Lo zar di vetro. La Russia di Putin Stampa E-mail

Stefano Caprio

Lo zar di vetro
La Russia di Putin


Jaca Book, pagg.304, € 20,00

 

caprio zar  Stefano Caprio, docente di teologia presso l'Istituto di Scienze Religiose "Giovanni Paolo II", traccia in questo saggio un bilancio del ventennio putiniano, delineando anche le prospettive future della Russia.

  La Russia di Putin – spiega l'Autore – "vuole anzitutto ricucire lo strappo della fine dell'impero sovietico, che ha cancellato tutta la sua grandezza non solo geo-politica ed economica, ma anche ideologico-culturale. La transizione dall'ateismo militante alla rinnovata Ortodossia militante, la cosiddetta "rinascita religiosa", è il fenomeno più significativo e contraddittorio dell'ultimo trentennio; mai, in nessun Paese del mondo, era avvenuto un simile fenomeno di perdita e riacquisto della fede".

  La prima fase del putinismo è stata "piuttosto dimessa: doveva scontare l'enorme carico debitorio nei confronti dell'Occidente accumulato negli anni di El'cin, e riorganizzare il sistema del Paese a livello politico, economico e sociale". Fondato sulla "verticale del potere", il corso inaugurato da Putin sosteneva la ricostruzione e "l'emancipazione dell'economia russa dalla dipendenza dei meccanismi della globalizzazione in corso" sfruttando le risorse energetiche del Paese.

  La seconda fase – che coincide con il ritorno di Putin alla presidenza nel 2021, dopo la parentesi di Medvedev – è invece caratterizzata da una politica "diversa, più attiva, soprattutto in campo internazionale, ma anche per rianimare una popolazione che, per tradizione russa, si adagia facilmente alla passività, in una fase demografica di preoccupante calo".

  In questo periodo, non sono mancate turbolenze e tensioni, sfociate anche in aperto conflitto come quello tra l'oriente e l'occidente dell'Ucraina a partire dal 2014. Per Putin è stata l'occasione di "entrare in una dimensione intima della coscienza slava orientale, inaccessibile agli europei e agli americani".

  Il 18 marzo 2014 è una data storica che segna il ritorno della Crimea alla madrepatria russa. "La Crimea – spiega l'Autore – è il cuore di tutto il conflitto russo-ucraino, e si potrebbe dire della tensione storica tra Oriente e Occidente del continente eurasiatico, di cui costituisce l'ombelico culturale e geografico".

  Nel libro, si parla anche del filosofo eurasiatista Aleksandr Dugin, definito come "una specie di patriarca "rosso-bruno"", la cui ideologia – il "duginismo" – sarebbe (al pari del putinismo) "piuttosto in declino alla fine del ventennio, vista come forma estrema di "nazionalismo ortodosso" e guardata con sospetto anche dai vertici ecclesiastici del patriarcato di Mosca, ad eccezione del "padre spirituale" di Putin, il metropolita di Pskov Tikhon (Ševkunov)". Quest'ultimo rappresenta "l'ala più radicale e intransigente dell'Ortodossia nazionale, quella che si riferisce piuttosto ai monaci e agli starcy, che non all'istituzione patriarcale con le sue strutture pastorali".
  
  Nel ventennio putiniano, la Chiesa Ortodossa russa "ha recuperato il proprio ruolo accanto al potere dello Stato". Ciò è avvenuto "soprattutto dopo l'avvicendamento pastorale tra Alekseij II e Kirill". "Pur professando formalmente la separazione tra i due poteri, iscritta nella costituzione eltsiniana del 1992 – osserva Caprio -, la "nuova sinfonia" si è chiaramente sviluppata fin dall'inizio della presidenza di Vladimir Putin nel 2000: in quell'anno giubilare del cristianesimo, il patriarcato ha riunito il Sinodo dei vescovi, celebrando simbolicamente la canonizzazione dell'ultimo zar Nicola II, riconnettendo la storia della Chiesa russa alla storia precedente al "giogo sovietico". Il nuovo zar della "verticale del potere" non poteva che sostenere il ruolo della Chiesa, lasciandosi ispirare dal suo magistero per la rinascita di una Russia orgogliosamente legata alla propria anima e alla samobytnost' eurasiatica, che manifesta la superiorità morale dell'Oriente sull'Occidente".

  Nell'appendice del volume è riportato il testo della Costituzione della Federazione russa, preceduto da un saggio di Giovanni Codevilla che analizza la riforma costituzionale del 2020.