La sinistra italiana e gli ebrei Stampa E-mail

Alessandra Tarquini

La sinistra italiana e gli ebrei
Socialismo, sionismo e antisemitismo dal 1892 al 1992


il Mulino, pagg.312, € 22,00

 

tarquini sinistra  IL LIBRO – Questo libro ricostruisce i rapporti fra la sinistra italiana e gli ebrei, dal 1892, quando nacque il Partito socialista, al 1992, anno in cui gli eredi della tradizione marxista lasciarono spazio ad altri e diversi soggetti. La sinistra italiana, certo, non morì quell'anno, ma i partiti che si richiamavano alla storia del socialismo e del comunismo, quelli che diedero vita alla cosiddetta Prima Repubblica, si dissolsero o iniziarono un nuovo percorso, di fronte alla grave crisi della politica italiana. Tra l'altro, nel 1991, la guerra del Golfo modificò radicalmente lo scenario mediorientale. Per questo l'Autrice ha scelto di terminare la storia del rapporto fra la sinistra e gli ebrei all'inizio degli anni Novanta.
  I protagonisti del volume sono le donne e gli uomini che, in nome del socialismo di matrice marxista, aderirono ad alcune delle più importanti organizzazioni di massa del Novecento. E gli interrogativi a cui l'Autrice cerca di rispondere sono i seguenti: chi sono stati e chi sono gli ebrei per i socialisti? Sono oppressi, e quindi insieme a tutti gli sfruttati del mondo partecipano alla lotta per l'avvento di una nuova civiltà, oppure ostacolano la realizzazione del socialismo? Accanto alla storia dei partiti, nella trattazione hanno ampio spazio gli intellettuali che vissero a stretto contatto con la politica. Da questo punto di vista, la rappresentazione dell'antisemitismo, del sionismo e del conflitto arabo-israeliano, negli scritti degli storici, dei filosofi e dei sociologi, ma anche nel cinema, nei romanzi e nella produzione della cultura di massa, aiuta ad approfondire la ragione delle scelte politiche. Nell'arco di un secolo, a delinearsi è una storia di relativa sottovalutazione della questione ebraica.
  Il volume si compone di sei capitoli e non è diviso in modo omogeneo: nei primi due, i più brevi, vengono presi in esame i rapporti fra la sinistra italiana e gli ebrei dal 1892 al 1948; e quindi di ciò che accadde nell'Italia liberale, quando maturarono le questioni teoriche più rilevanti sull'antisemitismo e sul sionismo, e durante il fascismo, quando la sinistra, costretta alla clandestinità dal 1926, si trovò di fronte alle leggi razziali. Negli altri quattro capitoli, decisamente più lunghi, viene affrontato il cinquantennio successivo. Questa disomogeneità dipende da diversi fattori: dalla fine della Seconda guerra mondiale, i partiti della sinistra ebbero un ruolo che non avevano avuto nella politica e nella società italiana nella prima parte del Novecento e che, ovviamente, non poterono avere durante il regime fascista; dopo la nascita dello Stato di Israele, il conflitto arabo-israeliano divenne un tema decisivo del dibattito pubblico e nei rapporti fra i vari esponenti del socialismo di matrice marxista e gli ebrei; dai primi anni Sessanta, inoltre, la riflessione sull'antisemitismo, sia sulla persecuzione operata dai regimi totalitari, sia sui nuovi fenomeni di intolleranza, acquistò una dimensione inedita entrando a far parte della discussione pubblica, della memoria collettiva e della cultura di massa; in quel periodo maturò la distanza fra i due maggiori partiti della sinistra che si incamminarono, da allora e per sempre, verso strade diverse. Dunque, dal 1948 al 1992, il rapporto fra il variegato mondo socialista e comunista e gli ebrei ha prodotto molte più fonti di quante ve ne siano per il periodo precedente.

