La difesa antigas nella Grande Guerra Stampa E-mail

Giorgio Seccia

La difesa antigas nella Grande Guerra
Le maschere antigas, le protezioni per il corpo,
le protezioni collettive e per gli animali di tutti gli eserciti


Itinera Progetti Editore, pagg.160, € 18,00

 

seccia antigas  IL LIBRO – La Prima Guerra Mondiale fu il primo conflitto dove si fece un largo uso delle armi chimiche. Gli Alti Comandi si resero conto fin da subito che questa nuova arma avrebbe potuto decidere in modo determinante le sorti del conflitto. I continui miglioramenti e perfezionamenti dei dispositivi di protezione individuale e collettiva, studiati, sperimentati e realizzati dalle componenti tecniche degli eserciti belligeranti riguarda un aspetto della Grande Guerra spesso trascurato dalla storiografia moderna.
  L'evoluzione della maschera antigas nel corso del conflitto fu un processo a prova di errore con l'aggiunta di dover prevedere le nuove minacce che l'avversario avrebbe messo in campo. Questa lotta altalenante fece sì che il fallimento nell'adottare rapidamente una idonea tecnologia di contrasto poteva risultare letale e provocare la morte o l'invalidità di centinaia di migliaia di uomini o addirittura la possibile sconfitta nella guerra stessa.
  Tuttavia ben presto divenne chiaro che gli effetti del gas potevano essere fortemente ridotti se la truppa fosse stata equipaggiata con appropriati ed efficaci dispositivi di protezione. Una volta adottate queste misure, il gas da combattimento perdeva gran parte del suo potenziale. Di conseguenza fra scienziati e tecnici dei due campi si accese una intensa competizione, una vera guerra nella guerra, per mettere a punto protezioni sempre più efficaci ed in grado di difendere i combattenti dagli agenti chimici sempre più tossici e penetranti che si presentavano sul campo di battaglia.
  La maschera antigas, anche con tutte le sue limitazioni e carenze, ottenne comunque il risultato di minimizzare la natura, ragionevolmente, vincente dei gas tossici, pur non riuscendo a impedirne tutti gli effetti dannosi per i combattenti. Divenne uno dei pezzi più importanti dell'intero equipaggiamento del soldato operante su ogni fronte di guerra e un peso logistico non irrilevante nella pianificazione delle operazioni belliche.
  Il presente studio intende colmare questa lacuna attraverso la descrizione tecnica e la ricostruzione storica di come nelle nazioni in lotta venne affrontato e risolto il problema della difesa antigas. I ragguagli resi dai tecnici che ne furono gli artefici, le testimonianze di combattenti e tecnici che ne fecero diretta esperienza, i retroscena che turbarono valutazioni e scelte e le numerose immagini che accompagnano il testo, ne sono l'indispensabile corollario.

  DAL TESTO – "Quando, il 24 maggio 1915, l'Italia entrò in guerra, era trascorso poco più di un mese dal giorno in cui l'arma chimica aveva fatto la sua comparsa nel teatro bellico. Le istituzioni scientifiche e militari furono sollecite e tempestive nell'affrontare l'inattesa critica questione. Il 29 maggio si riunì a Torino sotto la presidenza dell'ingegner Vittorio Sclopis la Commissione torinese per lo studio dei gas asfissianti e mezzi di difesa, patrocinata dalla Reale Accademia di Medicina e dalla Associazione Chimica Industriale. In quella sede i presenti si trovarono d'accordo nel ritenere che una protezione completa ed efficace delle persone venutesi a trovare in una atmosfera contaminata da gas venefici e irritanti, non sarebbe mai stata raggiunta se temporaneamente agli organi respiratori, non si fossero protetti anche gli occhi. Di conseguenza qualunque fosse stato il mezzo cui si sarebbe ricorso per proteggere i polmoni, gli occhi avrebbero dovuto essere riparati da occhiali indipendenti dalla maschera o collegati ad essa in maniera opportuna."

  L'AUTORE – Giorgio Seccia, Brigadiere Generale della Riserva, socio della Società Italiana di Storia Militare, è autore di numerosi articoli e volumi di storia militare, tra cui ricordiamo "Gas! La guerra chimica sui fronti europei nel Primo conflitto mondiale" e "Monte Zebio. Dalla Strafexpedition alla vittoria finale". Per i tipi di Itinera Progetti Editore ha curato il volume "Gorizia 1916. 9-17 agosto: la 6° Battaglia dell'Isonzo".

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Capitolo 1. Germania (Heeres-Sauerstoff-Schutzgerät Dräger (HSS Gerät) - Maske des AOK.Gent - Linienmaske e Einschichteneinsatz Modell 21/8 - Rahmenmaske e Dreischichteneinsatz Modell 11/11 - Ledergasmaske 1917 e Einsatz Model 11/C/11 - Ledermaske 1918 e Sonntagseinsatz - Ricerca, Produzione, Collaudo) - Austria-Ungheria - Capitolo 2. Francia (Tampon [Kling] - Tampon P [Lebeau] - Tampon P 1 [Henri] - Tampon P 2 [Plantefol] - Occhiali [Lunettes] - Masque Tambuté [T] - Masque Tambuté nouveau [T.N.] - Masque T.N.H. [Hutchinson] - Cagoule - Masque M2 (L.T.N.) - Appareil Tissot G.M. (Grand Modéle) 64 - Masque A.R.S. (Appareil respiratoire spécial)) - Capitolo 3. Gran Bretagna (Black Veil Respirator (BVR) - Barley Mask - Hypo helmet - P.-helmet - P.H.-helmet - Small Box helmet (SBh) - Box Respirator (BR) - Small Box Respirator (SBR) - Borsa Contenitore) - Capitolo 4. Russia (Marlymasken - Maschera Prokofiev - Maschera dell'Istituto Minerario – Maschera Zelinsky-Kummant – Maschera Awaloff) - Capitolo 5. Stati Uniti (American Small Box Respirator (ASBR) - Corrected English Mask (C.E.M.) – Connell Mask – R.F.K. Mask – A.T. Mask - K.T. Mask - K.T.M. Mask – Filtri) - Capitolo 6. Italia (Maschera Guareschi - Maschera Herlitzka - Maschera Bruni - Maschera a tampone Serono-Trocello - Maschera Ciamician-Pesci - Maschera ad imbuto - Maschera M2) - Capitolo 7. Gli autoprotettori (Germania (Autoprotettore Dräger Tübben 1914 - Heeres-Sauerstoff-Schutzgerät Dräger (HSS Gerät) - Autoprotettore a boccheruola) - Austria-Ungheria - Francia (Apparato Dräger – Apparato Tissot - Apparato Fenzy - Apparato ad oxylithe (Fenzy)) – Gran Bretagna (Proto - Salvus) – Protezione del corpo (Esigenza – Indumenti protettivi) – Protezioni collettive – Protezione degli animali - Bibliografia