Senza paradiso Stampa E-mail

Doralice Fabiano

Senza paradiso
Miti e credenze dell'Aldilà greco


il Mulino, pagg.278, € 20,00

 

fabiano paradiso  IL LIBRO – In che modo gli antichi Greci si immaginavano l'aldilà? In una religione senza dogma come quella greca antica, molteplici risposte sono possibili. Nel darne conto, il libro mostra innanzi tutto come i Greci costruivano l'identità del morto, definendone i tratti esteriori, il cibo e lo spazio a lui riservati. Entriamo poi in contatto con un gruppo di racconti mitici che riguardano gli individui puniti per sempre nell'aldilà, in una dimensione priva di paradiso: alcuni celebri (Sisifo, Tantalo e le Danaidi), altri meno conosciuti, come il povero Ocno, costretto a intrecciare una corda eternamente divorata da un'asina, o come coloro che non erano stati iniziati ai misteri di Eleusi, immersi per sempre nell'immenso lago di fango degli inferi.
  Il primo capitolo si occupa dei «corpi sostitutivi» con cui il defunto è rappresentato una volta che è privato dalla morte della sua fisicità. Il primo di essi è senza dubbio il cadavere, un corpo che opera una transizione da un mondo all'altro attraverso la complessa procedura dei riti funebri. Il secondo è la psukhē, cioè la componente incorporea dell'individuo che sopravvive nell'aldilà.
  Il secondo capitolo tratta invece l'aspetto più propriamente rituale per mezzo del quale i vivi interagiscono con il mondo dei defunti. Se infatti normalmente i vivi e i morti fanno parte di due dimensioni separate, talvolta essi sono chiamati a incontrarsi: in questi casi i Greci sentono il bisogno di costruire questi momenti di contatto secondo il modello delle pratiche di ospitalità in uso nel mondo dei vivi, ma cercando di evitare il più possibile una prossimità eccessiva e utilizzando perciò forme di commensalità che si possono definire per questa ragione come «asimmetriche». Analizzando meticolosamente le diverse tipologie di cibo offerto in queste circostanze e la sua modalità di consumazione, è possibile comprendere il modo in cui grazie alle pratiche rituali il defunto può essere ammesso sia pur temporaneamente nella società dei vivi.
  Nel terzo capitolo, viene delineato un quadro geografico degli spazi oltremondani che accolgono l'individuo dopo la morte. Il paesaggio greco dell'Hades, avvolto nelle tenebre resta per lo più misterioso. L'elemento maggiormente menzionato è il suo confine, talvolta immaginato come un fiume vorticoso e talvolta come una palude melmosa e immobile. Si tratta di due declinazioni differenti del limite tra il mondo dei vivi e quello dei morti che svelano due concezioni diverse del rapporto tra le dimensioni, intese come radicalmente separate o come invece prossime. I paesaggi idilliaci che attendono pochi privilegiati sono invece dislocati al di fuori della dimensione sotterranea, respinti ai confini del mondo conosciuto, in spazi dove si può pensare una condizione umana esente da sofferenza e morte.
  Il quarto capitolo rimette in questione la categoria di «giudizio oltremondano» nell'aldilà greco. Viene sottolineata la debolezza dell'idea di retribuzione oltremondana e la scarsa presenza di un immaginario giudiziario nell Hades. L'idea che l'individuo possa ricevere premi o punizioni dopo la morte costituisce solo una delle rappresentazioni del mondo dei morti, non necessariamente la più importante. Per la natura stessa della religione greca, caratterizzata dall'assenza della nozione di dogma, tali rappresentazioni sono molteplici e non necessariamente coerenti, mentre la necessità di «credervi» o meno è articolata in modo molto differente rispetto alle cosiddette religioni del libro.
  Nel quinto capitolo, si incontrano finalmente i personaggi che subiscono un castigo nell'aldilà, trattati ciascuno in un paragrafo distinto, poiché le loro storie non sono in genere interrelate. Tantalo, condannato a fame e sete perpetua, e Issione, legato a una ruota in continuo movimento, costituiscono una prima coppia problematica, perché il loro castigo può essere collocato sia nell'Hades sia in una dimensione celeste (variamente interpretata come Olimpo o come zona intermedia tra il cielo e la terra). Tali oscillazioni spaziali inducono a ripensare la nozione di castigo infero, perché mostrano che la punizione può avere luogo in un altro spazio, quello celeste, che come l'Hades, è caratterizzato da una temporalità eterna, profondamente diversa da quella che vige nel mondo dei vivi. Sisifo, condannato a spingere lungo un pendio un masso che ritorna sempre a valle, rappresenta la punizione forse più emblematica, che riflette alla perfezione uno dei modi con cui gli Antichi possono pensare l'aldilà, come una dimensione che «lega» e «blocca» chiunque vi entri. I non iniziati ai misteri di Eleusi e le Danaidi, affaccendati intorno a una giara forata che si affannano inutilmente a riempire, rilevano invece di una dimensione più domestica e quotidiana. Attraverso la storia dei proverbi che li riguardano emergono le metafore economiche e cognitive che sono alla base della potente immagine del vaso impossibile da riempire. La sorte poco invidiabile del misterioso Ocno (intrecciare una corda che un asino alle sue spalle divora) è spiegata in vari modi, ma risulta evidente che in tutti i casi le fonti antiche cercano di interpretare secondo la tecnica dell'argumentum un'immagine particolarmente diffusa nell'iconografia, scegliendo la spiegazione più funzionale al contesto nel quale essa è inserita.

