L'islam visuale Stampa E-mail

Anna Vanzan

L'islam visuale
Immagini e potere dagli Omayyadi ai giorni nostri


Edizioni Lavoro, pagg.108 + 32 fotografiche, € 20,00

 

vanzan visuale  IL LIBRO – Nonostante l'opinione diffusa, condivisa tanto da occidentali quanto da moltissimi musulmani, che l'Islam sia una religione iconofoba e abbia pertanto ostacolato l'uso della raffigurazione nelle zone in cui si è espansa, le società musulmane hanno sempre impiegato estensivamente le immagini, tanto a livello popolare quanto nella sfera politica. Anzi, il potenziale delle manifestazioni visuali come affermazione di potere è sempre stato ben compreso e sfruttato dalle élite musulmane fin dall'inizio di questa civiltà.
  Il libro ripercorre diacronicamente alcuni momenti cruciali della storia dell'uso delle arti visive da parte di taluni segmenti delle società musulmane.
  Dopo un accenno alle prime esperienze visuali usate per affermare la legittimità dei regnanti, e all'impiego in tal senso della complessa arte della calligrafia, si affronta l'uso dell'immagine nel mondo iraniano. Quindi, si prendono in esame le esperienze degli Ottomani e dei Moghul nel subcontinente indiano, le due dinastie che, pur autolegittimandosi in base ai principi religiosi dell'Islam, hanno usato estensivamente l'immagine di se stessi, soprattutto i ritratti, a uso personale e istituzionale.
  La ricerca si inoltra poi nel mondo moderno e contemporaneo, dove l'immagine diventa centrale nel processo politico. Un'ampia sezione è riservata all'analisi dell'uso dell'immagine nell'Iran sciita, sia a livello popolare-rituale sia, soprattutto, al suo impiego nell'affermazione e nel consolidamento della rivoluzione islamica.
  Un capitolo è riservato ad alcuni autocrati contemporanei, quali Saddam Hussein e Gheddafi, nonché alle rare figure femminili di leader, e all'uso esteso di immagini con cui hanno tentato di iconizzarsi.
  La parte finale accenna tanto al rapporto tra la negazione dell'immagine e il suo abuso da parte di gruppi terroristici (jihadisti, Da'esh), quanto alla controproposta di nuovi leader religiosi, nonché alla riappropriazione dell'immagine da parte delle popolazioni impegnate ad abbattere i propri regimi durante le cosiddette «primavere arabe».

  DAL TESTO – "La virata medievista di Saddam Hussein giunge, peraltro, dopo un lungo periodo in cui la sua propaganda è rivolta soprattutto al recupero dell'Iraq pre-islamico; Babilonia diventa l'epitome nazionalista irachena, ingenti somme vengono spese per il rispolvero e il restauro del patrimonio archeologico nazionale e si privilegia la cultura assira con un tocco di politica contraria all'identità musulmana. Come altri leader arabi laici, da Nasser ad Assad, Saddam Hussein teme la potenza dell'attrazione all'Islam politico, praticato da gruppi sempre più radicalizzati e contrari al regime, e gioca con la retorica del richiamo nazionale a un glorioso passato libero e totalmente iracheno. Il dittatore di Baghdad allestisce festival che si rifanno ai fasti dell'epoca di Nabucodonosor che non vengono sospesi neppure durante la lunga guerra contro l'Iran per rammentare, al nemico, che ha appena instaurato una teocrazia islamica di stampo sciita e, alla maggioranza dei suoi connazionali che aderiscono allo sciismo, che il potere è suo, un arabo, sunnita, ma, soprattutto, erede diretto del grande impero babilonese [...]."

  L'AUTRICE – Anna Vanzan, iranista e islamologa, insegna Storia e cultura del Medio Oriente all'Università di Pavia. Autrice di numerose pubblicazioni, con Edizioni Lavoro ha pubblicato "La storia velata" (2006) e curato "Tre donne. Racconti dall'Iran", di Goli Taraghi (2009), "Le rose di Persia. Nove racconti di donne iraniane" (2015) e "Memorie dall'harem imperiale persiano", di Taj as-Soltaneh (2017). Nel 2017 è stata insignita dal Mibact del premio alla carriera per la traduzione e diffusione della cultura persiana in Italia.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Capitolo primo. Finti aniconismi e genesi del visuale (Aniconismo o iconofilia? - Genesi del visuale: Achemenidi e Sasanidi - Immagini verso Oriente: Abbasidi, dinastie provinciali e Fatimidi - Il potere della scrittura) - Capitolo secondo. Le nuove classi dirigenti scoprono la cultura visuale (Lo «scandalo» iraniano - I Safavidi, ovvero l'arte dell'autorappresentazione - Religione e propaganda - Il ritratto come autoaffermazione - Dal ritratto alla foto: conferma e autopromozione – Peculiarità del caso iraniano) - Capitolo terzo. L'era moderna (La rivoluzione iraniana, ovvero l'apice della cultura visiva come mezzo di propaganda - Repetita iuvant: manenere lo status quo attraverso la cultura visuale) - Capitolo quarto. Fabbricare la propria immagine, creare consenso: da Mu'ammar Gheddafi a Seyed Hasan Nasrallah (Mu'ammar Gheddafi o l'arte del travestimento – Dagli Hezbollah a Nasrallah: come un gruppo si fa leader - A proposito di donne: breve incursione di alcune leader politiche) - Capitolo quinto. Visual Islamists: come nuovi gruppi ed élite politiche usano il visuale (Visual del terrore - Lotta per l'autorità attraverso l'immagine – Il controllo dell'immagine: dai regimi dittatoriali ai cittadini - Qualche considerazione finale) – Glossario - Riferimenti bibliografici