La marcia su Roma Stampa E-mail

Pino Casamassima

La marcia su Roma
Da Piazza San Sepolcro al delitto Matteotti
Nascita di una dittatura


Baldini+Castoldi, pagg.752, € 25,00

 

casamassima marcia  Questo ampio libro di Pino Casamassima ricostruisce la storia delle origini del Fascismo, dalla fondazione dei Fasci di combattimento (23 marzo 1919) al delitto Matteotti (giugno 1924).

  "Quel 23 marzo 1919 – scrive l'Autore – Mussolini buttò definitivamente alle ortiche il suo passato socialista", puntando "tutto sul consenso che avrebbe intercettato da quelle larghe aree di scontenti prodotte dalla guerra. A un'Italia unita da poco più di mezzo secolo, quel conflitto mondiale appena concluso aveva dato consapevolezza di nazione, da nord a sud, dall'ex Regno di Sardegna all'ex Regno delle Due Sicilie, con un massacro popolare costato centinaia di migliaia di morti, mutilati, invalidi. E di reduci, il cui problema più immediato era quello di ricollocarsi in una società economicamente devastata dalle conseguenze della guerra".

  La nascita dei Fasci venne "di fatto ignorata dalla stampa borghese" che all'evento dedicò poche "righe nascoste nelle pagine interne, meno nobili per importanza del ritrovamento del cadavere di un magnaccia nei Navigli".

  Al di là delle "reboanti dichiarazioni", tuttavia, "gli inizi del movimento fascista sono stentati", osserva Casamassima. Alle elezioni politiche del 16 novembre 1919, a Milano, "cioè nella città che aveva generato i Fasci di combattimento, i fascisti raggiunsero solo 4657 voti, con Mussolini che non andò oltre le 2427 preferenze, con nessun eletto: un risultato avvilente che il capo del fascismo giustificò con la sua proverbiale retorica".

  Ciononostante, "Mussolini ha intuito come quella situazione creatasi all'indomani delle elezioni, possa in realtà contenere un risvolto positivo: rappresentare cioè un formidabile trampolino di lancio per la sua rivoluzione fascista fuori dalle stantie dinamiche parlamentari, nonché da quelle appartenenti a partiti che ormai puzzano di vecchio, e lo dice apertis verbis con un articolo di fuoco su «Il Popolo d'Italia»".

  Nel 1920, si assiste alla crescita esponenziale delle azioni squadriste comandate dai Ras: "Le spedizioni delle camicie nere si estesero in modo significativo nella Venezia Giulia, con l'appoggio smaccato delle autorità locali e dove la guerra contro il bolscevismo – cioè contro le cooperative operaie, le Casse malattie, i Circoli culturali ereditati dal socialismo austriaco – si accompagna a una violenta repressione sulle popolazioni slovene e croate".

  Le azioni degli squadristi "erano dilagate anche nelle zone agricole della vicina Lombardia. Le spedizioni partono dai centri urbani con camion che accolgono diverse camicie nere. Una volta arrivati sul posto, i fascisti bastonano i rossi e presunti tali, sfondando porte e portoni e gettando per strada mobili e suppellettili, oltre a libri cui viene poi dato fuoco. Sindaci, assessori e consiglieri comunali democratici vengono aggrediti e diffidati dal farsi ritrovare lì in caso di ritorno".