Il Commissario Luigi Calabresi, Medaglia d'Oro Stampa E-mail

Luciano Garibaldi

Gli anni spezzati
Il Commissario
Luigi Calabresi, Medaglia d'Oro

Edizioni Ares, pagg.216, € 14,80

 

garibaldi_commissario  IL LIBRO – “Garibaldi seguì negli anni la vicenda Calabresi con passione civile e rigore di cronista, ne fece una battaglia di principio e di verità storica. Anche grazie a testimonianze come la sua, a Calabresi fu data dal presidente Ciampi, con trentadue anni di ritardo, la medaglia d’oro al valor civile. Un riconoscimento postumo, assai postumo, che si insinuava come una piccola parentesi nel fiume di parole, interventi, pressioni per la grazia a Sofri e Bompressi. Nell’immaginario collettivo del Paese, i martiri erano diventati loro, non Calabresi.
  “La vicenda Calabresi resta una ferita profonda nella storia civile ma anche culturale del nostro Paese. Non possiamo dimenticare che si mobilitarono contro di lui, in un famigerato manifesto, i quattro quinti della cultura e dell’intellighentia italiana. Ottocento firmatari, l’intero establishment culturale, accademico, editoriale e giornalistico italiano, tuttora in auge, si schierarono contro di lui, lo squalificarono, lo delegittimarono. Non dirò che gettarono le basi per il suo assassinio, ma crearono comunque un clima di ostilità che fu alle origini di quel delitto.
  “Garibaldi ripercorre in modo appassionato e incalzante, attento ai dettagli e alle sfumature, la vicenda Calabresi, preceduta dal caso Pinelli – che Garibaldi tratta col rispetto che merita – e dal caso Valpreda, con rimandi alla vicenda Tortora e al sequestro Sossi, per poi tuffarsi in quel tunnel misterioso delle stragi senza volto e senza mandante che restano come un macigno sulla coscienza civile e nella memoria divisa del nostro Paese». (Dalla Prefazione di Marcello Veneziani)

  DAL TESTO – “Ma ci fu una persona che non lo lasciò mai solo. L'unico giornalista che gli fu accanto per tutta la durata del processo, sfidando l'ostilità e, in un caso, addirittura la violenza degli estremisti, che lo aggredirono e lo presero a botte; fu Enzo Tortora. In quegli anni il famoso e popolare presentatore televisivo era «in castigo». Era stato emarginato dalla Rai dopo avere espresso critiche contro la politicizzazione dei programmi, ma aveva trovato subito lavoro come inviato speciale dei quotidiani «Il Resto del Carlino» di Bologna e «La Nazione» di Firenze. In tale veste, era stato incaricato di seguire le vicende legate alla persecuzione della sinistra contro il commissario Calabresi. Tortora si era subito reso conto che Calabresi - un cristiano fervente e praticante - era l'uomo più alieno di questo mondo da ogni forma di violenza, per cui era al tempo stesso vittima degli eversori pseudo-rivoluzionari di sinistra, e dello Stato che non lo proteggeva abbastanza. Le corrispondenze di Tortora erano decisamente controcorrente ed egli non mancava di esortare Calabresi a restare sereno e ad aver fiducia nella giustizia, esortazione, quest'ultima, particolarmente amara se si tiene a mente l'autentica persecuzione giudiziaria di cui il famoso giornalista e divo della televisione resterà vittima nel 1983. In quel periodo, Tortora aveva «rotto» con la Tv di Stato, che non gli garantiva più la libertà di cui aveva sempre goduto, ed era stato assunto dall'editore Monti, in attesa di un incarico di prestigio alla Tv svizzera. I suoi sentimenti nei confronti di Luigi Calabresi emergono in tutta la loro nobiltà nel brano che si pubblica tra i documenti in appendice di questo volume.”

  L’AUTORE – Luciano Garibaldi (Roma, 1936) è giornalista professionista dal 1957; dal 1958 al 1968 è stato collaboratore del settimanale Tempo. Nel 1964 ha pubblicato a puntate, su diversi quotidiani nazionali, una ricostruzione storica dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, realizzata intervistando i superstiti di quell'evento. Nel 1968 entra in Cecoslovacchia, primo giornalista italiano, il giorno seguente all’invasione sovietica. Dal 1969 è inviato speciale del settimanale Gente. Nel 1974 è assunto dal Giornale di Indro Montanelli. Caporedattore centrale di Gente nel 1976, nel 1984 ha ricoperto lo stesso ruolo nel quotidiano La Notte. Dal 1986 al 1994 ha collaborato alla terza pagina di Avvenire; tra il 1992 e il 1995 è stato editorialista de L'Indipendente e poi del Giornale. Attualmente collabora con le riviste Studi Cattolici, Il Timone e Storia in Rete, oltre a dirigere il periodico «MIX Magazine, la rivista dei Cinque Sensi». Ha pubblicato numerosi libri dedicati alla storia d'Italia contemporanea, ai personaggi e alle guerre del Novecento. Alcuni suoi libri sono stati tradotti in otto lingue, tra cui il cinese.

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Marcello Veneziani – Premessa. Perché questo libro - Capitolo I. La giovinezza - Capitolo II. A Milano - Capitolo III. Dalle bombe alle BR - Capitolo IV. Caccia agli anarchici - Capitolo V. Due tragedie - Capitolo VI. I mandanti (im)morali - Capitolo VII. Il processo - Capitolo VIII. Due colpi alla schiena, uno alla nuca – Capitolo IX. «Dieci italiani sanno chi ha ucciso Calabresi» - Appendice & documenti (La parola alla vedova – La requisitoria Gresti - Enzo Tortora: «Il mio amico Calabresi» - Una sentenza presto dimenticata - Piazza Fontana: strage di un romanzo - Mandanti morali - Come si può manipolare la verità) - Cronologia - Bibliografia Indice dei nomi