Da Lenin a Stalin Stampa E-mail

Aldo Giannuli

Da Lenin a Stalin
La formazione del sistema di potere sovietico
1923-1927


Mimesis Edizioni, pagg.296, € 20,00

 

giannuli lenin  IL LIBRO – Lo storico e giornalista Aldo Giannuli torna sulla fondazione del sistema di potere sovietico nel suo momento cruciale: il passaggio di testimone tra Lenin e Stalin. Se è possibile rintracciare in Lenin alcune premesse per il successivo sviluppo storico che porterà all'affermazione dello stalinismo, secondo l'autore è errato sostenere una continuità diretta tra le posizioni politiche dei due leader. Leninismo e stalinismo sono stati dunque fenomeni tra loro ben distinti, separati da una profonda rottura politica e da visioni spesso contrastanti. La vicenda è inquadrata nel contesto della modernizzazione novecentesca e il fallimento dell'alternativa "socialista" al modello va ricercata in quel momento fondativo del sistema di potere sovietico. Contestualizzare storicamente la situazione russa permette di comprendere i motivi per i quali il sistema sovietico non rappresenta oggi una pagina chiusa di storia, ma agisce tuttora come manifestazione di un passato che non smette di intervenire sul nostro presente, influenzando, per molti versi, i fenomeni dominanti della contemporaneità, in primis il capitalismo.
  "Noi ci occuperemo – spiega l'Autore nell'Introduzione - del caso russo non nella sua interezza, ma concetrando l'attenzione su un momento molto particolare e, a nostro avviso, decisivo, nel quale il sistema di potere sovietico acquisì le sue caratteristiche permanenti; e riflettendo su come questo sia accaduto non in continuità con il processo rivoluzionario apertosi anni prima, ma attraverso una tormentata serie di discontinuità e rotture che cercheremo di descrivere ed analizzare. Certamente alcuni elementi di tipo autoritario furono presenti sin dai primi tempi del potere bolscevico (e quali rivoluzioni non ne hanno?) ad esempio lo scioglimento dell'Assemblea Costituente, la repressione della rivolta di Kronstadt, la messa fuori legge dei partiti diversi da quello bolscevico con un processo di progressivo restringimento dell'area della legalità. In questo ebbero il loro peso lo stato di assedio e le spedizioni militari contro il regime sovietico o singoli gravi episodi come l'attentato contro Lenin, ma, questo non toglie che già prima della morte di Lenin si era passati dalla potere dei soviet a quello del partito. Così come precedenti furono la proibizione delle correnti nel partito sancita dal X congresso nel 1922, e, la nascita della polizia segreta (la Ceka). Ciò non di meno, non si può parlare di una vera e propria dittatura prima del 1926-27, così come non si può parlare a pieno titolo di statalismo economico prima di quella data.
  "Noi cercheremo di indagare quel momento storico come quello in cui si giocarono le sorti della rivoluzione russa, per poi trarne indicazioni sulla linea di tendenza che si affermò negli anni successivi e che, pur attraverso processi lunghi e complessi, con rotture, svolte, vittorie e sconfitte, ha portato all'attuale situazione a circa un secolo di distanza. Cercheremo, quindi, di collocare la rivoluzione russa all'interno del processo di modernizzazione per ricavarne indicazioni utili alla comprensione del presente. Che è il compito cui la Storia deve sempre assolvere."

  DAL TESTO – "Molte premesse del sistema di potere staliniano furono poste da Lenin, ma non gli si può imputare la volontà soggettiva di edificare deliberatamente quel sistema di potere e questo per quattro ragioni: in primo luogo perché quelle scelte furono, appunto, errori, non scelte mirate e consapevoli. In secondo luogo perché l'esito fu in buona parte favorito dalle durissime condizioni ambientali. In terzo luogo, un ruolo molto rilevante fu giocato dalle reazioni delle grandi potenze alla rivoluzione russa, all'accerchiamento cui essa venne posta e che favorì in modo determinante il ciclo repressivo iniziale prima e la vittoria di Stalin dopo. Infine, le premesse poste da Lenin non avrebbero comunque potuto determinare quell'esito senza le scelte decisive fatte in seguito da Stalin che, non solo confermò il partito unico e l'interpretazione autoritaria del centralismo democratico, ma portò il tutto alle estreme conseguenze spegnendo ogni dialettica anche nel solo gruppo dirigente, eliminando uno alla volta tutti gli altri leader di prima grandezza (Trockij, Zinoviev, Kamenev e Bucharin) ed affermando una piena dittatura personale. Anche se Lenin promosse la nascita dei primi campi di prigionia, il sistema del Gulag fu una creazione di Stalin, così come l'istituzione della polizia politica segreta (la Ceka) risale a Lenin, ma la sua evoluzione invasiva della società (la Nkvd, poi Gpu) fu opera di Stalin. L'esito autoritario (anzi totalitario) della rivoluzione russa non ebbe una sola causa e, meno che mai essa è da rinvenire in una pretesa continuità ideologica che, peraltro, non ci fu. Esso fu il prodotto dell'interazione di quei quattro elementi (errori di Lenin, condizioni ambientali, assedio esterno, scelte di Stalin), e sarebbe quantomeno fuorviante ignorarne qualcuna, immaginarsi di ridurre tutto ad un meccanismo monocausale tutto ideologico."

  L'AUTORE – Aldo Giannuli, ricercatore in Storia contemporanea all'Università degli Studi di Milano, è stato a lungo consulente delle Procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di piazza della Loggia), Roma e Palermo. Dal 1994 al 2001 ha collaborato con la Commissione Stragi ed è salito alla ribalta delle cronache giornalistiche quando, nel novembre 1996, ha contribuito alla scoperta di una gran quantità di documenti non catalogati dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, nascosta in quello che poi è stato definito come l'"archivio della via Appia". Tra le sue pubblicazioni più recenti: "Il Noto servizio: Giulio Andreotti e il caso Moro" (2009); "Come funzionano i servizi segreti" (2013); "Da Gelli a Renzi" (2016). Per Mimesis ha pubblicato: "Storia di Ordine Nuovo" (con Elia Rosati).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Capitolo I. Gli inizi di una crisi - Capitolo II. L'Internazionale comunista dalla fondazione all'ottobre tedesco - Capitolo III. La crisi dell'autunno - Capitolo IV. La rottura della troika (1924-1925) - Capitolo V. L'Internazionale comunista negli anni della bolscevizzazione (1924-1925) - Capitolo VI. L'opposizione unificata (1926-1927) - Capitolo VII. L'Internazionale comunista fra il 1926 e il 1927 – Conclusioni – Appendice - Bibliografia