  DAL TESTO – "Le fonti che abbiamo citato, cronologicamente piuttosto omogenee, suggeriscono con una certa verosimiglianza che i Greci in età classica non «credono» a un giudizio nell'Hades nel modo in cui noi moderni interpretiamo questa parola, come fede in un dogma. Per apprezzare ancora di più le differenze tra queste due concezioni, è inoltre utile notare che la pístis umana relativa all'aldilà non si fonda solo sulla persuasione esercitata da determinati racconti, ma anche su una riflessione che nasce dall'aspetto più propriamente rituale del rapporto con i defunti. Così sembra suggerire un passo della Consolazione alla moglie di Plutarco, scritta intorno al 90 d.C. per confortare la consorte del dolore causato dalla perdita della piccola Timossena, di appena due anni. Lo scrittore esorta la moglie a pensare che la scomparsa della figlia non deve essere motivo di tristezza: la morte l'ha strappata alla vita prima che potesse provare alcun dolore e l'ha destinata a una vita migliore. Questa convinzione (pístis), per la quale esiste una vita migliore dopo la morte, secondo Plutarco, è sostenuta dalle stesse usanze funebri che limitano le manifestazioni di cordoglio per i bambini."

  L'AUTRICE – Doralice Fabiano è ricercatrice in Storia delle religioni all'Università di Ginevra ed è autrice di numerosi contributi sulla religione e la mitologia greca; ha curato con Philippe Borgeaud «Perception et construction du divin dans l'Antiquité» (2013).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Parte prima: Rappresentare l'invisibile - I. Dare corpo alle ombre (1. Sostituzioni - 2. Il cadavere, un oggetto sociale in transizione - 3. Senz'anima - 4. Identità visuali - 5. Sguardi asimmetrici - 6. Per interposta persona) - II. Il cibo dei morti (1. Un corpo da nutrire - 2. Felici, ricchi, potenti - 3. Placare e rigenerare - 4. Cibo dei morti, cibo degli «altri» - 5. Astuzie della commensalità - 6. Ospiti indesiderati - 7. Briciole sotto la tavola - 8. Mangiare avanzi) - III. L'isola che non c'è (1. Punti di vista - 2. In un paese lontano lontano... - 3. Isole occidentali - 4. Frontiere d'acqua. Paludi... - 5. ...e sorgenti - 6. Uno spazio disorientante) - Parte seconda: Le punizioni infere - IV. Un giudizio non universale (1. «Non temo che tu sfugga al castigo, ma di non vedere io quel giorno!» - 2. I Greci «credevano» a un giudizio nell'aldilà? - 3. Scappatoie giudiziarie - 4. I processi oltremondani dell'Atene classica) - V. Delitti e castighi (1. Le punizioni infere: una breve presentazione - 2. Ritorno alla Nékuia - 3. Tantalo tra Hades e Olimpo - 4. Sisifo l'astuto - 5. Senza compimento: vicende dei non iniziati negli inferi - 6. La giara delle Danaidi - 7. Ocno, una punizione per immagini) - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi