Clausewitz, guerra e incertezza Stampa E-mail

Federico Dalpane

Clausewitz, guerra e incertezza

Clueb Editrice, pagg.191, € 15,00

 

dalpane clausewitz  IL LIBRO – Leggere Clausewitz significa interrogarsi sulla razionalità politica della guerra e sul ruolo di guerre ed eserciti nel processo di formazione dello Stato moderno e oltre. Ma significa anche volgersi a guardare la guerra come azione umana che esalta all'estremo uno dei tratti costitutivi della condizione umana: l'incertezza. Nonostante tutti gli sforzi di previsione e pianificazione, in guerra ogni cosa è inevitabilmente ed anzi necessariamente incerta; anche gli ostacoli di natura prettamente materiale, pure quelli non dipendenti dall'interazione con il nemico, diventano rilevanti proprio in quanto si traducono in carico psicologico per il generale-decisore. E le conseguenze dell'incertezza in guerra sono enormemente più rovinose che in altri ambiti. Tuttavia, mai il generale potrà rifiutarsi di decidere per attendere passivamente il corso degli eventi.
  Tra il rigido determinismo meccanicistico e il radicale scetticismo circa la possibilità di una teoria strategica che costituiscono i due poli del pensiero militare in epoca moderna, Clausewitz perviene all'elaborazione di una teoria che salva insieme una realistica visione della realtà materiale della guerra e la 'creativa' libertà del generale in quanto soggetto agente. Questo approccio interpretativo, che intende valorizzare la trattazione clausewitziana della guerra come combattimento, propone così uno sguardo 'dal basso' anche alla nota soluzione di Clausewitz al problema del rapporto tra guerra e politica.

  DAL TESTO – "Le organizzazioni militari di ogni tempo perseguono, accanto al mito dell'onniscienza, il mito dell'invulnerabilità, la condizione ideale di poter infliggere danni senza subire perdite. E peraltro tutti questi tentativi sono non soltanto illusori e destinati nella pratica a fallire, poiché anche gli avversari adottano ben presto le stesse innovazioni tecnologiche (del resto Clausewitz fonda la sua teoria sul caso di eserciti più o meno equivalenti), ma anche assurdi, poiché toglierebbero la guerra ed instaurerebbero al suo posto lo sterminio a sangue freddo. La guerra, infatti, nelle prime righe di Della Guerra è definita non come un mero uso della violenza organizzata, ma come duello. In mancanza di ciò, una simile attività non starebbe nemmeno più in alcuna relazione con la politica. Non si può già chiamare politica la violenza sugli inermi, e non perché è disonorevole e ripugnante, ma perché, perso il suo carattere di mezzo, la violenza diventa allora fine a se stessa e gratuita; e perde così pure il suo carattere comunicativo, dal momento che l'aggressore non si attende altro comportamento dal soccombente che scomparire. Così vediamo che un'ulteriore fonte dell'incertezza nella guerra è il fatto che la sua essenziale natura di reciprocità vanifica i continui sforzi di previsione e di pianificazione."

  L'AUTORE – Federico Dalpane (Mantova, 1969) ha studiato Scienze Politiche all'Università di Bologna e alla Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento "S. Anna" di Pisa. È titolare di un assegno di ricerca presso il corso avanzato di Storia delle dottrine politiche nella Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna.

  INDICE DELL'OPERA - Premessa – Introduzione. L'incertezza e l'essenza della guerra - Capitolo I. Aspetti dell'arte militare dalla guerra dei Trent'anni a Carl von Clausewitz - Capitolo II. La Rivoluzione francese e la guerra - Capitolo III. Il combattimento e la sua dinamica - Capitolo IV. La guerra e la natura umana - Capitolo V. Piccola guerra e guerra di popolo - Capitolo VI. Il comandante e la macchina - Bibliografia