Il pashtun armato Stampa E-mail

Elisa Giunchi

Il pashtun armato
La diffusione di armi da fuoco in Afghanistan e il declino dell'Impero britannico
(1880-1914)


Mondadori Università, pagg.X-254 , € 20,00

 

giunchi pashtun  IL LIBRO – Sul finire dell'Ottocento la crescente rivalità intra-europea e la sua proiezione verso l'esterno stimolarono la produzione e il perfezionamento delle armi da fuoco. Mentre l'Europa si riarmava, aumentava il traffico di armi fuori dall'Europa attraverso canali legali e illegali che coinvolgevano funzionari consolari, trafficanti e collaboratori locali. Una delle regioni maggiormente interessate dalla proliferazione di armi di inizio Novecento era l'Afghanistan meridionale, alle porte dell'India britannica. Quest'area ricopriva, insieme al Golfo Persico, un'importanza cruciale per la potenza inglese, che iniziava allora a percepire i primi segni di un declino che diventerà via via più pronunciato.
  Il volume ripercorre gli snodi principali del processo che portò alla militarizzazione dell'Afghanistan e i motivi per cui la diffusione di armi sulla «Frontiera» assunse agli occhi degli inglesi contorni allarmanti, tanto da divenire uno dei principali problemi che le autorità di Londra e Calcutta si trovarono ad affrontare nella regione nei decenni che precedettero la Prima guerra mondiale.
  Il testo ricostruisce nel primo capitolo i flussi di tecnologia militare che tra il Quattrocento e il Settecento interessarono l'Asia centro-meridionale, e in particolare i territori tra l'Oxus (Amu Darya) e la catena Suleiman che corrispondono all'attuale Afghanistan. Situata alla confluenza di grandi imperi, attraversata da importanti vie carovaniere e dalle rotte di invasione di eserciti diretti verso l'India, questa regione assunse rilevanza geostrategica sin dai tempi antichi e di conseguenza conobbe la tecnologia legata alla polvere da sparo ben prima che avesse inizio il Grande Gioco. Nel secondo capitolo, si entra nel vivo di questo «gioco» e si raccontano, nel quadro delle mosse e contromosse dei due avversari, Russia e Gran Bretagna, i tentativi perseguiti dagli emiri afghani di dotarsi di un esercito che fosse in grado di difendere il Paese e di liberarsi parallelamente dalle logiche tribali che limitavano la propria libertà d'azione. Il terzo capitolo si sofferma sull'avvio dell'industria bellica sotto Abdur Rahman e Habibullah nei due decenni che precedettero la Prima guerra mondiale. Era proprio dall'arsenale governativo, infatti, che provenivano molti dei fucili di cui si servirono le milizie pashtun che a fine Ottocento attaccarono le postazioni del Raj lungo la sua frontiera nord-occidentale e le comunità stanziali a sud della Linea Durand. Tra i fattori che contribuirono all'allarme con cui Londra e Calcutta assistettero alla proliferazione di armi tra i pashtun vi erano, come si evince dal quarto capitolo, le inquietudini causate dalle mire russe in Afghanistan e in Persia e dall'erosione della preminenza britannica nel Golfo Persico, segno di un più ampio declino egemonico. Oltre a costituire un fulcro di rivalità internazionale, il Golfo divenne a inizio Novecento, come si racconta nel quinto capitolo, l'epicentro di un vivace contrabbando che, inserendosi in reti di commercio marittimo sempre più globali, fornì alle tribù pashtun del Sud-est afghano armi e munizioni di ultima generazione. Ad alimentare le inquietudini delle autorità britanniche contribuì l'immagine che gli inglesi avevano dei popoli che vivevano sulla Frontiera: nella rappresentazione prevalente si trattava di popoli bellicosi propensi per natura alla guerra. All'immagine del pashtun e al tentativo da parte britannica di esorcizzare e utilizzare a proprio vantaggio la sua proverbiale attitudine alla violenza è dedicato il sesto capitolo. Nell'ultima parte del libro, si ripercorrono i tentativi di contrastare il contrabbando di armi, che inizieranno a essere coronati dal successo solo alla vigilia della Prima guerra mondiale.

