Conversando con Sergio Romano Stampa E-mail

a cura di Stefano Iucci

Conversando con Sergio Romano
L'Europa tra Trump, Putin e Xi


Ediesse, pagg.101, € 13,00

 

iucci conversando  IL LIBRO – L'Europa appare sempre più debole nei confronti delle politiche aggressive degli Usa, della Russia, della Cina e di altre aree del mondo che si contendono gli spazi commerciali, tecnologici e finanziari della globalizzazione. Una situazione che dipende dalla forza degli altri paesi o dalla sua incompiutezza politico-istituzionale? In altri termini, sono più efficienti i regimi non democratici a contendersi gli spazi di crescita nel mondo piuttosto che i paesi con percorsi decisionali plurimi e dialettici?
  Stefano Iucci intervista su questi temi Sergio Romano che, con la sua esperienza di diplomatico prima e di storico della politica oggi, analizza le caratteristiche e le diversità tra Putin, Trump, Xi, inserendole all'interno delle dinamiche presenti in altre aree del mondo per tornare a ragionare sul lungo «guado» in cui l'Europa si trova: le indecisioni strutturali sul suo sistema politico, la mancanza di competenze uniche continentali e il rafforzarsi del sovranismo.
  Sergio Romano è stato ambasciatore alla Nato e, tra il 1985 e il 1989, a Mosca. Ha insegnato a Firenze, Sassari, Berkeley, Harvard, Milano e Pavia. È storico ed editorialista del "Corriere della Sera". Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo "Putin e la ricostruzione della grande Russia" (Longanesi, 2016), "Trump e la fine dell'american dream" (Longanesi, 2017), "Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991" (Solferino, 2018).

  DAL TESTO – "Se veniamo ad anni più recenti, penso che la politica americana in Medio Oriente sia stata avventata e rischiosa. La Guerra fredda ci aveva insegnato ad agire con grande prudenza e a creare sempre dei contrappesi. A un certo punto abbiamo capito che se volevamo davvero impedire l'uso delle armi nucleari, dovevamo renderci vulnerabili al nemico."
  "Se voglio conquistare l'invulnerabilità, suscito nel mio avversario un sentimento di legittima diffidenza. Darà per scontato, infatti, che il giorno in cui sarò invulnerabile potrei colpirlo senza temere le sue reazioni. Se, al contrario, voglio davvero conservare l'equilibrio e la pace, devo accettare di essere vulnerabile. Il trattato sui missili antibalistici del 1979 fissa su carta i criteri e le condizioni di questa reciproca vulnerabilità limitando il numero delle armi anti-missilistiche di cui ciascuno dei due paese poteva dotarsi. Ma a un certo punto George W. Bush mette in discussione l'accordo denunciando il trattato e progettando la creazione di una rete antimissilistica in Europa centrale che coinvolge Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Bulgaria. Ma nessuno si chiede come la pensa Putin, che naturalmente fa di tutto per intralciare l'iniziativa di Bush, seminando zizzania tra i paesi interessati all'iniziativa americana."

  IL CURATORE – Stefano Iucci è nato a Roma il 1966. Laureato in lettere è redattore di "Rassegna Sindacale" – di cui cura in particolare le sezioni lavoro e cultura – e vicepresidente dell'Ediesse, casa editrice della Cgil.

  INDICE DELL'OPERA - 1. L'Europa: l'identità, la politica - 2. La parte di Trump - 3. Putin, lo zar - 4. Se la Cina non fa più paura - 5. Erdoğan l'asiatico - 6. Medio Oriente e Africa: dov'è l'Europa? - 7. Migranti: la costruzione del pericolo - 8. Italia, l'anello debole? - 9. Una «specie» di conclusione