Il Sommo italiano Stampa E-mail

Fulvio Conti

Il Sommo italiano
Dante e l'identità della nazione


Carocci Editore, pagg.244, € 18,00

 

conti sommo  IL LIBRO – Il precursore dell'unità italiana, simbolo principe dell'identità nazionale, amato dai patrioti romantici e dai fascisti. Il ghibellino fustigatore della Chiesa, bandiera dell'Italia laica. Ma anche il Dante guelfo capace di incarnare l'idea di una cattolicità trionfante. Infine, il Dante pop del cinema, della pubblicità, dei fumetti, icona polisemica del nostro tempo, punto di riferimento incredibilmente attrattivo anche nell'età di internet e della globalizzazione. Le declinazioni che il mito di Dante ha avuto dal Settecento a oggi ci aiutano a capire qual è stata l'evoluzione del sentimento patriottico. Il poeta ha incarnato la passionalità e la forte contrapposizione politica che caratterizzano la storia del nostro paese nel lungo periodo. Dante ha unito, ma al tempo stesso ha diviso. In ogni caso, mai ha lasciato indifferenti le molte anime della nazione.
  Il volume racconta la lunga parabola del culto e dell'uso pubblico di Dante dalla fine del Settecento ai giorni nostri. Cerca di coglierne le dinamiche, gli aspetti distintivi, le linee di cesura, ripercorrendo il modo con cui il Poeta è stato utilizzato, negli ultimi tre secoli, per declinare l'identità della nazione.

  DAL TESTO – "Il fascismo ebbe gioco facile nell'ascrivere il poeta fiorentino fra i massimi simboli identitari della nazione e del regime stesso. Fin dal 1921 con la marcia su Ravenna degli squadristi guidati da Italo Balbo e Dino Grandi, in occasione delle celebrazioni del 700° anniversario della morte del poeta, il movimento mussoliniano dimostrò inequivocabilmente di voler mettere le proprie mani su Dante e su tutto ciò che egli incarnava. E non è privo di significato che nell'aprile 1945, quando la Repubblica di Salò era prossima al crollo, Alessandro Pavolini, uno dei gerarchi rimasti più fedeli al duce, abbia addirittura coltivato l'idea folle di dissotterrare le ossa di Dante per portarle nel Ridotto alpino repubblicano della Valtellina e farne il nume tutelare dell'estremo sacrificio delle camicie nere. Mussolini non ebbe bisogno durante il Ventennio di forzare la mano per enfatizzare il mito dantesco: ciò che aveva ereditato dall'Italia liberale, in termini di ben codificate ritualità e liturgie politiche, era più che sufficiente. Il fascismo accentuò semmai la connotazione cattolica del poeta per eleggerlo a emblema principe della svolta conciliatorista del 1929 e utilizzò le acquisizioni di alcuni antropologi, dopo la ricognizione condotta sui suoi resti mortali nel 1921, per esaltarne l'appartenenza alla «stirpe mediterranea»."

  L'AUTORE – Fulvio Conti è professore ordinario di Storia contemporanea all'Università di Firenze, dove presiede la Scuola di Scienze politiche "Cesare Alfieri".

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - 1. Il Dante dei romantici (Il revival di fine Settecento - Tra Foscolo e Mazzini - «L'Omero dei tempi moderni» - Tre monumenti e un ritratto ritrovato - Il viaggio dantesco) - 2. Il centenario del 1865 (Prove generali: la celebrazione di Galileo - Incarnare il simbolo dell'italianità - L'orgoglio nazionale nella Firenze capitale - Dantis Ossa - La festa italiana) - 3. La "dantomania" dell'età liberale (Dante in cattedra - Culto pubblico e devozione privata - La statuaria dantesca - Il mausoleo, la lampada e l'ampolla - Monoteismo dantesco) - 4. Il culto nell'Italia fascista (La guerra di Dante - I dubbi di Croce, l'entusiasmo dei cattolici - Per Dante, eja, eja, alalà! - Ufficialità, rievocazioni storiche, cinema - «Italiano di sangue e di stirpe») - 5. Da simbolo nazionale a icona globale (Il mito in filigrana - «Un bene universale» - Altissimi cantus dominus - «Date Dante al popolo» - Dante pop - Ancora un uso pubblico di Dante?) – Note - Indice dei nomi