Repubbliche atlantiche Stampa E-mail

Antonino De Francesco

Repubbliche atlantiche
Una storia globale delle pratiche rivoluzionarie
(1776-1804)


Raffaello Cortina Editore, pagg.216, € 19,00

 

defrancesco repubbliche  IL LIBRO – Tra il 1776 e il 1804 una sequenza di clamorosi rivolgimenti investì le due sponde dell'Atlantico. Prima la rivoluzione americana, poi quella francese, quindi quella nera di Haiti rovesciarono l'ordine tradizionale e avviarono un clamoroso processo di democratizzazione della vita sociale, senza che a questa corrispondesse un pari sviluppo della libertà. Questo libro vuole essere una storia intrecciata delle rivoluzioni del tardo Settecento, perché si tiene distante da ogni ipotesi di compararle per suggerire, invece, come tutte risentissero molto delle altre e a quelle dovessero molto nel loro specifico processo di affermazione. Il libro è pertanto costruito su un gioco di incroci e rimbalzi, perché insiste sui prestiti e sui debiti — di natura ideologica e culturale — che ciascuna di quelle vicende avrebbe finito per contrarre con le altre. Le tre vicende rivoluzionarie sono così presentate sotto il segno dell'interdipendenza e nel quadro della medesima pratica politica: raffiora una storia comune dei due lati dell'Atlantico che solo l'affermazione delle storiografie nazionali, nel corso dell'Ottocento, avrebbe finito per nascondere.
  Il volume è diviso in tre parti che seguono scrupolosamente un ordine cronologico, muovendo dagli Stati Uniti alla Francia per fare presto ritorno nel nuovo continente: agli inizi è la rivoluzione americana, della quale nella prima parte si ricostruiscono genesi e sviluppi con una particolare cura, però, a sottolineare come molti dei tratti negativi puntualmente messi poi in quota alla rivoluzione francese - intolleranza, contrasti sociali, guerra civile, governo autoritario, oltre ovviamente all'insolubile nodo della schiavitù - vi siano già tutti puntualmente rinvenibili e articolati.
  Con questo precedente, la seconda parte offre una lettura dei primi anni della rivoluzione di Francia, proposti alla luce del precedente statunitense sotto il segno della stabilizzazione costituzionale, anche se proprio la contraddizione della schiavitù – destinata a manifestarsi nella rivolta di Santo Domingo dell'estate 1791 - obbligò presto a ripensare il modello rivoluzionario e favorì un radicalismo politico, che portò al crollo della monarchia di san Luigi. Nel quadro di un nuovo ordine, improntato ai valori di un egualitarismo che aveva dato prova di sé sin dagli anni precedenti, le drammatiche notizie dai Caraibi, dove i commissari civili non riuscivano a spegnere l'incendio della rivolta, suggerirono alla Convenzione di Parigi la decisione di procedere, ormai nel febbraio del 1794, all'abolizione della schiavitù.
  La terza e ultima parte affronta invece i rapporti tra le due repubbliche - Stati Uniti e Francia correlandone le vicende politiche al ritmo degli avvenimenti di Santo Domingo - sino alla drammatica conclusione della spedizione ordinata da Bonaparte primo console per riportare la colonia sotto il suo diretto controllo. Tanto qui, quanto nella parte immediatamente precedente, la narrazione tenta di porre a diretto confronto le tre esperienze, sottolineando le analogie in luogo delle differenze, nonché l'impatto che l'esempio degli avvenimenti altrui ebbe sulle pratiche politiche delle singole realtà.
  Il testo affronta quindi un arco cronologico che se ha una data certa d'inizio ne inserisce una a mo' di conclusione che può suonare molto discutibile: il 1804 fu l'anno della nascita di Haiti, ma anche dell'Impero dei francesi, aprì una stagione di grandi aspettative presso la popolazione nera e schiava delle Americhe, ma al tempo stesso sembrò chiudere il tempo della repubblica in Francia. E tuttavia, proprio quella contraddizione pare all'Autore in qualche modo emblematicamente riassumere il senso di queste pagine, che da un lato tentano di raccontare una vicenda intrecciata e dall'altro suggeriscono di rileggere una storia comune tra Europa e America: prima che le loro strade nel corso del secolo XIX si dividessero, prima che gli eccezionalismi, da un lato all'altro dell'oceano, prendessero, anche in storiografia, il sopravvento.

  DAL TESTO – "La schiavitù rimase il pesante fardello sulle spalle della nazione che Jefferson lasciò in eredità alle presidenze di Madison prima (1809-1817) e di Monroe poi (1817-1825), ambedue virginiani, ambedue veterani della rivoluzione, ambedue democratico-repubblicani, ambedue impossibilitati dal loro stesso campo politico ad affrontare il problema e chiamati a proseguire le linee guida di politica interna ed estera per ampi tratti già definite dal loro predecessore. Nel 1812 Madison portò gli Stati Uniti in guerra contro la Gran Bretagna in un conflitto per il Canada (e la Florida) che favorì un'ulteriore prevaricazione dei nativi e si concluse senza grandi risultati, ma ingigantì il patriottismo statunitense preconizzato da Jefferson, perché lo presentò quale conclusione vittoriosa del processo di libertà avviato nel lontano 1776."

  L'AUTORE – Antonino De Francesco, ordinario di Storia moderna all'Università degli Studi di Milano, ha scritto sull'epoca rivoluzionaria e napoleonica nonché sull'Ottocento politico italiano. Tra i suoi lavori più recenti, "La guerre de deux cent ans. Une histoire des histoires de la Révolution française" (Perrin, Paris 2018), che ha avuto traduzioni in italiano, inglese e spagnolo. Per i tipi di Raffello Cortina Editore ha pubblicato "Repubbliche atlantiche. Una storia globale delle pratiche rivoluzionarie, 1776-1804" (2022).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - 1. Una repubblica fuor d'Europa, 1776-1789 - 2. Il passaggio del testimone, 1789-1792 - 3. Un mondo repubblicano, 1794-1804 – Conclusione - Una postilla bibliografica - Indice dei nomi