Oliver Cromwell Stampa E-mail

Anatolij Lunačarskij

Oliver Cromwell
Melodramma con testo russo a fronte
Cura e traduzione di Cesare G. De Michelis


Stilo Editrice, pagg.264, € 16,00

 

lunacarskij cromwell  IL LIBRO – Il melodramma storico "Oliver Cromwell" (1919) di Anatolij Lunačarskij (1875-1933), Commissario del popolo per l'Istruzione del primo Governo sovietico, è uno dei testi più significativi dei 'misteri rivoluzionari' dell'Ottobre teatrale. La proiezione ideale della rivoluzione inglese del '600 su quella bolscevica dell'Ottobre 1917 nasce sulla scorta d'una visione storiografica stabilizzata dal succedersi delle Rivoluzioni in Europa: quella puritana attrasse Lunačarskij anche per via della sua tendenza a vedere nel socialismo una nuova 'religione' dell'Umanità. Un rinnovato esercizio di teopoiesi, nel quale s'intrecciano motivi politici, sociali e culturali (inclusa una nota di massoneria). La singolare figura intellettuale e politica dell'Autore, che ebbe con Lenin e col Partito bolscevico uno stretto rapporto sempre nutrito di discussioni teoriche, e la valenza storica del suo Eroe, indussero la rappresentazione del testo – ormai semidimenticato – in Cecoslovacchia, il 3 novembre 1967 a cinquant'anni dalla Rivoluzione russa, nell'autunno in cui il malumore crescente del mondo intellettuale céco sarebbe sfociato di lì a poco (5 gennaio 1968) in quella che prese il nome di 'Primavera di Praga'.
  Secondo il Curatore, quest'opera di Lunačarskij, pur rappresentando un episodio importante nella vicenda del teatro rivoluzionario, non è da annoverare tra i capolavori – né letterari né teatrali - del Novecento russo". Essa ha nondimeno "un suo nerbo espressivo che ha faticato a farsi apprezzare rispetto alle valutazioni dettate da intenti contenutistici, marcatamente ideologici. Poca attenzione è stata prestata alla natura espressiva e concettuale di un impianto che deriva dalle forme del 'teatro storico' coinvolto nelle condizioni dell'ottobre teatrale, di cui l'Autore si sentiva a ragione esponente di riferimento".
  Il melodramma di Lunačarskij fu letto in pubblico il 27 ottobre 1919 al Teatro di Mosca e il 7 marzo 1920 alla casa della Stampa; venne pubblicato l'anno stesso".
  "Nel complesso – aggiunge De Michelis - il Cromwell non è, a parer mio, un'azione scenica allegorica, anche se è improntato a una chiara finalità metaforica, d'intenzione storico-politica: è volto piuttosto a una visione allusiva dell'evento rivoluzionario, che in alcuni passaggi culminanti diviene simbolica. In altri termini: in qualche modo recupera la natura di 'mistero' (in fondo, aveva ragione M. Aldanov) che non si risolve in una piatta corrispondenza storico-ideologica tra i fatti del 1646-1658 e quelli innescati dall'ottobre (7 novembre) 1917, ma si sostanzia della prospezione metastorica di un'agognata 'liberazione dell'uomo dallo sfruttamento dell'uomo' (come è poi andata a finire, e a quale prezzo, è tutta un'altra storia)."
  Questa è la prima edizione italiana della pièce di Lunačarskij. Nella prefazione alla raccolta delle sue opere teatrali del 1923, dopo aver ricordato che la stesura del Cromwell risale all'estate del 1919, «durante la sua missione al fronte», Lunačarskij sosteneva che il melodramma era stata tradotta in inglese e che «il compagno Marchand» stava approntando quella francese: ma né l'una né l'altra risultano dai cataloghi delle edizioni a stampa.

  DAL TESTO – "Richard, sono malato. Non ho molto da vivere. Senti: quando è morto tuo fratello maggiore, il dolore mi ha attanagliato il cuore. Ero tanto triste da non poter più vivere. Ho caricato la pistola. Dick, ho anche aperto per l'ultima volta il Vangelo, com'è mia abitudine. Ed ecco quel che ho letto: «Posso compiere ogni cosa con l'aiuto di Cristo, perché è lui che mi fortifica». Sono parole dell'apostolo Paolo, nell'epistola ai Filippesi, capitolo IV, versetto 13. Sono le mie parole predilette, per cui le pronuncio di rado. Cristo allora m'ha soccorso. In verità queste parole allora mi hanno salvato, giacché la morte d'un figlio è stata per me una pugnalata al cuore. (Pausa) Adesso la mia Brigitta è scomparsa, la mia cara, la mia colonna... è morta tra una sofferenza tremenda del corpo e in un panico spirituale per me strano, io mi ripeto sempre queste parole: posso compiere ogni cosa, tutto, tutto, con l'aiuto di Cristo... Come Oliver sono morto, ma devo vivere come Protettore. L'uomo è generato per servire la collettività. Ho fatto molti errori. Sia in gioventù che dopo. Ma non avete nulla da vergognarvi per vostro padre, Dick. Ah, se tu capissi che il momento richiede consapevolezza."

  IL CURATORE - Cesare G. De Michelis (Roma, 1944) è professore emerito di Letteratura russa dell'Università di Roma 'Tor Vergata', dove ha insegnato per trent'anni, dopo un decennio all'Università di Bari. Si è occupato di cultura russo-antica ("La Valdesìa di Novgorod", 1993) e di quella moderna e contemporanea, dal Settecento al Novecento. Ha curato la prima edizione mondiale del poemetto licenzioso giovanile di Puškin "L'ombra di Barkov" (1990) e ha steso i capitoli suIl'Età d'argento della "Storia della civiltà letteraria russa" (1997). Ha poi condotto una ricostruzione innovativa dei 'Protocolli dei Savi di Sion' ("Il manoscritto inesistente", 2004, tradotto in inglese e in russo) e ha ricostruito i rapporti tra il futurismo italiano e quello russo ("L'avanguardia trasversale", 2009). Ha affiancato alla ricerca un'intensa attività di traduttore (Puškin, Gogol', Dostoevskij, Tolstoj, Brjusov, Blok, Pasternak, Sklovskii) e pubblicistica, collaborando per trent'anni alla pagina culturale de «la Repubblica».