La politica fiscale nell'età giolittiana Stampa E-mail

Gianni Marongiu

La politica fiscale nell'età giolittiana

Leo S. Olschki editore, pagg.XX-530, € 49,00

 

marongiu giolittiana  IL LIBRO – Con un tono generalmente minimale, si scrive che, dopo la bocciatura del progetto 'Wollemborg' (1901), la promessa riforma democratica dell'ordinamento tributario si ridusse «ad alleviare certi carichi onerosi e ingiusti sulle classi meno abbienti»,
  Per la verità anche per queste misure si dovettero superare forti resistenze così come per le altre scelte: lo sgravio dei Comuni da tante spese obbligatorie imposte loro per decenni, la municipalizzazione dei più importanti servizi pubblici, la istituzione della moderna imposta sugli incrementi di valore delle aree fabbricabili, la valorizzazione dell'imposta comunale di famiglia, una tassa personale e progressiva che dal 1868 aveva sempre condotto una vita stentata, e nel 1902, sull'esempio delle recenti riforme della Gran Bretagna e della Francia, l'introduzione della progressività anche nella tassazione delle trasmissioni 'mortis causa'.
  Erano passi importanti nell'attuazione dello spirito dell' art.25 dello Statuto, a lungo mortificato anche perché specifiche provvidenze fiscali interessarono quella parte dell'Italia che una autorevole letteratura aveva già portato alla generale attenzione ma senza alcun riscontro pratico.

  DAL TESTO – "[...] l'Italia, sotto il profilo fiscale, nel 1914, era ben diversa da quella che Zanardelli e Giolitti avevano ereditato, perché tutte le diverse tipologie di tributi erano utilizzate senza alcun tabù, perché ne erano state inventate di nuove e moderne e molte di esse erano applicate con una maggiore equità.
  "L'ordinamento tributario era, quindi, più equilibrato e questo importante risultato era il frutto di un consenso voluto e ricercato all'interno delle istituzioni rappresentative della volontà popolare.
  "La stessa introduzione del suffragio universale (maschile), favorendo la nascita di partiti di massa, poteva contribuire a rompere quella sorta di circolo vizioso (più volte denunciato) per il quale una comunità eleggeva al Parlamento un proprio deputato, anche con l'aspettativa di ottenere determinati vantaggi, ma essendo la rielezione subordinata anche all'appoggio dell'autorevole prefetto, il governo poteva ottenere l'appoggio di un deputato in più.
  "Di contro, aumentando il ruolo dei grandi partiti, anche in periferia, e diminuendo quindi quello del prefetto, in prospettiva avrebbe potuto accrescersi non solo l'autonomia formale ma lo stesso potere locale inteso come possibilità di decidere con le proprie forze sulle scelte delle diverse comunità. Il che è come dire che era stata recuperata l'ispirazione democratica sottesa, pur tra luci e ombre, a una parte importante della pregressa vita politica italiana perché, senza questo recupero, non si comprenderebbe la connotazione liberal-democratica che lo stesso liberalismo italiano assunse a cominciare proprio da Giovanni Giolitti."

