La versione di Pazienza Stampa E-mail

Francesco Pazienza

La versione di Pazienza
Il racconto inedito dell'ex agente del Sismi protagonista di tanti misteri italiani


Chiarelettere, pagg.254, € 16,00

 

pazienza versione  Francesco Pazienza è noto come "il faccendiere", qualifica attribuitagli a suo tempo da Eugenio Scalfari. All'inizio degli anni Ottanta collaborò con il Sismi guidato dal generale Santovito e in seguito, dal 1995 al 2007, venne imprigionato nell'ambito delle indagini sulla strage di Bologna ("un pentito di estrema destra affidato alla gestione di Mario Mori [...] disse che il depistaggio sulle indagini relative alla strage fosse opera della mia mente perversa") e sul crac del Banco Ambrosiano. Furono dodici anni "durissimi e solitari", dei quali la metà trascorsa in isolamento.

  Nel corso della detenzione, scrisse un libro, "Il disubbidiente", pubblicato da Longanesi, che probabilmente venne boicottato: "Non ha circolato tanto, non ho mai capito perché". Torna adesso in libreria con questo nuovo libro, in cui racconta i retroscena e la propria versione di eventi noti di cui è stato testimone: "Sono quarant'anni che ci raccontano balle. Adesso è giunta l'ora di ristabilire la verità". La 'sua' verità.

  All'epoca della collaborazione con il Sismi, Pazienza aveva l'abitudine di "mettere sempre nero su bianco ciò che facevo". Per questa sua "mania", Santovito lo definiva un "grafomane". Nel 2020, tuttavia, "in Parlamento, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dichiarava che alcuni miei rapporti scritti erano ancora gravati dal segreto di Stato. È proprio vero, come si suol dire, che il tempo è galantuomo".

  Pazienza fu coinvolto in una sorta di "congiura" contro Karol Wojtyla (al cui insediamento partecipò su invito di monsignor Silvestrini): avrebbe dovuto raccogliere documenti attestanti i "rapporti segreti e illeciti" tra lo Ior di Marcinkus e l'Ambrosiano di Calvi. In nome del proprio anticomunismo, si defilò da tale "congiura" e divenne consulente di Roberto Calvi, il "banchiere di Dio".

  L'Autore traccia un ritratto di Calvi, descrivendolo come un uomo "di una timidezza quasi patologica. Infatti, quando parlava, raramente fissava negli occhi il suo interlocutore, continuava ad accompagnare i suoi ragionamenti tenendo uniti i pollici e gli indici delle mani".

  Pazienza dedica una parte rilevante del volume al Banco Ambrosiano, sostenendo la tesi che "non fallì, fu fagocitato da diversi parassiti".

  Nel libro, si parla naturalmente anche della loggia P2 di Licio Gelli, di cui Pazienza sentì "parlare per la prima volta nel settembre dell'anno precedente [1980, ndr] a Caracas dal generale Ennio Battelli, Gran Maestro della massoneria italiana, e da Spartaco Mennini, suo Grande Segretario, che mi avevano fatto la testa come un pallone in proposito".

  Durante la sua permanenza a Parigi, negli anni Settanta, Pazienza entrò in contatto con i servizi di intelligence francesi, che definisce "ben altra cosa rispetto a quelli italiani".