Spie in Ucraina Stampa E-mail

Aldo Giannuli

Spie in Ucraina
Gli errori dei servizi russi e occidentali, le cause e le dinamiche nascoste della guerra


Ponte alle Grazie, pagg.304, € 16,90

 

giannuli spie  Questo libro di Aldo Giannuli prende in esame un aspetto centrale, ma spesso trascurato, del conflitto in corso tra la Russia e l'Ucraina, quello relativo all'operato "dei servizi di intelligence – sia russi che occidentali – che, in questa occasione, da diversi punti di vista non sembrano essere stati all'altezza del compito".

  Nella fase iniziale della guerra, spiega l'Autore, i servizi russi "hanno operato sui terreni usuali della dezinformacija e delle operazioni di cyberwar, con risultati alterni e con la solita perizia nell'eliminazione di soggetti particolarmente «interessanti»".

  Quelli occidentali, dal conto loro, "inizialmente sono sembrati assenti o poco dinamici, poi, man mano, i settori operazionali si sono dimostrati sempre più presenti ed efficienti (si pensi alla fornitura di armi agli ucraini, alla raccolta di informazioni sul teatro di guerra, al contrasto informativo su vicende come Buča, a operazioni come quella di Popasna contro la Wagner [...]). Dove, invece, le opposte intelligence hanno mostrato molti limiti [...] è stato nel settore dell'informazione strategica e, più ancora, dell'analisi".

  Secondo Giannuli, "l'intelligence russa quanto quelle occidentali sono partite dallo stesso quadro concettuale sbagliato, e tutti davano per scontata una rapida vittoria russa. Poi le cose sono andate diversamente. E si capisce senza troppe difficoltà che l'errore veniva da una cattiva analisi di intelligence. Putin può aver fatto i suoi errori, così come Biden, ma è chiaro che si è trattato di errori basati sul quadro informativo servito dai loro servizi. Infatti, se informazioni e analisi dei servizi fossero state corrette, difficilmente i due capi politici avrebbero operato quelle scelte".

  I servizi dell'Occidente "hanno dimostrato di non avere una sufficiente rete informativa in Russia o capacità di penetrazione controinformativa. Pertanto non sanno dire nulla di sensato né sulla possibilità (a nostro avviso, per ora improbabile) di un colpo di Stato che destituisca Putin, né sulle dimensioni del dissenso interno al paese; né, tantomeno, sanno fare previsioni sensate sulle intenzioni della Cina (o, almeno, questo è quello che traspare dal comportamento dell'Amministrazione americana). Quanto alla salute di Putin, si brancola nel buio e sui giornali si leggono notizie per le quali Putin avrebbe le ore contate e almeno una dozzina di gravi malattie. Forse una manovra di propaganda. Forse".

  Da ciò emerge "una sostanziale inadeguatezza di tutta la comunità internazionale di intelligence (con l'eccezione di quella ucraina [...]) di cui ci tocca spiegare il perché, ma soprattutto che conseguenze avrà, quel che esige uno studio molto attento".

  All'indomani dell'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, ricorda Giannuli, "Putin lanciò l'appello ai militari ucraini per un colpo di Stato, poi caduto totalmente nel vuoto. È strano che un capo di Stato si esponga con un appello di questo tipo se non ha elementi, anche limitati, che autorizzino queste aspettative. E qui sorge un dubbio: che questi (falsi) elementi gli siano stati forniti proprio dai servizi ucraini, sia per stanare eventuali ufficiali superiori infedeli (e, per la verità, un paio ne vennero fuori e furono subito arrestati) sia per creare aspettative nel nemico, allo scopo di squilibrarne l'azione. Il presidente Biden si è spesso lamentato del fatto che gli ucraini non avevano creduto agli allarmi dell'intelligence americana sulla prossima invasione. Ma non ha considerato l'ipotesi che gli ucraini fossero convintissimi della prossima aggressione, ma abbiano esibito quello scetticismo in funzione di un'«intossicazione ambientale» per ingannare i russi. Di fatto, le forze armate ucraine si sono dimostrate prontissime già nelle prime ore (si pensi a Hostomel'). Ma perché mentire anche agli alleati americani? Probabilmente perché non se ne saranno fidati e, a giudicare da quella strana uscita del «New York Times» del 2 maggio, avrebbero fatto benissimo".

  Per questo, "anche noi dovremmo iniziare a leggere l'azione dell'SBU e degli altri organi di sicurezza ucraini alla luce di questa ipotesi: che diversi episodi (soprattutto i troppi errori fatti dai servizi russi) possano spiegarsi con l'azione di «intossicazione ambientale». In fondo, gli ucraini sono diventati occidentali, ma qualche ricordo dell'epoca sovietica lo conservano".