  L'AUTORE – Gianni Marongiu, oggi professore emerito dell'Università di Genova, ha insegnato per quaranta anni «Diritto tributario» a Trieste, a Genova e alla Bocconi. Agli studi giuridici ha sempre accompagnato l'interesse per la storia del fisco dell'Italia unita, non limitandosi ad analizzare la disciplina sotto il profilo esegetico e tecnico-professionale, ma considerando il ruolo centrale dei tributi nel misurare l'equità degli assetti socio-economici, il consenso alle istituzioni e l'equilibrio tra i fini proclamati e i mezzi predisposti. Una migliore conoscenza di questa storia e dell'impegno profuso dalle diverse generazioni, può contribuire a irrobustire una coscienza fiscale, oggi in Italia molto flebile.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I. La devozione antica e profonda per la monarchia liberale e per lo Statuto (1. La fine della crisi delle libertà - 2. Le elezioni del giugno del 1900 e lo scacco del dilemma posto da Pelloux: ordine o disordine - 3. La tutela dell'ortodossia statutaria: il governo Saracco - 4. Il nuovo secolo tra la 'tregua di Dio' invocata nel 'Quid Agendum' di Sonnino – 5. ...e il programma liberale di Giolitti - 6. Lo sbocco politico della crisi: il governo Zanardelli - 7. La 'devozione antica e profonda per la monarchia liberale' e per le guarentigie individuali e collettive sancite dallo Statuto - 8. La difesa del prestigio e del ruolo del Parlamento e del governo - 9. Giolitti, l'invocato interprete di un programma innovativo - 10. Il partito socialista e la 'logomachia delle tendenze' - 11. Le voci e la forza dell'opposizione conservatrice e la replica giolittiana sul ruolo di garanzia del Parlamento e della monarchia - 12. Un governo tutore delle libertà e quindi anche di quelle di sciopero e di lavoro: la approvazione, nel 1901, del bilancio degli interni da parte dei socialisti - 13. Una più ampia tutela del lavoro alla luce di un concreto liberalismo - 14. Una maggiore protezione anche degli emigranti divenuti 'quasi cittadini' e confermatisi fragili contribuenti di cospicue risorse) - II. La riforma dei tributi tra l'ancora recente immobilismo e un rinnovato interesse per l'Europa (1. Le priorità programmatiche: uno sguardo alla immodificata struttura del sistema tributario statale... - 2 ...e alla compressa finanza locale - 3. Una necessaria precisazione sul ruolo anche della imposizione indiretta - 4. La pesante eredità di un ordinamento fiscale non riformato, stretto tra la nozione del tributo come esplicitazione del solo rapporto di sudditanza – 5. ...e lo scarso fascino dei principi statutari - 6. La difesa dell'integrità dello Statuto nella prospettiva di Zanardelli e di Giolitti - 7. Le dichiarazioni fiscali di Zanardelli e la indicazione, nuova, di un maggior onere per le classi agiate - 8. Una puntualizzazione sulle contrapposte ipotesi di imposte progressive - 9. I modelli stranieri: dall''income tax' inglese alle imposte 'sintomatiche' francesi e al novellato sistema fiscale tedesco - 10. Le iniziative del ministro delle finanze Wollemborg: un complesso disegno di riforma dei tributi erariali e locali - 11. Il loro abbandono e l'asserito tramonto di una 'fìscalità democratica' - 12. Alcuni importanti rilievi critici al progetto non ascrivibili né a pregiudizi ideologici e culturali né a resistenze conservatrici - 13. Segue: l'incompleta disciplina dei modelli accertativi - 14. La centralità della progettata (da Wollemborg) imposta personale e progressiva e la ragione delle preoccupazioni anche alla luce delle esperienze prussiana e austriaca - 15. La necessaria convivenza dei principi fiscali di proporzionalità e di progressività e le incertezze definitorie e programmatiche anche all'interno del movimento socialista - 16. Il solitario e innovativo progetto di Ivanoe Bonomi - 17. L'impatto della descritta progettualità su un tenace oppositore: la proposta di Sidney Sonnino - 18. Ancora uno sguardo all'Europa e l'influenza delle esperienze inglese e francese sulle trasmissioni "mortis causa" - 19. L'applicazione del principio di progressività all'imposta di successione: la riforma del 1902) - III. L'incidenza dell'approccio riformistico sulla fiscalità comunale e sulle diverse realtà locali e regionali (1. Le ancora recenti resistenze alla detassazione dei consumi più popolari - 2. Il loro superamento: la graduale abolizione del 'dazio' comunale sui farinacei e la riduzione dei Comuni 'chiusi' (1902) - 3. La mozione dell'opposizione agraria sul 'Mezzogiorno' - 4. La innovativa progettualità del governo Zanardelli: un 'delitto di lesa maestà' contro la tradizionale normativa unitaria? - 5. Il viaggio del presidente del Consiglio in Basilicata - 6. La rinnovata attenzione di Giolitti per le città e i progetti del movimento comunale - 7. La municipalizzazione dei servizi pubblici - 8. Le ripetute fibrillazioni all'interno del partito socialista tra l'evoluzionismo riformistico e il volontarismo rivoluzionario - 9. Le ferme precisazioni