Il ritorno di un re Stampa E-mail

William Darlymple

Il ritorno di un re

Adelphi Edizioni, pagg.663, € 34,00

 

darlymple ritorno  IL LIBRO – Nel 1839 un'armata britannica di quasi ventimila uomini invade l'Afghanistan per insediare sul trono del paese un sovrano fantoccio, Shah Shuja, e contrastare così la temuta espansione russa in Asia Centrale: è l'inizio del Grande Gioco, la sanguinosa partita a scacchi tra potenze coloniali europee per il controllo della regione, immortalata da Kipling in Kim. Ma è anche il primo fallimentare coinvolgimento militare dell'Occidente in Afghanistan. Meno di tre anni dopo, il jihad delle tribù afghane guidate dal re spodestato, Dost Mohammad, costringe gli inglesi a una caotica ritirata invernale attraverso i gelidi passi dell'Hindu Kush. Soltanto una manciata di uomini e donne sopravvivrà al freddo, alla fame, e ai micidiali jezail afghani. L'impero più potente al mondo era stato umiliato. Attingendo a fonti storiche in persiano, russo e urdu sino a oggi sconosciute – compresa l'autobiografia di Shah Shuja, la cui tragica figura rappresenta il vero fulcro del libro – nonché ai diari e alle lettere dei protagonisti inglesi dell'invasione, Dalrymple racconta una vicenda insieme drammatica e farsesca, popolata di personaggi affascinanti e crudeli, incompetenti e geniali, eroici e boriosi. E la racconta in maniera trascinante, senza tuttavia farci mai dimenticare quanto quegli eventi – le antiche rivalità tribali sullo sfondo di territori inaccessibili e inospitali, gli errori strategici che portarono al massacro dell'armata britannica – risuonino, ancora oggi, come un monito.

  DAL TESTO – "Più guardavo e più mi sembrava che la prima disastrosa intromissione dell'Occidente in Afghanistan contenesse echi distinti delle avventure neocoloniali dei giorni nostri. Anche la guerra del 1839 era stata dichiarata sulla base di informazioni falsificate in merito a una minaccia pressoché inesistente: la notizia di un singolo inviato russo a Kabul fu ingigantita e manipolata da un gruppo di falchi ambiziosi e ideologizzati per agitare uno spauracchio – in quel caso, una fantomatica invasione della Russia... Mi resi conto che i parallelismi tra le due invasioni non erano solo aneddotici, bensì sostanziali. Centosettant'anni dopo, le stesse rivalità tribali, le stesse battaglie si consumavano negli stessi luoghi all'ombra di nuove bandiere, nuove ideologie e nuovi burattinai. Le stesse città erano presidiate da truppe straniere che parlavano la stessa lingua, e subivano attacchi dalle stesse colline circostanti e dagli stessi alti passi.
  "In entrambi i casi gli invasori pensavano di venire, cambiare il regime e andarsene in un paio d'anni. In entrambi i casi invece non sono riusciti a evitare di restare invischiati in un conflitto assai più ampio."

  L'AUTORE – William Dalrymple, nato in Scozia nel 1965 e formatosi come storico a Cambridge, vive nella sua fattoria a Mehrauli, presso Nuova Delhi. Ha scritto libri sui regni tuttora misteriosi dell'Asia Centrale ("In Xanadu", 1989), sulle sopravvivenze del mondo bizantino ("From the Holy Mouruain", 1997) e, naturalmente, sull'India ("The Last Mughal", 2006). Di lui Adelphi ha pubblicato "Nove vite" (2011).

  INDICE DELL'OPERA – Carte geografiche - Dramatis personae - I Sadozai – I Barakzai – Ringraziamenti - 1. Una terra difficile da governare - 2. Una mente instabile - 3. Il Grande Gioco ha inizio - 4. La bocca dell'inferno - 5. Il vessillo della guerra santa - 6. Abbiamo fallito per ignoranza - 7. La fine di ogni ordine - 8. Il lamento delle trombe - 9. La morte di un re - 10. Una guerra sconsiderata - Nota dell'autore - Note