Mesopotamia Stampa E-mail

Serhij Žadan

Mesopotamia
Traduzione di Giovanna Brogi e Mariana Prokopovyč


Voland Edizioni, pagg.366, € 18,00

 

zadan mesopotamia  IL LIBRO – Nove personaggi destinati ad assumere di volta in volta un ruolo da protagonista, comprimario o comparsa, attorniati da un'umanità varia, spesso bislacca e dolente, ma sempre alla ricerca di una felicità dai contorni indefiniti che immancabilmente sfugge. Il ritratto a un tempo ironico e spietato di una generazione pronta a tutto, in un'epoca instabile, nei meandri di una città-labirinto, con le sue strade anonime, i cortili, gli androni, le periferie sommerse dalla polvere, le fabbriche, i garage, il fiume. In un paese che fatica a trovare la propria identità, sospeso com'è tra un passato ambiguo e un futuro incerto. Nove racconti collegati a formare un romanzo pieno di ritmo e pulsante di energia – con un contrappunto lirico finale.
  "I protagonisti – scrive, nella Postfazione, Giovanna Brogi - sono nove personaggi maschili dal nome ognuno a suo modo evocativo. Tre di loro rammentano gli evangelisti Giovanni (Ivan), Matteo e Luca. Fomà invece rimanda all'apostolo Tommaso (perché questo è il nome italiano corrispondente, anche se all'inizio dell'omonimo racconto viene detto che in realtà il protagonista si chiama Fima, diminutivo di Efim), non a caso il discepolo di Gesù che non aveva fede senza prove, che per credere ebbe bisogno di toccare la ferita sul costato: Fomà vive di fantasie erotiche, ma confida solo nei conti. Il secondo racconto presenta un adolescenzìale Romeo alla ricerca della sua immaginaria Giulietta, Marat indica l'origine caucasica e l'appartenenza islamica del protagonista, Bob ci rinvia l'immagine grottesca di un sogno americano mal compreso e mal digerito. Se i protagonisti eponimi sono maschili, non meno rilevante è la complessità della condizione femminile e della sua affermazione nel nuovo contesto sociale e culturale. Le donne di Mesopotamia sono coraggiose e tenere, misteriose e protettive, audaci e sensuali, prese fra la straordinaria forza vitale di mogli, madri e amanti e le trappole di un ancora diffuso maschilismo della società ucraina".

  DAL TESTO – "Marat viveva a un centinaio di metri da casa mia, dalla parte del fiume. Tre minuti a piedi. Del resto qui tutto era a portata di mano: il reparto maternità, l'asilo infantile, la scuola di musica, il distretto di leva, i negozi, le farmacie, gli ambulatori, i cimiteri. Si poteva passare la vita senza allontanarsi dalla stazione della metro. E noi facevamo così. Vivevamo nei vecchi quartieri arroccati sopra il fiume, crescevamo in appartamenti rimaneggiati e ridivisi, la mattina uscivamo di corsa dagli ingressi umidi, verso sera tornavamo sotto i tetti disperatamente pieni di buchi che non c'era modo di rattoppare a dovere. Dall'alto vedevamo l'intera città, nei cortili avvertivamo sotto di noi la pietra sulla quale tutto si fondava. D'estate si arroventava e noi sentivamo un gran caldo, d'inverno si congelava e cominciavano i raffreddori."

  L'AUTORE – Nato nel 1974 nell'Ucraina orientale, Serhij Žadan è scrittore, poeta e performer. Salutato come "il Rimbaud ucraino", in narrativa è esploso con il romanzo "Depeche Mode", pubblicato in Italia nel 2008. Vincitore di ventuno premi internazionali, è tradotto in tredici lingue. Polemista e saggista acuto e ironico, è compositore e cantautore, ha creato una band di successo ed è un instancabile ideatore e interprete di progetti culturali multimediali.

  LA CURATRICE - Ordinario di Slavistica alle università di Urbino e Milano, Giovanna Brogi è presidente dell'Associazione Italiana di Studi Ucraini (AISU). Autrice di numerosi lavori su letteratura polacca, russa e ucraina, ha approfondito l'interesse per la letteratura ucraina moderna in un libro sul maggiore poeta romantico ("Taras Ševčenko. Dalle carceri zariste al Pantheon ucraino", 2015) e traducendo "La strada del Donbas" di Serhij Žadan (2016).

  INDICE DELL'OPERA – Parte prima. Storie e biografie – Marat – Romeo – Ivan – Mario – Jura – Fomà – Matteo – Bob – Luca - Parte seconda. Precisazioni e riflessioni – Postfazione, di Giovanna Brogi