di Zanardelli sulla impossibilità di ridurre le spese militari - 10. La primavera del 1903, le nuove tensioni ingenerate dalla 'questione ferroviaria': il passaggio del socialisti alla opposizione - 11. Le manifestazioni irredentistiche e i segni di irrequietezza di Giolitti: le sue dimissioni da ministro degli Interni (11 giugno) e la fine politica e fisica di Zanardelli - 12. Il secondo governo Giolitti: la sua novità, pur nella assenza di ministri socialisti e radicali - 13. Il difficile avvio e l'enunciazione di un programma di riforme, tutte attuate, nel solco della politica interna di libertà - 14. I provvedimenti per la Basilicata - 15. La cancellazione di vecchie discriminazioni fiscali a danno delle terre e dei contadini meridionali - 16. L'abbandono dell'uniformità legislativa e l'avvio di una legislazione fiscale per lo sviluppo - 17. Le realtà urbane e l'attenzione per l'edilizia popolare - 18. Un ulteriore strumento fiscale al servizio dei Comuni - 19. L'istituzione dell'imposta locale sulle aree fabbricabili - 20. Le misure a favore della scuola elementare e la loro incidenza sulla finanza comunale) - IV. Il contributo dei governi alla pace e all'ammodernamento dell'Italia (1. Uno sguardo alla politica estera tra la tradizionale alleanza della 'Triplice' e i buoni rapporti con le altre potenze: il riavvicinamento alla Francia - 2. La fine estate del 1904 e le forti tensioni sociali: il primo sciopero generale - 3. La gestione innovativa di Giolitti e le accuse di 'inetto uomo di Stato' . 4. Le elezioni del 1904 e la ribadita linea programmatica - 5. La lettura giolittiana del travagliato mondo cattolico - 6. L'elezione a presidente della Camera del radicale Marcora e la progettata statalizzazione dell'esercizio ferroviario - 7. Il governo Fortis e l'avocazione allo Stato delle ferrovie - 8. La difficile stagione del rinnovo dei trattati di commercio stretta tra l'isolato e contrastato liberismo inglese – 9. ...e un potente protezionismo mondiale - 10. La difesa dell'agricoltura e delle industrie italiane - 11. La caduta di Fortis e il primo breve governo Sonnino: un vasto programma affidato a una eterogenea maggioranza - 12. Il terzo governo Giolitti (1906) e l'estensione del consenso per un ampio e realizzato programma riformatore - 13. Gli specifici provvedimenti fiscali di favore per le case e per le attività dei contadini meridionali - 14. Un cenno allo sviluppo industriale dell'Italia - 15. La mutata sensibilità della nuova borghesia degli affari – 16. ...e l'evoluzione delle organizzazioni sindacali - 17. Il 'buon governo' e la conversione della rendita - 18. La stabilità normativa dei tributi funzionale alla vita delle imprese - 19. Le specifiche provvidenze fiscali per lo sviluppo del Mezzogiorno: la rottura di un tabù - 20. L'attenzione del legislatore fiscale anche per le misure sociali: la consistente riduzione del dazio doganale sul petrolio - 21. Segue: la attenuazione del 'protezionismo' locale - 22. Segue: i provvedimenti per l'edilizia popolare) - V. Il rinnovato riformismo giolittiano tra tensioni e mutamenti interni e internazionali (1. L'annessione della Bosnia-Erzegovina nell'impero asburgico e la nascita, in Italia, di 'uno stato d'animo' nazionalista - 2. La prudenza, l'equilibrio e la forza, linee guida della politica estera giolittiana - 3. La crisi mondiale del 1907 e le misure del governo e della Banca d'Italia - 4. Tensioni e contrasti tra le forze politiche e sociali: l'affermazione della linea riformista - 5. Le elezioni generali del marzo 1909: il bilancio dei programmi realizzati e uno sguardo al futuro - 6. Iniziative laiche e blocchi anticlericali - 7. La partecipazione dei cattolici alle elezioni - 8. il successo elettorale dei partiti 'popolari' e le loro divisioni - 9. La riaffermata centralità del Parlamento e lo Stato quale garante della libertà e quindi anche di quella religiosa - 10. La adeguatezza militare dell'Italia quale garanzia della pace - 11. L'attenzione di Giolitti per una più vasta opinione pubblica e per i segnali della realtà internazionale - 12. La rinnovata attenzione per l'equità fiscale; la tentata riduzione della tassazione degli zuccheri - 13. L'annosa questione delle convenzioni marittime e le dimissioni di Giolitti (dicembre 1909) - 14. Dal secondo e breve governo Sonnino al propositivo governo Luzzatti - 15. Il ritorno di Giolitti e la ribadita linea liberale e profondamente riformatrice - 16. L'assunzione da parte dello Stato della istruzione elementare - 17. Il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita - 18. Il suffragio 'quasi' universale - 19. L'impresa di Libia tra le minoritarie riserve e il generale entusiasmo patriottico - 20. Lo spiegamento di adeguate risorse voluto dal governo per la realizzazione della fatalità storica - 21. Le tensioni all'interno del mondo socialista acuite dalle preoccupazioni economiche - 22. Le elezioni del novembre 1913 e il contraccolpo del patto Gentiloni - 23. La diversa