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Susanna Turco

Re Giorgia
Controstoria della donna che si è presa l'Italia


Piemme, pagg.171, € 18,50

 

turco regiorgia  In questo volume di Susanna Turco (giornalista politico-parlamentare del settimanale "l'Espresso"), il lettore troverà la "controstoria" di Giorgia Meloni, "una storia di successo che fa di lei più una influencer che una leader, una popstar con una vita maledetta che non stona, anzi, fa salire il numero dei seguaci, dei fans e una platea più ampia di incuriositi. L'autrice, la sceneggiatrice unica di questa vita come un romanzo è lei stessa, Giorgia Meloni".

  La Meloni, spiega l'Autrice, è "una politica che, sin da giovanissima, si è sempre esercitata nelle imitazioni dei suoi colleghi. Ai tempi in cui era ministra della Gioventù, ad esempio, se in vena, era capace di raccontare interi pezzi delle riunioni facendo le vocine dei vari ministri, da Giulio Tremonti a Ignazio La Russa, nonché ovviamente del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E semmai, nel tempo, questa capacità mimetica l'ha portata in scena, insieme con la battuta pronta che non le è mai mancata, esternando così un tratto umano che l'ha resa più simpatica e attrattiva".

  Nel mondo politico, Giorgia Meloni non è certamente un volto nuovo: "Quando ancora in Italia circolava la lira, lei era già consigliera provinciale a Roma e dirigente di Azione Giovani. È diventata deputata nel 2006, ai tempi dell'Unione di centrosinistra e del secondo governo guidato da Romano Prodi; ha fatto la vicepresidente della Camera quando presidente era il capo di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti; ha giurato come ministra della Gioventù del governo guidato da Silvio Berlusconi quando lui ancora non s'era separato da Veronica Lario. Dal parlamento non è più uscita nei successivi sedici anni, per quattro legislature (quella cominciata il 13 ottobre 2022 è la quinta). È una dei deputati più longevi e rappresenta quasi un unicum, in rapporto all'età".

  La leader di Fratelli d'Italia, aggiunge Susanna Turco, "diventa presidente per la prima volta in Europa e non in Italia, il 29 settembre 2020, due anni prima del voto che la sospinge verso Palazzo Chigi. Quel giorno il Partito dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr) comunica l'elezione di Giorgia Meloni come nuovo presidente, approvata all'unanimità. «La Meloni è anche la leader del partito Fratelli d'Italia in Italia ed è attualmente l'unica donna leader sia di un partito politico europeo sia di un importante partito italiano» scrivono i conservatori nel comunicato. Le prime a festeggiarla su Twitter sono due politiche italiane che nel 2008 sono state nominate ministre insieme a Giorgia nel governo Berlusconi. «Complimenti. È la prima donna italiana a guidare un partito europeo. Buon lavoro Giorgia» scrive Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. «Quando una donna riceve un riconoscimento così importante sento che stiamo finalmente imboccando la strada giusta. Buon lavoro Giorgia» riecheggia Mara Carfagna, vicepresidente della Camera. Gelmini e Carfagna, nell'estate 2022, lasceranno Forza Italia e si candideranno con Carlo Calenda, in polemica contro il centrodestra egemonizzato dalla leader di FdI che in quel momento celebrano in uno dei passaggi decisivi per la sua ascesa: conquistare un posto di forza e di credibilità in Europa, proprio mentre, ancora una volta, il leader rivale Salvini resta intrappolato nelle sue contraddizioni".

  "Da un punto di vista squisitamente politico – si legge ancora nel testo -, Giorgia Meloni del suo essere donna non ha mai saputo che farsene. A parte declamarlo, naturalmente: «Io sono Giorgia, sono una donna», eccetera. Declinazioni al femminile che si fermano un attimo prima delle cariche, tutte declinate al maschile: è una donna, è cristiana, è italiana, ma è un presidente, un leader, un ministro, un segretario. Come è ovvio, tuttavia, nella carriera della prima politica che sia riuscita a conquistare Palazzo Chigi l'elemento femmineo non fa che tornare e tornare".

  Per la Meloni "c'è un nemico sotto cui catalogare tutto quello che non le piace nella vita. La sinistra, anzi, la cultura di sinistra, meglio, il pensiero di sinistra. «Il pensiero di sinistra, ieri come oggi, è un'ideologia totalizzante in nome della quale si è disposti a giustificare qualunque forma di sopraffazione e di violenza. La furia ideologica ha molte similitudini con l'integralismo religioso»: nel suo libro. Per lei sinistra e fanatismo islamista pari sono. Se non si fosse capito: il terrorismo «spara su persone inermi», «la dittatura del pensiero unico nega i diritti fondamentali di libertà e parola agli avversari politici». Ecco fatto, le bombe e le idee fanno le stesse vittime. E infatti il nemico ideologico contro cui battersi diventa uno solo, i "fanatici progressisti", la sinistra-Isis che usa il "politicamente corretto" per imporre la distruzione della famiglia tradizionale, «la rilettura censoria di favole, racconti, cartoni animati, film passati sotto la censura della psicopolizia del pensiero unico»".