Negoziazione e potere in Medio Oriente Stampa E-mail

Lorenzo Trombetta

Negoziazione e potere in Medio Oriente
Alle radici dei conflitti in Siria e dintorni


Mondadori Università, pagg.373, € 29,00

 

trombetta negoziazione  Lorenzo Trombetta (arabista, corrispondente per l'Ansa e per la rivista di geopolitica «LiMes») racconta, in questo libro, il proprio viaggio "alla ricerca dei profondi meccanismi di potere in Medio Oriente", in particolare nei contesti siriani e libanesi dove ha "vissuto, studiato e lavorato per più di vent'anni".

  Il volume è diviso in tre parti. Nella prima parte, viene presentata "un'articolata premessa metodologica che trascende l'attualità siriana e che intende invitare il lettore a problematizzare una serie di questioni fondamentali per la comprensione del contesto". La seconda parte conduce il lettore "nel vivo della questione politica, non solo siriana e mediorientale ma anche dei contesti a noi più vicini". La terza parte, infine, prende in esame il ruolo di intermediari esercitato dalle élite locali durante le diverse fasi storiche, mettendo in luce "i tratti di continuità e di cambiamento registratisi dalla metà del Seicento a oggi" e facendo emergere "le origini, sin dalla metà dell'Ottocento, del confessionalismo politico come strumento via via più raffinato ed efficace per la gestione clientelare del sistema di potere".

  La Siria rappresenta un caso emblematico capace di offrire "indicazioni assai utili per comprendere – e dunque affrontare – le sfide del nostro presente e del nostro futuro". Essa si trova "al centro del Medio Oriente. E da due anni è attraversata dalla peggiore crisi economica vissuta negli ultimi decenni, il riflesso di una congiuntura internazionale e regionale segnata dal crollo finanziario palesatosi in Libano alla fine del 2019 e dagli effetti globali e locali della pandemia, sullo sfondo della perdurante crisi irachena e dalla crescente instabilità giordana, delle continue tensioni tra Stati Uniti e Iran e dei ricorrenti cicli di violenza tra israeliani e palestinesi".

  "La Siria – aggiunge l'Autore – non è soltanto afflitta da una profonda frammentazione territoriale e dall'aumento della polarizzazione identitaria, ma anche da una crescente e preoccupante discesa verso il baratro della povertà e la scomparsa della classe media: l'economia ha perso in dieci anni il 65% del prodotto interno lordo e l'impatto del conflitto sull'inflazione, sull'occupazione e sulla perdita del capitale umano è ampiamente documentato".

  A ciò "si aggiunge la già accentuata crisi nel vicino Libano, travolto dalla peggiore crisi economica dalla fine della guerra civile. Secondo la Banca Mondiale, «è probabile che la crisi finanziaria ed economica del Libano si collochi tra i primi dieci, forse tre, episodi di crisi più gravi a livello globale dalla metà del XIX secolo». La Banca Mondiale descrive la rapida diminuzione in soli tre anni del prodotto interno lordo (PIL) libanese e scrive: «una contrazione [del PIL] così brutale e rapida è solitamente associata a conflitti o guerre». Gli effetti della catastrofica situazione nei contesti siriani e libanesi, dominati da strutturali dinamiche di potere clientelari, continueranno a inviare onde d'urto attraverso il Mediterraneo e il Medio Oriente, creando nuovi ostacoli sui tortuosi percorsi verso una graduale ma profonda riforma dal basso dei sistemi di governo".

  Secondo l'Autore, "la Siria va oltre se stessa". La questione siriana presenta "una sorta di universalità", "le cui complesse traiettorie di ieri, oggi e domani vanni dritte al cuore delle questioni che oggi ci toccano più da vicino e la cui eco risuona nei dibattiti pubblici e nelle pratiche politico-culturali dei vari contesti europei e mediterranei".