sensibilità del presidente del Consiglio attento non solo ai risultati conseguiti ma al futuro - 24. Le dimissioni di Giolitti e il primo governo Salandra - 25. La dura contestazione della stagione giolittiana e la 'politica nazionale' salandrina di fronte alle nuove, rilevanti sfide) – VI. L'evoluzione modernizzatrice del sistema tributario (1. La rincorsa dell'Italia ai paesi politicamente ed economicamente più sviluppati - 2. Le novità qualitative e quantitative dell'ordinamento fiscale italiano - 3. ...in una analisi attenta al ruolo e allo sviluppo delle città e dei Comuni - 4. Il numero e l'importanza delle funzioni esercitate dagli enti locali e in particolare dai Comuni - 5. L'onere delle spese obbligatorie e le contenute risorse fiscali quali limiti dell'azione dei Comuni: una importante precisazione per evitare letture ideologiche - 6. La sollecitazione dell'ammodernamento della fiscalità locale in autorevoli riflessioni - 7. Il quadro della fiscalità locale alla fine del secolo XIX - 8. La modestissima tassazione della ricchezza mobiliare - 9. La municipalizzazione dei servizi pubblici, gli interventi nel settore urbanistico e il potenziamento della edilizia popolare nella particolare esperienza della giunta "Nathan" a Roma - 10. Uno sguardo al vivace sviluppo economico, demografico e sociale di tante realtà urbane - 11. Il ruolo giocato dalla diminuzione delle spese obbligatorie - 12. La più certa disciplina degli impiegati comunali quale premessa di una possibile maggiore tutela del pubblico interesse - 13. Le resistenze alla utilizzazione di tutti gli strumenti fiscali comunali ancora alla fine del secolo XIX: uno sguardo alla sottovalutata imposta di famiglia - 14. La sopravvenuta, mutata sensibilità verso i tributi personali e progressivi - 15. La valorizzazione dell'imposta comunale di famiglia nelle indicazioni di Giolitti - 16. La tassa di famiglia quale modello nel progetto di riforma generale prospettata dal ministro Majorana (1905) - 17. ...e nel progetto Sonnino-Adotta (1909) anche per la possibile introduzione dell'accertamento sintetico della capacità contributiva - 18. La diffusa applicazione dell'imposta di famiglia, l'incremento sostanziale del gettito e i suoi pregi applicativi: la conferma del suo ruolo di modello - 19. La sostanziale diminuzione del peso dei tributi comunali di consumo per effetto di una provvida legislazione e di concreti aiuti dello Stato - 20. L'attenuazione complessiva dell'imposizione locale sui consumi per effetto di adeguate scelte delle diverse autonomie - 21. Il rilevante potenziamento dei Comuni con riguardo alle entrate e alle spese - 22. L'equo bilanciamento, nell'imposizione erariale e locale, tra tributi sui redditi e imposte sui consumi - 23. L'interruzione, per lo scoppio della guerra, dello sviluppo di uno Stato più partecipato, non gradito agli "antigiolittiani" di destra e di sinistra - 24. Una riflessione sulla implementazione del pluralismo istituzionale e organizzativo - 25. Gli accresciuti rapporti del liberalismo con la democrazia e con il mercato) - VII. L'Italia verso 'la grande guerra' (1. L'Europa come 'banchetto dei popoli': una espressione risorgimentale logorata dal tempo e dagli avvenimenti - 2. La 'settimana rossa' italiana e la reazione del primo governo Salandra contro il 'regno della teppa' - 3. Lo scoppio della 'grande guerra' - 4. L'affermata neutralità dell'Italia nella consapevolezza, di alcuni, della lunghezza e della durezza del conflitto - 5. L'impatto sul governo inteso a rinvigorire un'Italia definita da Salandra 'sconquassata e infiacchita' - 6. Dai governi liberal-democratici di Giolitti alla 'politica nazionale' di Salandra: un radicale mutamento dei contenuti e del linguaggio della politica - 7. L'evoluzione del nazionalismo italiano: la guerra come suprema manifestazione dello spirito e della potenza di una nazione - 8. Contrasti e divisioni nel mondo socialista - 9. I provvedimenti fiscali della primavera del 1914 - 10. Uno sguardo alle risorse mobilitate dai belligeranti - 11. La proposta, abbandonata, della istituzione di un tributo personale e progressivo e le tensioni del bilancio pubblico - 12. Gli ulteriori, possibili provvedimenti - 13. L'immutata disattenzione del secondo governo Salandra (dicembre 1914) per adeguate scelte fiscali "per non spaurire il paese" - 14. La perdurante timidezza fiscale del governo e del "côté" interventista - 15. La crescita della febbre interventista e l'avvicinamento dell'Italia alla "Triplice Intesa" - 16. Le radiose giornate del maggio 1915 e l'entrata in guerra dell'Italia - 17. La rottura del linguaggio e dei comportamenti propri di un ceto politico parlamentare - 18. Le difficoltà del governo Salandra sul versante delle risorse - 19. La fine dell'illusione della guerra breve e la incapacità propositiva del mondo interventista e nazionalista - 20. La mortificazione delle istituzioni liberali e la fine della "dittatura parlamentare" giolittiana) - Indice dei nomi