La piovra nera Stampa E-mail

Roberto Fagiolo

La piovra nera
I rapporti tra mafia e neofascisti, dal golpe Borghese alla strage di Capaci


Nutrimenti, pagg.282, € 18,00

 

fagiolo piovra  In questo libro, Roberto Fagiolo, consulente di Rai Storia, compie un'indagine volta a far emergere i legami e i rapporti intercorsi tra Cosa Nostra e il variegato mondo dell'estrema destra italiana nel periodo compreso tra il 1970 (anno della scomparsa del giornalista Mauro De Mauro e del golpe Borghese) e il 1992 (anno delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, in cui vennero uccisi rispettivamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino).

  Nella pianificazione del cosiddetto golpe Borghese, ai mafiosi sarebbe stato affidato il compito "di affiancare le formazioni di destra, assumere il controllo di alcune zone della Sicilia e collaborare alla sostituzione dei prefetti con uomini di fiducia del principe Borghese. Uno schema che sembra di aver già visto all'opera dopo lo sbarco alleato in Sicilia del 1943".

  "A partire dal 1947 – scrive l'Autore -, dalla strage di Portella della Ginestra, strage evidentemente politica eseguita dalla banda di Salvatore Giuliano e il supporto di altre presenze, si apre un capitolo che vede la Sicilia oggetto del contendere tra forze locali, nazionali e internazionali in un quadro che anche cronologicamente non potrebbe avere origine più precisa".

  La Sicilia, inoltre, "è la regione più rappresentata nella struttura della loggia P2. Oltre 150 degli iscritti alla struttura guidata da Gelli sono catanesi e non pochi sono i palermitani. La commistione con il consolidato potere di Cosa Nostra sembra quanto meno probabile. I rapporti tra massoneria, mafia e terrorismo accompagnano diversi momenti della storia siciliana del Dopoguerra e in modo più accentuato a partire dagli anni '70. Già in occasione del golpe Borghese e della vicenda del rapimento De Mauro, tale rapporto emerge in diverse circostanze e attraverso figure chiave. Basti pensare alla funzione svolta dal capo della loggia P2, Licio Gelli, nel tentato colpo di stato del dicembre 1970".

  L'Autore riferisce, infatti, che l'ordine "specifico dato a Borghese di interrompere l'operazione sembra sia stato impartito da Licio Gelli. Sarebbe lui dunque l'autore della misteriosa telefonata che ferma ogni movimento dalle Alpi alle Madonie. Ma chi abbia detto a Gelli di telefonare da quale stanza, da quale palazzo, beh questo proprio non si sa. Sta di fatto che tutti i convenuti si allontanano precipitosamente dai loro obiettivi. Qualcuno impreca e recalcitra ma deve comunque sottomettersi alle decisioni irrevocabili. La colonna dei forestali fa dietrofront e si rimette in marcia per Cittaducale, mentre il camion con il carico di 180 mitra Mab viene rintracciato per le vie di Roma e fatto rientrare al Ministero dell'Interno dove le armi vengono scaricate e riposte nel luogo di provenienza".

  Il "legame d'ordine" tra la mafia, la P2 e l'estrema destra – rileva Fagiolo – prosegue e "sembra persistere e incrementarsi ulteriormente negli anni '80, con apporti provenienti da altre organizzazioni criminali, dalla Camorra alla Banda della Magliana".

  Un caso emblematico in tal senso è rappresentato dall'omicidio del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, avvenuto il 6 dicembre 1980. Mattarella, detto "il Moro siciliano", era impegnato al pari dello Statista democristiano ucciso dalle BR "nella cosiddetta 'strategia dell'attenzione' nei confronti del Pci di Berlinguer" e aveva "varato il suo primo governo regionale il 9 febbraio 1978, con l'appoggio esterno dei comunisti".

  Dalle indagini sull'assassinio del Presidente della Regione siciliana – che tra il 1988 e il 1989 vennero condotte da Giovanni Falcone - si evince "un contesto che, per quanto frammentario, rileva una sorta di assemblaggio di tutte le componenti: mafia, terrorismo, massoneria deviata, oltre a un sistema politico inquinato, che con ruoli e scopi diversi concorrono nell'azione criminale commessa in via Libertà".

  C'è un altro fatto alquanto significativo riferito da Fagiolo e riguarda le Leghe meridionali promosse all'inizio degli anni '90 da Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale, e Pino Mandalari, il commercialista di Riina: "Ancora una volta intrecciate, mafia, massoneria e neofascismo sembra che ora intendano avanzare secondo un disegno che punta a scavalcare ogni mediazione politica".