L'interesse nazionale: la bussola dell'Italia Stampa E-mail

Alessandro Aresu - Luca Gori

L'interesse nazionale: la bussola dell'Italia

il Mulino, pagg.219, € 20,00

 

aresu interesse  IL LIBRO – L'Italia ha spesso avuto difficoltà nel definire e promuovere l'interesse nazionale. Superare questo limite è urgente, tanto più oggi, quando viviamo un "ritorno" dell'interesse nazionale nelle agende governative e nel dibattito pubblico internazionale. Il libro di Alessandro Aresu e Luca Gori mette insieme la sensibilità dell'analista e quella del diplomatico per indagare le ragioni storiche, politiche e culturali che hanno reso così complesso il nostro rapporto con l'interesse nazionale. Nel volume vengono inoltre messi a fuoco lo scenario di incertezza in cui l'Italia è chiamata oggi a difenderlo e i fondamentali che ne delimitano raggio d'azione e potenzialità.
  Il volume è diviso in tre capitoli, dedicati rispettivamente a "passato", "presente" e "futuro" dell'interesse nazionale dell'Italia.
  Nel primo capitolo, viene affrontata, anzitutto, la portata multiforme e sfuggente della nozione di interesse nazionale, nonché la sua tortuosa evoluzione concettuale. Gli Autori si soffermano, in modo sintetico e selettivo, sulle principali ragioni storiche, politiche e culturali che hanno reso molto complesso, per l'Italia, definire in modo coerente l'interesse nazionale, oltre che sulle strade che il nostro Paese ha provato a intraprendere per sopperire a questo deficit. Nel secondo capitolo, vengono tracciate caratteristiche e prospettive del contesto internazionale - segnato da "grande incertezza" - in cui l'Italia è oggi chiamata a promuovere l'interesse nazionale. Vengono approfonditi i fondamentali culturali, demografici, economici, militari, scientifici e istituzionali dell'Italia. I fattori, in altri termini, che contribuiscono a identificare la parte fissa e di lungo periodo dell'interesse nazionale. Le variabili strutturali da cui la "macchina" dello Stato e il governo pro-tempore devono partire per individuare anche le priorità strategiche di breve termine.
  Nel terzo capitolo, viene esplorato il rapporto tra psicologia e politica estera dell'Italia e quello tra preferenze nazionali e potere negoziale. Vincere la sfida dell'autostima e applicare efficacemente il meccanismo di power conversion sono infatti due passaggi fondamentali per riuscire a trasformare le risorse nazionali in "valore di scambio", aumentando così il peso specifico dell'Italia nello scenario globale.
  A conclusione di questo lavoro, gli Autori propongono un "decalogo" di coordinate politico-culturali con l'obiettivo di contribuire a sgombrare il campo dalle diffidenze, dalle incertezze e dagli equivoci che ancora esistono in Italia sulla nozione di interesse nazionale. Piuttosto che indugiare sugli aspetti di "contenuto" o sui nostri ritardi "culturali", hanno preferito enfatizzare i progressi ancora da compiere sul piano del "metodo", cioè delle categorie concettuali e dei meccanismi di coordinamento che servono per identificare e difendere l'interesse nazionale. In questa chiave, il "decalogo" fissa i punti di riferimento da cui partire per favorirne una definizione sempre più condivisa e un uso più chiaro e consapevole. Per farne uno strumento centrale della strategia internazionale dell'Italia. Senza riserve politiche o mentali.

  DAL TESTO – "L'interesse nazionale è recidivo. Torna infatti con regolarità al centro del dibattito europeo. È stato così all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, quando la fine della Guerra fredda - "scongelando" i blocchi - restituì più autonomia e intraprendenza alla politica estera dei singoli governi. È accaduto di nuovo dopo la crisi economica del 2008, quando i dogmi occidentali su liberismo, globalizzazione e multilateralismo si sono incrinati e lo Stato si è confermato attore chiave nelle dinamiche internazionali.
  "Nella fase che seguì il crollo del Muro di Berlino, anche l'Italia provò a riscoprire l'interesse nazionale, ma non riuscì - privata dei punti di riferimento dalla Guerra fredda e forternente indebolita dalla crisi della Prima repubblica - a farne una bussola condivisa per orientare la sua politica estera. Negli ultimi anni, il tema è stato riproposto con una certa frequenza da alcuni leader politici e in particolare da Paolo Gentiloni, sia nella sua veste di ministro degli Esteri che di Presidente del Consiglio. È inoltre affiorato con regolarità nel dibattito pubblico, senza però che si potessero chiarire le ambiguità e i sospetti che continuano a circondarlo, ad esempio in chi vi vede una maschera per nascondere inconfessabili manovre di "Stati profondi" o di ipotetici "poteri forti". Ambiguità e sospetti che ancora oggi impediscono a parte della nostra classe dirigente e dell'opinione pubblica di "fare pace" con l'interesse nazionale, rivendicandolo come una categoria pienamente legittima, da collocare - senza indugio - tra gli strumenti chiave di indirizzo delle nostre scelte di politica estera."

  GLI AUTORI – Alessandro Aresu è un analista, consigliere scientifico di «Limes» e general manager di «MacroGeo». È autore e curatore di varie pubblicazioni, tra cui "L'ironia della storia americana" di Reinhold Niebuhr.
  Luca Gori è diplomatico di carriera e autore di vari saggi di politica internazionale. Ha prestato servizio nelle Ambasciate d'Italia a Mosca, Washington e nella Rappresentanza italiana presso l'Unione Europea a Bruxelles. Nel 2015 ha pubblicato "L'America allo specchio".