Berlino 1936. Quei sedici giorni d'agosto Stampa E-mail

Oliver Hilmes

Berlino 1936
Quei sedici giorni d'agosto


EDT, pagg.305, € 26,00

 

hilmes berlino  IL LIBRO – Berlino, estate 1936. Adolf Hitler è cancelliere del Reich da tre anni, le persecuzioni contro gli ebrei e le minoranze avanzano inesorabilmente e la Germania nazista si sta preparando a una guerra devastante. Ma poi cominciano le Olimpiadi: gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla capitale tedesca invasa da una folla di sportivi, delegazioni olimpiche, personalità e giornalisti di ogni paese e orientamento politico. Il regime vuole mostrare al mondo una metropoli cosmopolita, e così accade l'imprevedibile: quei sedici giorni d'agosto si trasformano in una specie di parentesi idilliaca nella marcia verso il baratro. La città è festosa e aperta, le persecuzioni cessano, i locali notturni sono pieni di una folla multicolore e negli impianti sportivi le gerarchie naziste assistono con fair play alle sconfitte dei propri sportivi e persino al trionfo del velocista afroamericano Jesse Owens. Ma la poderosa macchina della propaganda messa in moto dagli uomini del Führer non tollera il minimo inciampo, e sotto questa superficie tollerante e levigata si rincorrono freneticamente gli avvisi della polizia segreta e gli ordini impartiti ai media nazionali: guai a parlare di campi di concentramento, nessun accenno alle leggi razziali, tutto è regolato fino ai dettagli, come nei fotogrammi perfetti del film che Leni Riefenstahl, la regista più amata da Hitler, sta girando negli impianti sportivi con un dispiegamento di mezzi tecnologici mai visti prima. Oliver Hilmes racconta quei sedici straordinari giorni seguendo la vita quotidiana di una moltitudine di personaggi famosi e di uomini della strada, intrecciando i loro destini, in quelle ore apparentemente sospese ma piene di sussulti e presentimenti. Gerarchi nazisti e diplomatici stranieri, gestori di locali notturni, attrici, scrittori, travestiti, turisti e prostitute: tutti coinvolti, volenti o meno, nella costruzione di una colossale illusione a orologeria. Di ciascuno di loro, nel capitolo finale, Hilmes racconta il destino ultimo, oltre la conclusione dei Giochi. Un affresco corale di forte impatto emotivo, in cui alla grande storia politica e sociale fa da contrappunto la quotidianità e la molteplicità delle vite private, spesso sorprendenti e drammatiche.

  DAL TESTO – "Jesse Owens ce l'ha fatta ancora una volta. Con quattro medaglie d'oro è la star indiscussa dei Giochi e l'eroe di Peter. Seduti nel settore ungherese, Moritz e Peter Fröhlich si sentono inosservati e sicuri, e anche loro acclamano gli americani con tutto il cuore. Durante la cerimonia di premiazione a Peter viene naturale alzarsi in piedi e canticchiare l'inno americano. Dato che a scuola studia latino e non inglese (grazie al dott. Quandt), Peter non capisce le parole "O say, can you see...", ma intuisce che con queste parole inizia un inno alla libertà.
  "Soltanto 15 minuti più tardi – alle 15:30 – segue un altro momento importante di questo ultimo giorno dell'atletica leggera dei Giochi olimpici: la staffetta 4X100 femminile. In finale ci sono la Germania, l'Inghilterra, l'America, il Canada, l'Olanda e l'Italia, ma in questa disciplina le atlete tedesche sono considerate le favorite assolute, proprio come gli americani in quella maschile. Sembra certo: il quartetto tedesco vincerà la staffetta. Dopo la spettacolare vittoria degli americani, Hitler passaggia su e giù nel suo palco e si frega le mani pregustando la vittoria; nella tribuna di fronte siede Peter Fröhlich, che non può condividere l'entusiasmo del "Führer". Agli occhi di Peter non c'è niente di peggio di una vittoria tedesca. L'arbitro dà il segnale di partenza e la prima frazionista tedesca, Emmy Albus, distacca subito le avversarie. Käthe Krauss subentra alla compagna, accresce ulteriormente il vantaggio e consegna il testimone a Marie Dollinger. Peter non riesce più a guardare perché le tedesche sembrano ormai irraggiungibili. All'improvviso Moritz Fröhlich salta su dalla sedia e grida: "Le ragazze hanno perso il testimone!". In un attimo anche Peter capisce quello che è successo: durante l'ultimo cambio Ilse Dörffeldt non riesce a prendere il testimone e lo fa cadere. L'americana Helen Stephens passa dunque per prima il traguardo."

  L'AUTORE – Oliver Hilmes è nato nel 1971 a Viersen, in Germania. Ha studiato storia, scienze politiche e psicologia a Marburg, Parigi e Potsdam. Le sue biografie di Alma Mahler (2004) e Cosima Liszt (2007) sono state degli autentici bestseller, oltre a essere molto apprezzate dalla critica e tradotte in diverse lingue. Recentemente ha pubblicato due nuovi volumi dedicati a Franz Liszt ("Liszt. Biographie eines Superstars", 2011) e "Ludovico II di Baviera" ("Ludwig II. Der unzeitgemäße König", 2013).

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