  DAL TESTO – "Gli anni Settanta segnarono il momento peggiore nella storia dei rapporti fra la sinistra e gli ebrei, sia dal punto di vista della politica internazionale, sia da quello della riflessione sull'antisemitismo. Già dalla metà del decennio precedente, in America e in Europa, molti intellettuali avevano svolto analisi durissime sulla società di massa. Rappresentando sé stessi come la parte buona di un mondo non corrotto dal consumismo, molti di loro avevano abbandonato il marxismo ortodosso per approdare a nuove forme di critica radicale. Fra gli esponenti della tradizione socialista si diffuse l'idea che la società capitalista fosse capace di manipolare le masse con la propaganda e di creare una falsa coscienza, come avevano sostenuto i teorici della Scuola di Francoforte negli anni Cinquanta e come affermava Herbert Marcuse, le cui opere principali si diffusero in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta ed ebbero una grande affermazione."

  L'AUTRICE – Alessandra Tarquini insegna Storia contemporanea alla Sapienza Università di Roma. Con il Mulino ha pubblicato «Il Gentile dei fascisti. Gentiliani e antigentiliani nel regime fascista» (2009), «Storia della cultura fascista» (ed. 20162) e ha curato il «Carteggio Croce-Tilgher» (2004).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Prologo. I socialisti europei e la questione ebraica dal 1791 al 1892 - I. Le origini del problema (1. Socialisti ed ebrei nell'Italia liberale - 2. Il dibattito sull'antisemitismo e il contributo di Cesare Lombroso - 3. L'Affaire Dreyfus e la persecuzione antiebraica nel mondo - 4. Il Psi e la Seconda Internazionale contro il sionismo - 5. La lezione di Georges Sorel e i sindacalisti rivoluzionari) - II. L'inadeguatezza della sinistra (1. I socialisti e il sionismo dopo la Grande guerra - 2. Il Psi contro la dichiarazione Balfour - 3. Il mito e il ruolo dell'Urss - 4. La sinistra di fronte alle leggi razziali - 5. I comunisti da Gramsci a Togliatti - 6. I socialisti massimalisti - 7. I socialisti riformisti - 8. Giustizia e Libertà - 9. Le prime testimonianze della Shoah) - III. Un'amicizia precaria (1. I partiti di sinistra nei nuovi scenari internazionali - 2. La nascita di Israele e il conflitto del 1948 - 3. La rappresentazione dei kibbutzim - 4. Un'amicizia precaria - 5. La riflessione degli intellettuali marxisti - 6. La cultura di massa: il cinema e i fumetti - 7. La memoria della Shoah - 8. Fra antisionismo e antisemitismo - 9. La crisi di Suez - 10. 1958: il primo decennale del nuovo Stato) - IV. La scoperta degli ebrei (1. Una nuova sensibilità da Genova al centro-sinistra - 2. Il processo Eichmann e l'era del testimone - 3. Il contributo di uno storico di sinistra - 4. La letteratura racconta Auschwitz - 5. Il Psi scopre Israele - 6. Il Pci e i compagni del Maki - 7. La guerra dei Sei giorni e lo scontro fra le sinistre - 8. I socialisti al governo - 9. Le riflessioni degli intellettuali sul conflitto arabo-israeliano - 10. 1968: il ventennale di Israele - 11. L'Internazionale Socialista e la battaglia contro l'antisemitismo in Urss) - V. La crisi (1. La crisi dei rapporti fra la sinistra italiana e gli ebrei - 2. La discussione nel movimento studentesco e nei gruppi extraparlamentari - 3. Il Pci, il conflitto mediorientale e la guerra del Kippur - 4. I comunisti e l'antisemitismo - 5. Uno Stato sionista e razzista - 6. I socialisti amici di Israele - 7. E gli intellettuali? - 8. W la Rai - 9. 1978: il terzo decennale dello Stato ebraico) - VI. Grandi speranze (1. Le sinistre e lo scenario del Medio Oriente - 2. La guerra del Libano - 3. Gli intellettuali di sinistra - 4. La svolta di Bettino Craxi - 5. 1988: quarant'anni di Israele - 6. Dal Pci al Pds - 7. Il dibattito sull'antisemitismo) – Conclusioni – Ringraziamenti - Indice dei nomi