Le ali dell'ibis Stampa E-mail

Gianni Adami

Le ali dell'ibis
La missione italiana in Somalia


Itinera Progetti Editore, pagg.256, € 21,00

 

adami ibis  IL LIBRO – La Missione Ibis prende il via nel dicembre del 1992 e si presenta fin dall'inizio come missione dura, in un ambiente ostile per le avverse condizioni climatiche e con una logistica resa problematica dalle enormi distanze e ancor più dalla esiguità dei mezzi a disposizione. Il rapporto umano che si venne a creare fra gli uomini impegnati nella missione, sotto il sole dell'equatore, mangiando poco e male, in precarie condizioni igieniche e nel rischio quotidiano della vita, ha quindi qualcosa di particolare e unico. Sono queste le premesse che fanno da sfondo alla puntuale narrazioni degli eventi che si svolsero in Somalia e che ebbero il loro apice, il 2 luglio 1993, nello scontro a fuoco di check point "Pasta" nel quale l'autore, a bordo del suo A-129 Mangusta, ebbe un ruolo di primo piano. Un vero reportage di guerra quindi che, per la prima volta, espone il punto di vista italiano sull'operazione Restore Hope, culminata nella battaglia di Mogadiscio, e resa celebre dal saggio storico di Mark Bowden Black Hawk Down, da cui è tratto l'omonimo film.
  "L'aspetto di maggior interesse del libro di Gianni Adami – scrive Paolo Valpolini - non è [...] quello tecnico bensì quello umano. La mia esperienza somala è stata infinitamente più breve e meno intensa di quella di Gianni, ma ritrovare scritte nelle pagine del suo libro frasi che mi sono ritrovato a dire più volte agli amici che mi chiedevano della mia (limitata) esperienza nel Corno d'Africa mi ha fatto capire come il libro rappresentasse da vicino la realtà. Gli odori, i tramonti, il mare, i colori, le dune rosse, la sabbia, e poi ovviamente gli abitanti, da quelli molto amichevoli a quelli che «taliani mafio, taliani fanculo» e via di sassi, più i primi che i secondi per fortuna. Il cameratismo, le cene in mensa e quelle, ben più gustose, nei vari «ritrovi» autonomi dei vari reparti. Dalla Somalia in poi anch'io per lavoro ho continuato a seguire i nostri militari in missione, e sempre quando si ritorna ci si trova un po' «disadattati»: anche se solo per poco tempo seguire chi rischia la pelle per obbedire agli ordini, ma cercando sovente di dare qualcosa di più, non è cosa che può svanire all'improvviso quando si riposa il piede in Italia. I primi giorni ci si sente un po' inutili ritornando alla routine quotidiana, con i solleciti del caporedattore o le aziende che non ti mandano le informazioni che hai chiesto. Tuttavia oggi, anche quando sei lontano, puoi controllare la casella di posta elettronica, guardare il telegiornale: ti immergi nella realtà locale ma non ti stacchi del tutto da quella italiana. In Somalia era diverso, l'unico filo che permetteva di rimanere agganciati (per modo di dire) alla realtà italiana era quello di Radio Ibis, con qualche notizia, le canzoni, i risultati delle partite della domenica... e un tifo smodato per il Cagliari, generato dal «gestore» dell'emittente. Per il resto, la sera chi non era impegnato si ritrovava nei gazebo sorti nei vari campi e si parlava, si chiacchierava, ci si conosceva. Oggi la gran parte del militari che prestano servizio nei reparti operativi ha partecipato a più di una missione, in teatri di varia difficoltà, e i legami che si sono creati rimangono comunque. Ma quelli che si sono stabiliti fra i «somali» sono davvero speciali. Molti pensano che si tratti di una sorta di spocchia, e guardano con sospetto questa vena di reducismo. Alcuni dei tenenti dell'epoca oggi sono generali a una stella, alcuni ufficiali superiori sono oggi generali a tre stelle, molti hanno lasciato il servizio per raggiunti limiti di età, altri ci hanno lasciato perché non sempre il destino è giusto. Mentre scrivo queste righe per aprire il libro di Gianni sono trascorsi oltre 20 anni dall'inizio della missione. Poco è stato scritto, molte sono state le polemiche, molti i misteri rimasti tali, ma chi ha partecipato, anche per periodi limitati, alla vita dei nostri soldati in Somalia, a Mogadiscio e nelle basi all'interno del territorio, porterà per sempre con sé quell'esperienza che ritengo per molti sia rimasta una di quelle che hanno segnato maggiormente la loro vita professionale e umana. E questo Gianni Adami lo fa capire in modo molto chiaro."

