Come parlare di Dio oggi? Stampa E-mail

Fabrice Hadjadj

Come parlare di Dio oggi?
Anti-manuale di evangelizzazione


Edizioni Messaggero – Padova, pagg.180, € 13,00

 

hadjadj comeparlare  IL LIBRO – Dio non è argomento di conversazione come possono esserlo il calcio e la moda. Quale linguaggio usare, allora, quando si parla di Lui? La risposta che si ricava dalle pagine di questo libro è realistica e provocatoria: nessuno ha la ricetta per la nuova evangelizzazione, così come nessuno può pretendere di esaurire con parole umane il mistero infinito di Dio. Quando si parla di Lui, si diventa rossi in faccia e si prova imbarazzo di fronte a un compito che supera le forze umane, ma proprio nel momento in cui gli evangelizzatori riconoscono questo limite gli uomini hanno l'occasione di scoprire un Dio che è presente ovunque, in ogni realtà umana, nella bellezza di un corpo o di un tramonto come nel buco dei maccheroni. Per intravedere la Sua presenza, dunque, bisogna chinarsi e silenziare le parole umane.

  DAL TESTO – "Prima della mia conversione, devo confessarlo, odiavo questa parola. Quando qualcuno diceva «Dio», mi sembrava che mettesse fine a qualsiasi discussione. Aveva introdotto con l'imbroglio un altro jolly nel mazzo di carte. Era un abracadabra, una formula magica e mi verrebbe da dire addirittura una «soluzione finale», con tutto ciò che può comportare di terrorizzante un'espressione del genere. Una soluzione finale all'interno di una discussione che, d'un tratto, veniva soffocata da questa parola grossa e massiccia.
  "La mia conversione consistette dapprima in una conversione di vocabolario. All'epoca del mio ateismo ero obbligato a confessare un mistero dell'esistenza. Pensavo tuttavia che la parola «Dio» non avesse nulla a che vedere con tale mistero, che fosse addirittura un modo per evitarlo. Avevo la pretesa di spiegarne l'esistenza nel lessico, sforzandomi di svicolare così: negazione della morte, volontà di potenza, fuga nell'aldilà, sublimazione nevrotica del «papà/mamma, aiuto!»...
  "Cos'è accaduto oggi? Sono stato corretto riguardo a tale controsenso. Questa parola non suona più ai miei orecchi come un tappabuchi, ma come un apri-abisso. È probabile che alcuni la usino come tappabuchi (credenti o meno, d'altronde). Non la capiscono affatto, allora. Non ne sentono, per così dire, la musica. Perché il significante «Dio» non discende da un desiderio di soluzione finale: viene dal riconoscimento di un'assenza irrecuperabile. Non sorge tanto come risposta quanto come chiamata. Dà il nome all'evidenza di ciò che mi sfugge, all'esigenza di ciò che mi supera.
  "Lo ricordo spesso ai seminaristi: «Quando siete in missione di evangelizzazione e una persona vi dichiara: "Io non credo in Dio", state attenti, non saltategli addosso dicendo: "Ma sì, bisogna credere in Dio!", perché magari non ci credete neppure voi al "Dio" di cui sta parlando lui! Chiedetegli prima cosa intende con quella parola. E chiedetevi se vi siete mai accorti della vertigine che porta con sé»."

  L'AUTORE – Fabrice Hadjadj (Nanterre 1971), saggista, filosofo e drammaturgo francese, figlio di genitori ebrei di origini tunisine. Dal 2012 è direttore di Philanthropos, l'Istituto europeo di studi antropologici a Bourguillon, Fribourg (Svizzera). Collabora regolarmente a «Figaro littéraire», «Artpress», «Panorama» mensile di spiritualità e «Prier». Autore di numerosi libri, molti tradotti in italiano: «Farcela con la morte. Anti-metodo per vivere» (Cittadella, Assisi 2009), «Mistica della carne. La profondità dei sessi» (Medusa, Milano 2009), «La fede dei demoni. Ovvero il superamento dell'ateismo» (Marietti, Genova 2010), «Il paradiso alla porta» (Lindau, Torino 2013) e con Thaddée Matura «L'utopia di Francesco d'Assisi» (EMP, Padova 2013).

  INDICE DELL'OPERA – Avvertenza - Aggancio (o intralcio?) – Introduzione. L'interrogativo interrogato (Perché «come»? - Parlare a chi? - Le circostanze di tempo) - Parlare dell'ineffabile (La parola «Dio» - Sulle labbra del fondamentalista come dell'ateo - Nei gesti dell'agnostico come dell'anonimo - Ancora uno sforzo: tentativo di ateismo in buona fede, seguito da un saggio di fondamentalismo radicale - Contro l'Essere supremo, una questione metafisica fondamentale) - Cosa vuol dire parlare? (Tentare di arrivare dove già stiamo di casa - La comunicazione rende sordi - Chiamare le cose per nome - Tra l'ineffabile e l'indicibile: la preghiera e il canto) – Interludio. L'annuncio e il malinteso (Imparare da ogni uomo - Al cuore del nemico) - Ma perché Dio non si fa il lavoro da solo? Perché lo lascia fare a dei clown? (Entrate clownesche - Un incontro non programmabile - Che urgenza e che necessità? - Il dono di una discrezione - Da persona a persona) - Il bell'oggi (Del perché non è mai stato meglio, né peggio - Dopo Auschwitz e Hiroshima - La fine della durata umana - Misologia contemporanea: sarcasmo, neolingua, grido primario e fatwa - Predicare la salvezza del tipo losco) – Conclusione. Per non concludere (Riuscire a balbettare - Il linguaggio della croce)