Canti anonimi Stampa E-mail

Clemente Rebora

Canti anonimi
Edizione commentata a cura di Gianni Mussini
Presentazione di Pietro Gibellini


Interlinea Edizioni, pagg.259, € 28,00

 

rebora anonimi  In questo volume, che le Edizioni Interlinea hanno pubblicato a tiratura limitata di 499 copie, sono raccolte le nove liriche di Clemente Rebora (1885-1957) appartenenti "a una condizione di spirito che imprigionava nell'individuo quella speranza la quale sta ormai liberandosi in una certezza di bontà operosa, verso un'azione di fede nel mondo".

  Gianni Mussini, nell'ampio saggio introduttivo, spiega che le liriche rappresentano "una sorta di "purgatorio" reboniano, una terra di mezzo in cui il poeta cammino con le sue parole verso qualcosa che è insieme atteso e inatteso: una grazia, nel senso tecnico – non ancora confessionale – del termine".

  In queste liriche, Rebora – aggiunge Mussini – si concentra "su alcuni momenti forti della propria vicenda (la fanciullezza, la guerra, il paesaggio) e sulle grandi dicotomie dell'esistere (il tempo e l'eterno, l'uno e il tutto, il bene e il male), sullo sfondo di un'attesa che non è solo quella proverbiale dell'ultima lirica. Gli serve dunque una pronuncia più densa e spiccata che, sedando il parossismo centrifugo della precedente esperienza, miri più direttamente al cuore della realtà".

  L'aggettivo presente nel titolo della raccolta evoca la pulsione all'anonimato sviluppata dall'Autore dopo la guerra, mentre il sostantivo dovrebbe essere collegato al "precedente di Leopardi" secondo Laura Barlusconi.

  Secondo Pietro Gibellini, che firma la Presentazione del volume, le nove liriche reboniane segnano "un progresso poetico e spirituale nella vicenda dell'autore, ma anche al loro interno fanno registrare un avanzamento, quello dall'alfa della sua quête letteraria e mentale all'omega dell'incontro supremo, ancora incerto. La raccolta si apre infatti con la lirica con cui Rebora, ponendosi in paziente e calma attesa, raccoglie e serba nel cuore i frutti della propria meditazione per donarli poi «a chi ha cercato»; e si chiude con la poesia in cui la persistente attesa di «nessuno» si fa certezza dell'arrivo di un misterioso Qualcuno, già presente con il «suo bisbiglio». L'agnizione del dolce ospite dell'anima imporrà al Rebora sacerdote una lunga astensione dalla scrittura letteraria. Poi, con l'esperienza dolorosa della malattia, tornerà a scorrere la sua vena lirica, posta al servizio di una Parola e di un Amore fattisi più grandi".