Come ho smesso di essere ebreo Stampa E-mail

Shlomo Sand

Come ho smesso di essere ebreo

Rizzoli, pagg.149, € 15,00

 

sand_ebreo  IL LIBRO – In gioventù, Shlomo Sand aveva fatto proprio l’impegno di Ilya Ehrenburg: avrebbe continuato a professarsi ebreo finché al mondo fosse rimasto anche un solo antisemita. Ma, forse proprio a causa dell’antisemitismo, l’identità ebraica ha subito una deformazione, è diventata una sorta di essenza eterna (perfino genetica, secondo gli scienziati sionisti) fino a trasformarsi nell’alibi per una politica aggressiva e autoritaria: così Israele è una democrazia che discrimina i suoi cittadini in base alla religione, visto che i non ebrei non godono degli stessi diritti degli ebrei, i matrimoni misti sono mal tollerati e la società è “una tra le più razziste del mondo occidentale”. Come può allora “chi non è religioso ma umanista, democratico e dotato di un minimo di onestà, continuare a definirsi ebreo?” La risposta è un attacco al cuore di Israele, ma anche un incontro doloroso dell’autore con la propria storia, una riflessione profonda e culturalmente articolata sul senso di un’identità tormentata e sempre in bilico. Mettere in discussione i concetti chiave e le fondamenta del nostro sistema di pensiero è molto più difficile che orientarsi in base a pregiudizi e a frasi fatte, spiega Sand, ma è solo attraverso la voragine di dubbi e perplessità che si apre sotto i nostri piedi quando facciamo i conti con le logiche sotterranee del nostro passato che il futuro inizia a compiersi: “Sono figlio di ebrei sopravvissuti all’inferno europeo degli anni quaranta senza mai smettere di sognare una vita migliore: l’arcangelo della storia che ci fissa con occhi sconvolti non mi permette di rinunciare, di perdere la speranza”.

  DAL TESTO – “I modi in cui lo Stato di Israele definisce l'«ebraicità» sono ingannevoli e improntati a una malafede piena di arroganza. Nei giorni in cui scrivo queste righe, alcuni lavoratori immigrati giunti in Israele in circostanze disperate, padri e madri di bambini nati e cresciuti sul suolo israeliano, si sono visti respingere senza alcuna spiegazione la domanda di conversione all'ebraismo da loro inoltrata al gran rabbinato. Per quale motivo? «Il loro desiderio di entrare a far parte della "nazione ebraica" appare dettato dal desiderio di non essere costretti a ritornare nell'inferno da cui sono fuggiti, non da una sincera adesione a una fede religiosa che riconosce gli ebrei come il "popolo eletto" di Dio».
  “Molti dei miei studenti sono di origine palestinese, ma parlano correntemente l'ebraico e a norma di legge dovrebbero essere considerati israeliani a tutti gli effetti. Eppure sui registri del ministero degli Interni risultano censiti una volta per tutte come «arabi», e non come «israeliani». Quel contrassegno identitario non ha nulla a che vedere con una libera scelta soggettiva: è un giudizio calato dall'alto, e non è in loro potere modificarlo. Immaginate la levata di scudi in Francia, negli Stati Uniti, in Italia, in Germania o in qualunque altra democrazia liberale se un giorno le autorità imponessero a chi si riconosce come ebreo di farlo scrivere sulla carta d'identità, per non parlare di un ipotetico censimento nazionale condotto con simili criteri!
  “Se per certi versi è comprensibile che la risoluzione Onu del 1947, segnata dal trauma dell'Olocausto, disponesse la creazione di uno «stato ebraico» e di un vicino «stato arabo» (che peraltro non esiste ancora), continuare a esprimersi in questi termini nel ventunesimo secolo è un anacronismo incongruo e per giunta pericoloso. Il 25 per cento della popolazione israeliana (per un quinto di origine araba) non è costituito da ebrei giuridicamente intesi. Questo significa che la denominazione «ebreo», a differenza di un'ipotetica cittadinanza «israeliana», esclude deliberatamente i non ebrei da quel corpo civico che lo stato, per sua intrinseca vocazione, dovrebbe esprimere e rappresentare. Non solo è un ordinamento antidemocratico: è una scelta che mette a repentaglio resistenza stessa di Israele.”

  L’AUTORE – Shlomo Sand è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Tel Aviv. Formatosi in Israele e in Francia, è specializzato in Storia dell’Europa occidentale. L’invenzione del popolo ebraico, la sua opera più discussa, è stata tradotta in inglese, francese, russo e arabo.

   INDICE DELL’OPERA – 1. Per venire subito al dunque - 2. L'identità non è un cappello - 3. Esiste una cultura ebraica laica? - 4. Sofferenza e lunga durata - 5. Immigrazione e giudeofobia - 6. Ebrei dell'Est ed ebrei d'Oriente - 7. Il basto vuoto e il basto carico - 8. Ricordare tutte le vittime - 9. Riposarsi dopo aver ammazzato un turco - 10. Chi è ebreo in Israele? - 11. Che cos'è un ebreo in «diaspora»? - 12. Uscire dal club esclusivo