Gli arcieri e la guerra nel Medioevo Stampa E-mail

Giovanni Amatuccio

Gli arcieri e la guerra nel Medioevo
Bisanzio, Islam, Europa

Greentime, pagg.240, € 14,00

 

amatuccio_arcieri  IL LIBRO – Attraverso un'attenta disamina delle fonti, il libro traccia una storia degli arcieri e del tiro con l'arco nelle tre grandi civiltà del Medioevo euromediterraneo: latino-cristiana, greco-bizantina e arabo-islamica. In esso si esaminano le problematiche legate all'impiego dell'arma negli scenari bellici del tempo e alle tecniche costruttive adoperate, analizzando il ruolo degli arcieri nelle rispettive civiltà, la considerazione nella quale erano tenuti e come venivano utilizzati nei rispettivi eserciti. Il periodo preso in esame va all'incirca dal V al XVI secolo, vale a dire dalle esperienze delle armate tardo-imperiali e bizantine, fino all'ultimo acceso dibattito sviluppatosi in Inghilterra nel '500-'600 sulla necessità o meno di abbandonare l'uso dell'arco a favore di quello del moschetto.
  Il testo si presenta diviso in tre parti, ognuna riguardante una civiltà: Bisanzio con i suoi arcieri a cavallo, il mondo musulmano con le sue grandi tradizioni religiose e letterarie sull'arco, gli arcieri inglesi con i loro longbows. Una particolare attenzione è dedicata alla realtà italiana, caratterizzata dalle esperienze delle milizie comunali e degli arcieri saraceni del Regno di Sicilia.
  Dal confronto delle tradizioni dei vari popoli, emerge uno spaccato di storia della tecnologia e di storia della mentalità legato alle vicende di un'arma primordiale che affascina ancora l'immaginario moderno.

  DAL TESTO – “Nei secoli centrali del Medioevo l'arco fu ampiamente usato da tutti i popoli della cristianità, ma con le differenze e le eccezioni che andremo ad analizzare, soprattutto in relazione alla diffusione sempre più massiccia dell'uso della balestra. Uno degli esempi più conosciuti e meglio documentati dell'uso degli arcieri e del loro impiego tattico in questo periodo è costituito sicuramente dalla battaglia di Hastings, combattuta nel 1066 in Inghilterra dagli Anglo-Sassoni del re Aroldo contro un esercito d'invasione franco-normanno guidato da Guglielmo il Conquistatore. La battaglia, ben documentata dalle fonti scritte e dall'eccezionale testimonianza rappresentata dall'arazzo di Bayeux, vide il prevalere delle truppe franco-normanne, costituite in buona parte di cavalleria e arcieri, sull'esercito sassone composto quasi esclusivamente da fanti appiedati. Questi ultimi combatterono trincerati dietro un muro di scudi, occupando una posizione sopraelevata difficilmente espugnabile. Le prime cariche frontali della cavalleria normanna non riuscirono, chiaramente, ad aprire brecce nel muro di scudi e vennero più volte respinte. A quel punto gli arcieri svolsero un ruolo importante nell'indebolire, con continue salve di frecce, la compattezza dei Sassoni; i cavalieri normanni usando poi la tattica della finta ritirata, riuscirono a sfaldare il muro di scudi nemico, finché ne ebbero ragione.
  “Raramente, nei secoli centrali del Medioevo, si registrò un analogo massiccio e determinante impiego di arcieri in battaglie campali; innanzitutto perché, in fin dei conti, di battaglie campali ce ne erano poche. Prevaleva infatti la guerra d'assedio e gli scontri di piccole proporzioni, che nascevano nel corso di scorrerie o di operazioni tese a portare il blocco a roccaforti e città o, viceversa, a toglierli; così come frequenti erano le scaramucce e le imboscate. A titolo di esempio riporto qui un episodio tratto dalla storia italiana, che rende bene l'idea del ruolo che gli arcieri avevano in questo tipo di operazioni tese a ostacolare o viceversa a favorire il movimento delle truppe dirette verso l'assedio di città e castelli. Il 17 luglio del 1137 truppe tedesche sono inviate dall'imperatore Lotario III all'assedio di Salerno (fedele al re normanno Ruggero II) , ma non riescono a raggiungerla a causa degli arcieri che bloccavano uno stretto passaggio in una località non meglio identificata. L'imperatore chiede allora l'aiuto dei Pisani, i quali gli inviano 500 loro arcieri al fine di stanare gli arcieri nemici e sbloccare il passo.”

  L’AUTORE – Giovanni Amatuccio è dottore di ricerca in Storia Medievale. Vive a Salerno dove lavora presso la Soprintendenza per i Beni Culturali. Collabora con la cattedra di Storia Medievale dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretta dal prof. Errico Cuozzo. I suoi interessi sono rivolti allo studio dell'organizzazione militare nel Medioevo, con particolare attenzione alla storia dell'arciera mediterranea. In tali campi ha pubblicato vari saggi e numerosi articoli su riviste specializzate italiane e straniere. Tra gli altri: Arcieri e balestrieri nella storia militare del Mezzogiorno medievale, in "Rassegna Storica Salernitana", 24 (1995); La caccia con l'arco nel Medioevo. De Arte Bersandi (Bologna, 2001); Mirabiliter pugnaverunt. L'esercito del Regno di Sicilia al tempo di Federico II (Napoli, 2003). Partecipa a strutture e gruppi di ricerca legati all'Archeologia Sperimentale intesa come attività d’indagine scientifica e di divulgazione della storia antica e medievale. In questo campo ha contribuito alla realizzazione di ricerche e iniziative per università e altri enti pubblici.

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Franco Cardini - Premessa - Capitolo I. Prima del Medioevo: preistoria e mondo antico (Le origini - L'antichità – Note) - Capitolo II. Tardo Impero e Bizantini (La storia - Le fonti - Armi ed equipaggiamento - Tattica e schieramento - Addestramento e tecnica – Note) - Capitolo III. Gli arcieri dell'Islam (La storia - Le fonti - Aspetti religiosi - Armi ed equipaggiamento - Tecnica di tiro e addestramento – Note) - Capitolo IV. L'Europa cristiana (Arcieri e cavalieri - La storia - Armi ed equipaggiamento - I trattati: addestramento e tecnica – Note) - Capitolo V. Qualche conclusione (La questione tecnologica - Mentalità e aspetti sociali – Note) - Bibliografia - Fonti