Il protocollo segreto Stampa E-mail

Antonella Salomoni

Il protocollo segreto
Il patto Molotov-Ribbentrop e la falsificazione della storia

il Mulino, pagg.280, € 22,00

 

salomoni patto  Antonella Salomoni (docente di Storia contemporanea presso l'Università della Calabria e di Storia della shoah e dei genocidi presso l'Università di Bologna) ricostruisce, in questo volume edito nella "Biblioteca storica" del Mulino, la storia del patto di non aggressione (conosciuto come patto Molotov-Ribbentrop) stipulato il 23 agosto 1939 tra la Germania nazionalsocialista e l'Unione Sovietica.

  "Nella notte tra il 23 e 24 agosto – spiega l'Autrice – fu firmato anche un «protocollo aggiuntivo» segreto, sollecitato in modo ancora vago dai tedeschi all'inizio del mese, ma già indicato da Molotov come «parte integrante del patto». L'intesa fu raggiunta con rapidità e senza trovare particolari difficoltà. Il segretario di legazione (secondo segretario) presso l'ambasciata tedesca nella capitale sovietica Hans von Herwarth – uno dei responsabili del collegamento telefonico stabilito in quelle ore tra Mosca e Berlino – ricorderà in seguito di essere rimasto sorpreso per «la celerità con cui Hitler dava il suo consenso» agli emendamenti che gli venivano sottoposti; «in primo luogo alle piccole modifiche ai confini», al fine di arrivare il più presto possibile alla firma. In verità, l'allegazione di una specifica e separata convenzione tra le parti era già prevista nella bozza del trattato, che riportava questo postcriptum: «Il presente patto avrà validità solo se viene contemporaneamente firmato un protocollo speciale, che copra i punti di politica estera a cui le parti contraenti sono interessate. Il protocollo sarà parte integrante del patto»".

  Evocato nel corso del processo di Norimberga e pubblicato negli Stati Uniti in base a copie non certificate, il «protocollo aggiuntivo» scatenò una controversia che prese nome da un opuscolo intitolato "I falsificatori della storia". Da quel momento le letture rispettivamente fornite in Occidente e in Unione Sovietica hanno conosciuto un netto divario: per il campo occidentale il protocollo era «vero»; per quello sovietico era «falso». Con il ritrovamento, nel 1992, del «plico» che lo conteneva, anziché il ricongiungimento della storiografia russa a quella occidentale, ha avuto inizio un processo di restaurazione delle tesi dei "Falsificatori della storia" che giunge, con Putin, fino ai nostri giorni.