola ed è vissuto lungamente a Vienna e poi a Londra e Zurigo, dove è morto nel 1994. Nel 1981 gli è stato attribuito il Premio Nobel per la letteratura. Elaborato fra il 1930 e il 1931, Auto da fé, primo libro di Canetti, apparve a Vienna nel 1935. Di Canetti sono uscite presso Adelphi anche le seguenti opere: Potere e sopravvivenza (1974), La provincia dell'uomo (1978), La lingua salvata (1980), Massa e potere (1981), Il frutto del fuoco (1982), Le voci di Marrakech (1983), La coscienza delle parole (1984), Il gioco degli occhi (1985), Il cuore segreto dell'orologio (1987), La tortura delle mosche (1993), Il Testimone auricolare (1995), La rapidità dello spirito (1996), Un regno di matite (2003) e Party sotto le bombe (2005).

  INDICE DELL’OPERA - I. Una testa senza mondo (La passeggiata - Il mistero - Confucio pronubo - La conchiglia - Mobili accecanti - Signora carissima – Mobilitazione - La morte - La malattia - Giovane amore - Giuda e il Salvatore - Un milione in eredità – Bastonate – Pietrificato) - II. Un mondo senza testa (Il paradiso ideale - La gobba - La grande pietà - Quattro e il loro futuro - Rivelazioni - Morta di fame - L'adempimento - Il ladro - Proprietà privata - Una mezza porzione) - III. Il mondo nella testa (Il buon padre – Pantaloni - Un manicomio - Vie traverse - L'astuto Ulisse - Il gallo rosso) - Il mio primo libro: Auto da fé