Doppia vita Stampa E-mail

Gottfried Benn

Doppia vita

Adelphi Edizioni, pagg.189, € 19,00

 

benn doppia  IL LIBRO – Da Gottfried Benn, che ha sempre scompaginato tutte le categorie, e che ha bollato l'Io come «stato d'animo tardivo della natura, e oltre tutto fugace», non ci si poteva certo aspettare una compita autobiografia che raccontasse gli eventi di un'esistenza. Il paesaggio biografico di Benn è quello del suo alter ego Rönne, «il medico, il flagellante delle cose singole», che non riesce più a sopportare né ad afferrare la realtà, «posto dinanzi all'esperienza della profonda, sconfinata estraneità». Un uomo che non possiede ormai «alcuna continuità psicologica», e che solo a tratti, in una perpetua doppia vita, riesce a ritrovare un'identità, «richiamata dagli abissi ed estorta in una lotta devastante». Questo libro, insieme bilancio e breviario d'artista, ma anche definitiva resa dei conti con la Germania – come il solo Nietzsche, prima, aveva osato –, è un prisma da cui promanano bagliori di pensiero e poesia, vertice di quella «prosa assoluta» di cui Benn è stato solitario cultore nel suo secolo. E proprio lui, avulso come nessun altro dall'«assurdo scorrere della storia», fa affiorare, pagina dopo pagina, il profilo di un'epoca: «...lo sfiorire corticale dei mondi, dei mondi borghesi, i mondi capitalistici, i mondi opportunistici, profilattici, antisettici, prostrati dai nubifragi del politico e dai rivolgimenti del potere, ma scaturiti in fondo dalla sostanziale crisi dell'essere occidentale». Una crisi che non può trovare una «redenzione antropologica» se non nella forma: «il mondo dell'espressione ... l'ingranarsi di forze esteriori levigate, di superfici temprate e immote. Nulla, ma sopra: smalto».
  "Benn – si legge nel saggio introduttivo di Roberto Calasso - pubblicò Doppia vita di malavoglia, perché il suo editore Max Niedermayer premeva, ben sapendo che quel libro avrebbe agitato molte acque. Ma pensava che il suo nome sarebbe tornato in circolazione e forse si sarebbe ridotta quella nube di esecrazione che lo circondava, mentre alcuni lettori devoti si sarebbero rallegrati ad ascoltarlo di nuovo. E l'effetto ci fu. In una lettera del 1946 a Seyerlen, Benn aveva scritto: «Sento di essere cresciuto fino al punto di entrare nella setta degli "intoccabili" (per usare questa categoria indiana), il cui cuore si è indurito e la cui pelle è conciata e i cui sguardi sono pieni di immagini di una lontananza che soltanto pochi intravedono»."

  DAL TESTO – "Lo splendore del Reich, la sua ricchezza interiore ed esteriore si dovevano essenzialmente alla componente ebraica della popolazione. La traboccante dovizia di sollecitazioni, di intraprese artistiche, scientifiche e commerciali che fra il 1918 e il 1933 situarono Berlino accanto a Parigi proveniva in gran parte dai talenti di questa componente della popolazione, dalle sue relazioni internazionali, dalla sua sensitiva inquietudine e, soprattutto, dal suo istinto infallibile per la qualità. Pensare o pretendere di estinguere o addirittura annientare tutto ciò con provvedimenti politici, o addirittura con misure violente, nel 1933 pareva, e non soltanto a me, senz'altro da escludersi. Avrebbe significato annientare l'Europa, fermare la storia, annichilire la civiltà - e nel 1933 si era convinti che nessuna potenza al mondo ne sarebbe stata capace. L'età liberale, scrissi, «non era in grado di vedere la potenza», non la guardava negli occhi, ne distoglieva lo sguardo, e in questa constatazione includo anche me stesso. Finché poi vide la potenza, e io pure la vidi."

  L'AUTORE – Gottfried Benn nacque a Mansfeld, in Germania, nel 1886, e studiò medicina. La sua prima raccolta di poesie (Morgue, 1912) viene ricondotta al movimento espressionista, per i toni aggressivi e polemici nei confronti della civiltà contemporanea. Partecipò come medico alla Prima guerra mondiale, un'esperienza che ispirò alcune delle sue poesie successive. Quando, nel 1933, Hitler prese il potere, Benn aderì inizialmente al Nazionalsocialismo, poi se ne distaccò progressivamente, tanto che i suoi libri vennero messi al bando. Lo scrittore cercò allora di distaccarsi dalla vita civile entrando di nuovo nell'esercito, rimanendo in servizio fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra per alcuni anni gli fu impedito di pubblicare, a causa della sua adesione al nazismo. Nel 1948 comparve però la raccolta Poesie statiche, a cui seguirono Frammenti (1951), Distillazioni (1951) e Aprèslude (1955). Morì a Berlino nel 1956. Tra i temi trattati nella sua opera, prevale quello della scissione dell'individuo tra gli impulsi primitivi dell'inconscio e la razionalità che tenta di comprenderli e contenerli in una forma ordinata.

  INDICE DELL'OPERA - Fase Il, di Roberto Calasso - Doppia vita. Due autoritratti - Curriculum di un intellettualista (I. Il patrimonio ereditario - II. Le sue manifestazioni - a) Rönne - b) Pameelen - c) L'Io lirico - III. I problemi - a) L'arte - b) Intellettualismo - IV. La nuova gioventù - V. La dottrina) - Doppia vita (I. Ombre del passato - II. Lira e spada - III. Intermezzo lirico - IV. Blocco II, stanza 66 (1944) - V. Questioni letterarie - a) Prosa assoluta - b) Doppia vita - c) Stile e degenerazione - d) Knut Hamsun: Per i sentieri dove cresce l'erba - VI. 1886 - VII. Futuro e presente - VIII. Ancora qualche nota personale – Conclusione) - Nota al testo, di Amelia Valtolina