  DAL TESTO – "Il pashtun rappresentava, agli occhi delle élite inglesi, una sorta di alter ego idealizzato, il guerriero valoroso che albergava in loro ma che era soffocato in patria dagli agi, dalle tentazioni della vita urbana e da concezioni - in primis quelle legate all'emancipazione femminile (si era allora nel pieno del movimento delle suffragette) -, che limitavano la libertà d'azione (maschile). Il fascino della Frontiera era associato proprio alla possibilità, per gli ufficiali che lì combattevano contro i lashkar, di riscoprire la propria virilità e di esibirla contro avversari degni.
  "Alcuni pashtun erano considerati più virili di altri, in una gradazione di mascolinità in cui gli afridi, che vivevano sulle alture tra Jalalabad e Peshawar, erano, osservava Keppel, «per natura il migliore soldato al mondo»; «tra queste tribù - scriveva Chirol - l'istinto guerriero [...] è rimasto fino ad ora assolutamente incontrollato». Non è una coincidenza che fossero loro, i più virili, ad essere quelli che fisicamente assomigliavano di più ai britannici: i loro occhi chiari e «l'aspetto chiaramente europeo» dimostravano, secondo il tenente generale G.F. McMunn, che si trattava di discendenti dei soldati di Alessandro Magno. L'Est e l'Ovest si ricongiungevano nel selvaggio afridi."

  L'AUTRICE – Elisa Giunchi è professore associato presso l'Università degli Studi di Milano, dove insegna Storia e istituzioni dei paesi musulmani, History and politics of North Africa and the Middle East, e Storia dell'Asia. Si occupa prevalentemente di Pakistan e Afghanistan, e su questi Paesi ha scritto numerosi saggi, articoli e libri. Tra le sue monografie, si ricordano "Nel nome di Allah: l'autorità religiosa nel mondo musulmano" (Jouvence, 2017), "Pakistan: islam, potere e democratizzazione" (Carocci, 2009) e "Afghanistan: Storia e società nel cuore dell'Asia" (Carocci, 2007).

  INDICE DELL'OPERA - Elenco delle immagini e delle mappe - Elenco delle tabelle – Acronimi – Introduzione - 1. L'avvento della nuova tecnologia militare in Asia centro-meridionale (1. Dagli ordigni incendiari ai jezail - 2. I trasferimenti di tecnologia dall'Europa - 3. Il ruolo ottomano nella diffusione delle armi da fuoco - 4. Un crescente divario tecnologico - 5. Una divinità armata di pistola) - 2. L'Afghanistan al tempo del Grande Gioco (1. La nascita del regno durrani - 2. Struttura sociale e violenza - 3. La prima guerra anglo-afghana - 4. I Moti indiani del 1857 - 5. La ripresa della forward policy - 6. La savage warfare - 7. La politica del Raj nei confronti delle tribù - 8. L'incidente di Pandjeh - 9. L'accordo sulla Linea Durand) - 3. Le sollevazioni sulla Frontiera e l'arsenale governativo (1. I lashkar attaccano le postazioni anglo-indiane - 2. La nascita dell'industria bellica afghana - 3. Esercito e truppe irregolari - 4. La diversificazione dell'industria afghana - 5. Collusioni e responsabilità della corte sotto Abdur Rahman - 6. Habibullah e le influenze nazionaliste e pan-islamiche) - 4. Le sfide alla preminenza britannica (1. La minaccia russa al «gioiello della Corona» - 2. Il golfo Persico: un lago sempre meno britannico - 3. La competizione tedesca - 4. L'«imperialismo surrettizio» francese - 5. Lo zar al capezzale dei cagiari - 6. L'accordo di San Pietroburgo - 7. Il declino relativo britannico) - 5. Il contrabbando di armi dal golfo Persico alla Frontiera (1. Il mercato globale delle armi - 2. La diversificazione dell'offerta - 3. Il traffico di armi nel Golfo - 4. Mascate: un hub regionale - 5. Un trafficante francese: Monsieur Goguyer - 6. Dal Golfo alla Frontiera - 7. «Una delle questioni più importanti») - 6. Il pashtun nel discorso coloniale britannico (1. La virilità del pashtun (e dell'Impero) - 2. La dicotomia pashtun virile-indù effeminato - 3. Un'immagine ambivalente - 4. Lo spettro del fanatismo islamico - 5. «Razze marziali» e politiche di reclutamento - 6. Tra sguardo e realtà osservata) - 7. I tentativi di disarmare i pashtun (1. Le politiche di contrasto del contrabbando di armi - 2. La collaborazione dei potentati arabi e dello scià persiano - 3. Il problema dei costi - 4. La controversia sulla bandiera - 5. La contrazione del contrabbando - 6. Il Golfo torna ad essere un lago britannico) – Conclusioni - Fonti e bibliografia – Glossario - Sovrani, viceré e altri personaggi - Indice dei nomi