Storia delle origini del fascismo. III Stampa E-mail

Roberto Vivarelli

Storia delle origini del fascismo
III. L'Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma

il Mulino, pagg.548, € 36,00

 

vivarelli_origini3  IL LIBRO – A lungo si è considerato il fascismo come il prodotto della crisi europea successiva alla grande guerra. In questa sua fondamentale opera Vivarelli rilegge invece la storia dell’Italia postunitaria mostrando che il fascismo è il frutto, non la causa, delle debolezze dello Stato liberale, incapace di gestire la propria trasformazione in Stato democratico dopo l’avvento del suffragio universale. Un fallimento le cui ragioni vanno ricercate indietro nel tempo, anche se fu effettivamente la guerra a creare le condizioni perché esso si manifestasse con effetti dirompenti. Orientato da tale ipotesi interpretativa e sorretto da una rigorosa documentazione, questo lavoro è molto più di una cronaca delle vicende italiane tra il 1918 e il 1922: al di là della guerra, infatti, il problema delle origini del fascismo trova qui la sua definizione nell’intero contesto della storia politica, istituzionale e sociale dell’Italia dopo l’Unità.

  DAL TESTO – “Ai fascisti non poteva piacere l'immagine che di essi si dava, di un movimento al servizio degli agrari e che, secondo una definizione di incerta attribuzione, che ebbe una qualche fortuna, lo squadrismo fosse presentato come «schiavismo agrario». All'interno stesso dei Fasci il troppo stretto rapporto con gli agrari aveva creato malumori diffusi. In parte, si trattava della inevitabile conseguenza della quanto meno ambigua identità, che in ragione della loro storia i Fasci mantenevano e che poteva far ritenere ugualmente legittima una collocazione di destra come di sinistra. Si pensi, ad esempio, al contrasto, a Torino, tra De Vecchi e Gioda. A questa ambigua identità, oltre che a più basse ragioni di rivalità personali, si dovettero allora come più tardi i tanti conflitti locali, che travagliarono la vita di molti Fasci, portando a scissioni, scioglimenti e successive ricostituzioni, che furono frequenti anche nei primi anni dopo la conquista del potere. Ma nell'immediato turbamento maggiore era dovuto proprio al risentimento di alcuni perché l'azione delle squadre fasciste di troppo appariva come protezione di interessi di classe. Di questo risentimento la manifestazione maggiore si ebbe a Ferrara, nella denuncia di Barbato Gattelli contro la politica di Balbo. Gattelli, che era una figura di rilievo, diede vita ad un suo giornale, «La Provincia di Ferrara», il cui primo numero uscì il 14 settembre 1921, e che conteneva un duro attacco contro l'orientamento politico del Fascio di Ferrara, accusato di aver trasformato il fascismo in una milizia al servizio degli agrari. Si unirono a Gattelli in questa sua campagna alcuni di coloro che del Fascio di Ferrara erano stati i fonda tori e che si richiamavano agli ideali delle origini, dai quali, sotto la guida di Balbo, il Fascio si sarebbe allontanato. Ma il caso di Ferrara, il più noto, certamente non fu il solo. Così, ad esempio, in quello stesso mese di settembre un esposto al c.c. dei Fasci di un folto gruppo di fascisti di Modena, denunciava la presenza tra i componenti del locale direttorio fascista del dottor Carlo Zuccoli, appartenente all'Associazione agraria, e di altri personaggi accusati «di soverchia tenerezza per i pescicani locali». Più tardi, il 29 aprile 1922, la federazione provinciale fascista di Padova scioglierà il Fascio di Pozzonuovo, perché «eminentemente agrario». Sono episodi, questi ed altri, indicativi dei diversi umori presenti tra le file dei Fasci e che mettono in luce come già allora i motivi che inducevano ciascuno ad aderire ai Fasci fossero assai diversi, perché assai cangiante l'immagine che questo movimento continuava a dare di sé.”

  L’AUTORE – Roberto Vivarelli è professore emerito alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove ha insegnato Storia contemporanea. Con il Mulino ha pubblicato Il fallimento del liberalismo. Studi sulle origini del fascismo (1981), La fine di una stagione. Memoria 1943-1945 (2000), I caratteri dell’età contemporanea (2005), Fascismo e storia d’Italia (2008).

  INDICE DELL’OPERA – Prefazione – Avvertenza - I. La reazione fascista (1. Una comunità divisa - 2. La rinascita dei Fasci - 3. Il trattato di Rapallo e l'eredità dell'interventismo - 4. Le elezioni amministrative e i fatti di Bologna - 5. Lo sviluppo del movimento fascista - 6. Giolitti e i Fasci) - II. La caduta di Giolitti (1. La fine dell'avventura fiumana - 2. I socialisti e Giolitti - 3. La guerra civile: geografia, obiettivi, metodi - 4. La guerra civile: interessi, sentimenti, propositi - 5. Le nuove elezioni politiche) - III. Il fascismo da movimento a partito (1. L'esordio di Mussolini alla camera - 2. La nazione di Mussolini - 3. La politica di Bonomi - 4. Il passo falso di Mussolini - 5. La marcia su Ravenna - 6. Il congresso di Roma) - IV. Il tramonto dello stato liberale (1. politica ed economia - 2. Il fascismo dopo il congresso - 3. Da Bonomi a Facta - 4. Mussolini e le attese dei Fasci - 5. L'inizio dell'offensiva fascista) - V. La vittoria di Mussolini (1. L'Alleanza del lavoro e il dilemma socialista – 2. Le tappe dell'offensiva fascista - 3. La nuova crisi di governo e lo sciopero generale - 4. La marcia su Roma: le premesse - 5. La marcia su Roma: l'esecuzione) – Epilogo – Appendice - Indice dei nomi