  DAL TESTO – "Un giorno prendo la navetta per andare a un briefing a UNOSOM, e quando salgo a bordo noto che il pilota è uno di quelli che ho incontrato qualche giorno prima durante una missione a Jowhar. Durante la sosta, attirato dal mangusta, si era avvicinato chiedendomi informazioni sulle caratteristiche tecniche della macchina, e io lo avevo accontentato, senza entrare troppo nei dettagli, e lo avevo anche fatto salire a bordo. Mi riconosce e dopo i saluti di rito mi invita in cabina di pilotaggio, dove fa alzare dal suo sedile il secondo pilota invitandomi a sedermi al suo posto e, ficcatami in testa una cuffia radio, mi invita a pilotare quel Mi-17 per il breve tragitto dall'aeroporto a UNOSOM. Dopo un breve momento di euforia, subentra lo smarrimento dovuto principalmente al fatto che mentre i nostri elicotteri sono tutti il rotore sinistrorso, quelli russi lo hanno che gira in senso destrorso e quindi l'intervento sulla pedaliera è l'esatto contrario dei nostri. Poi guardo gli strumenti, e mi accorgo dell'impossibilità di leggere strumenti nuovi, diversi dai nostri e con le scritte in cirillico, ma il pilota mi dice di non preoccuparmi, che ci avrebbe badato lui e di andare. Mi diverto a portare quell'autobus volante, che con venticinque persone a bordo e il pieno di carburante sembra vuoto per quanta potenza disponibile ha. Chiedo al pilota quale sia lo strumento che indica la coppia torsiometrica, strumento di primaria importanza sui nostri elicotteri, dotati generalmente di motori che erogano una potenza superiore al limite della trasmissione, ma mi risponde che non c'è, perché le loro trasmissioni sopportano tutta la potenza erogata dai propulsori, per cui l'unico strumento da controllare in fase di erogazione di potenza è l'indicatore di angolo d'attacco delle pale, che non deve superare i 16°, e via, si parte e atterro sulla piazzola del comando senza difficoltà, ricevendo anche i complimenti dal pilota."

  GLI AUTORI – Gianni Adami, nato nel 1952 a Verona, ha conseguito la maturità scientifica nel 1970 al Liceo G. Galilei di Verona. Ha frequentato il 78° corso Allievi Ufficiali di Complemento dei Bersaglieri da gennaio a luglio 1975 a Caserta. In Servizio Permanente Effettivo dal I febbraio 1979, nel gennaio del 1981 inizia il 38° corso piloti osservatori d'aereo al termine del quale, classificatosi al primo posto, sceglie la destinazione di Cagliari-Elmas. Nel 1983 transita su elicottero AB-205, nel 1985 viene trasferito al 5° Rigel di Casarsa, nel 1991-92 frequenta con successo il primo corso per piloti operativi su elicottero d'attacco A-129 Mangusta. Da Marzo 1988 a Febbraio 2005 ha preso parte alle seguenti missioni operative all'estero: UNIFIL in Libano, RESTORE HOPE e SOMALIA 2 in Somalia, SOMALIA 3 Imbarcato su nave Garibaldi, ALBA in Albania, EXTRACTION FORCE in Macedonia, JOINT GUARDIAN in Kosovo, UNIFIL in Libano.
  Paolo Valpolini, nato nel 1956, vive a Milano e dal 1984 scrive a tempo pieno di argomenti militari. Negli anni ha dato vita a un archivio con poco meno di un centinaio di migliaia di fotografie scattate in addestramento e in operazione. Dopo aver coperto la Guerra Fredda, in seguito al crollo del Muro, si è occupato delle Forze Armate dell'ex-Patto di Varsavia, quindi dal 1993 in poi ha preso parte in qualità di inviato alla maggior parte delle missioni che hanno coinvolto le Forze Armate italiane. Dopo aver lavorato a lungo sulle riviste "Panorama Difesa" e "Tecnologia & Difesa", è stato il redattore terrestre di "Armada International" ed è oggi redattore terrestre di "European Defence Review". Dalla fine degli anni '80 è il corrispondente dall'Italia di "IHS-Jane's". Ha pubblicato inoltre numerosi libri sulle unità italiane.

