L’uomo e la tecnica Stampa E-mail

Oswald Spengler

L'uomo e la tecnica
Contributo a una filosofia della vita
A cura di Giuseppe Raciti


Nino Aragno Editore, pagg.100, € 12,00

 

spengler tecnica  IL LIBRO – Nel saggio intitolato "L'uomo e la tecnica", frutto di una conferenza del 1931, Oswald Spengler è stato il primo a porre una domanda nuova e fondamentale per la filosofia: «Che significa tecnica? Quale è il suo senso nella storia, quale il suo valore nella vita dell'uomo, quale il suo posto morale o metafisico?». In anticipo su Heidegger, che inizierà la sua interrogazione sulla 'questione della tecnica' a partire dal dopoguerra – e in anticipo anche su quella autentica 'bibbia' della riflessione sulla tecnica che è l'"Operaio" di Ernst Jünger (1932) – Spengler è il primo ad accostare, in linea con le ardite sperimentazioni musicali di quegli anni, due elementi pericolosamente dissonanti, filosofia e tecnica, o più precisamente, come si esprime nel testo citato, tecnica e metafisica.
  «La pietra rotolante si appressa, con furiosi balzi, all'abisso», così Spengler annuncia la fine di un'epoca e preconizza, in anticipo su tutti, da Jünger a Heidegger a Benjamin, la civiltà della tecnica. Non l'inizio della decadenza, come aveva sentenziato in "Il tramonto dell'Occidente", ma, giusto all'opposto, l'estendersi di una totalità senza tempo, senza storia, in cui l'utensile e la mano, il corpo e la macchina, l'occhio e la preda, articolano platonicamente «un'immagine mobile dell'eternità».

  DAL TESTO – "Ma per gli uomini di colore (sempre inclusi in questi i Russi) la tecnica faustiana non è un intimo bisogno. Solo l'uomo faustiano pensa, sente e vive nella forma di quella. Essa gli è psichicamente necessaria: non le sue conseguenze economiche, ma le sue vittorie: «navigare necesse est, vivere non est necesse».
  "Per gli «uomini di colore», la tecnica non è altro che un'arma nella lotta contro la civiltà faustiana, un'arma come un randello nella foresta, da gettar via quando ha servito al suo scopo. La tecnica delle macchine finisce con l'uomo faustiano e un giorno sarà distrutta e dimenticata: distrutte saranno le ferrovie e i piroscafi come un giorno le strade romane e la muraglia cinese; le nostre colossali città e i loro grattacieli come i palazzi dell'antica Menfi e di Babilonia. La storia di questa tecnica si avvicina rapidamente all'inevitabile termine. Questa tecnica sarà logorata e consumata dall'interno, come tutte le grandi forme di qualsiasi civiltà. Quando e in qual maniera, non sappiamo.
  "Di fronte a questo destino, una sola concezione del mondo è degna di noi: quella già enunciata da Achille: meglio una breve vita densa di fatti e di gloria che una lunga vita senza contenuto. Il pericolo è diventato così grande, per ogni individuo, per ogni ceto, per ogni popolo, che è deplorevole mentire a noi stessi nascondeci la realtà dei fatti. Il tempo non si può fermare: non vi sono saggi ritorni né prudenti rinunzie. Solo i sognatori sperano nelle vie d'uscita. L'ottimismo è poltroneria."

  L'AUTORE – Oswald Spengler (1880-1936), studiò matematica, filosofia, storia e storia dell'arte nelle università di Monaco e di Berlino. La sua fama è legata a un'opera, "Il tramonto dell'Occidente" ("Der Untergang des Abendlandes"), concepita già prima della guerra mondiale e pubblicata a Monaco subito dopo la sua fine, tra il 1918 e il '22. In essa sono chiaramente avvertibili i segni della profonda crisi cui la Germania si andava avviando in quegli anni, insieme con le conseguenze più radicali alle quali lo storicismo tedesco appariva destinato a causa del suo latente relativismo. Profondamente relativistica, infatti, è la dottrina spengleriana della storia, malgrado il suo intento fondamentale di offrire all'uomo moderno l'unica prospettiva in grado di anticipare con esattezza scientifica il corso storico degli eventi. L'opera, per la drasticità della sua prognosi, suscitò al suo apparire una polemica lunga e particolarmente vivace, che dette un contributo significativo all'instaurarsi di quel clima apocalittico destinato a favorire in Germania l'ascesa dell'ideologia nazionalsocialista. In questa direzione meritano di essere ricordati i seguenti scritti: "L'uomo e la tecnica" ("Der Mensch und die Technik", 1931); "Politische Schriften" (1933); "Anni della decisione" ("Jahre der Entscheidung", 1933); "Urfragen: essere umano e destino. Frammenti e aforismi" ("Urfragen. Fragmente aus dem Nachlass", post., 1965).

  INDICE DELL'OPERA - Like a rolling stone, di Giuseppe Raciti - Nota sulla traduzione - L'uomo e la tecnica – Prefazione - La tecnica quale tattica della vita - Erbivori e predatori - L'origine dell'uomo, mano e strumento - Il secondo gradino: parlare e intraprendere - L'esito: ascesa e fine della civiltà delle macchine - Indice dei nomi