  INDICE DELL'OPERA – Ringraziamenti – Prefazione – Introduzione - Capitolo primo. Segnali di partenza imminente - Capitolo secondo. Sensazioni e dubbi - Capitolo terzo. Mancano i piloti per il cambio - Capitolo quarto. La preparazione - Capitolo quinto. Si parte - Capitolo sesto. Benvenuti! - Capitolo settimo. Disagi iniziali - Capitolo ottavo. La sopravvivenza - Capitolo nono. I baratti - Capitolo decimo. La fame - Capitolo undicesimo. «Go around!» - Capitolo dodicesimo. Le nostre tende - Capitolo tredicesimo. L'arrivo dei bagagli - Capitolo quattordicesimo. La prima vittima dello stress - Capitolo quindicesimo. Elicotteri e cessi - Capitolo sedicesimo. La prima doccia - Capitolo diciassettesimo. L'immediata operatività - Capitolo diciottesimo. Il vettovagliamento non arriva - Capitolo diciannovesimo. La pesca - Capitolo ventesimo. L'arrivo delle cucine - Capitolo ventunesimo. La routine, i servizi e le missioni operative - Capitolo ventiduesimo. La frutta dei somali - Capitolo ventitreesimo. Noi e gli americani - Capitolo ventiquattresimo. Il nostro bar - Capitolo venticinquesimo. I baratti 2 - Capitolo ventiseiesimo. I paesaggi - Capitolo ventisettesimo. Vernissage della mensa - Capitolo ventottesimo. Vita in tenda - Capitolo ventinovesimo. Cecchini e mortai - Capitolo trentesimo. Assuefazione al pericolo - Capitolo trentunesimo. Le scorte - Capitolo trentaduesimo. L'ascaro - Capitolo trentatreesimo. L'acquisto dei ricordini - Capitolo trentaquattresimo. Il senso di costrizione - Capitolo trentacinquesimo. Green Beach - Capitolo trentaseiesimo. Pokerino notturno - Capitolo trentasettesimo. Telefono... casa - Capitolo trentottesimo. Nuovi cessi e lavatrici - Capitolo trentanovesimo. Poste e telecomunicazioni - Capitolo quarantesimo. Le scimmiette - Capitolo quarantunesimo. Al poligono – Capitolo quarantaduesimo. Missione a Muqakoori - Capitolo quarantatreesimo. L'infibulazione - Capitolo quarantaquattresimo. La prima licenza - Capitolo quarantacinquesimo. Festa di carnevale - Capitolo quarantaseiesimo. Termitai e zecche - Capitolo quarantasettesimo. Belet Uen - Capitolo quarantottesimo. La malaria e l'ospedale svedese - Capitolo quarantanovesimo. L'epidemia di Jalla - Capitolo cinquantesimo. I facoceri - Capitolo cinquantunesimo. Arrivano i Russi - Capitolo cinquantaduesimo. Primi cambi - Capitolo cinquantatreesimo. Aneddoti di pesca - Capitolo cinquantaquattresimo. Gli squali - Capitolo cinquantacinquesimo. L'Alitalia torna a Moga - Capitolo cinquantaseiesimo. Container...casa - Capitolo cinquantasettesimo. Did u get it? - Capitolo cinquantottesimo. Vita nel compound - Capitolo cinquantanovesimo. Fuoco sui 205 - Capitolo sessantesimo. Briefing a UNOSOM - Capitolo sessantunesimo. L'eccidio dei Pakistani - Capitolo sessantaduesimo. Notte all'ambasciata - Capitolo sessantatreesimo. Amedeo d'Aosta - Capitolo sessantaquattresimo. Nairobi - Capitolo sessantacinquesimo. Il 2 luglio - Capitolo sessantaseiesimo. Il guscio di tartaruga - Capitolo sessantasettesimo. Recupero di un UH 60 - Capitolo sessantottesimo. Cambia il comandante - Capitolo sessantanovesimo. La paura - Capitolo settantesimo. La certezza dell'inutilità – Capitolo settantunesimo. L'arrivo dei 412 - Capitolo settantaduesimo. Le scorte all'Alitalia - Capitolo settantatreesimo. Bird strike – Capitolo settantaquattresimo. Il cielo di Mogadiscio - Capitolo settantacinquesimo. La riparazione del C-5B - Capitolo settantaseiesimo. Voglia di casa - Capitolo settantasettesimo. Segni di stanchezza meccanica - Capitolo settantottesimo. Il rientro - Capitolo settantanovesimo. Il vestiario non era gratuito - Capitolo ottantesimo. Fine del militare di leva - Capitolo ottantunesimo. Somalia 3 - Capitolo ottantaduesimo. I media - Capitolo ottantatreesimo. La mia medaglia – Postfazione. I've seen things you people wouldn't believe - Scheda AW-129 Mangusta