La coltellata e altri racconti Stampa E-mail

Rino Alessi

La coltellata e altri racconti

Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, pagg.268, Euro 12,00

 

alessi3.jpg  IL LIBRO – Il terzo dei libri “mitici” di Alessi è di nuovo disponibile, atteso da antichi lettori e destinato a conquistarne di nuovi. Dopo Calda era la terra e La speranza oltre il fiume, «Il Ponte Vecchio» propone il terzo grande libro della saga romagnola dello scrittore cervese: un libro che, dalla Romagna appassionata e sanguigna del primo romanzo e dalla Romagna e dall’Italia in guerra del secondo libro, ci porta agli anni del Fascismo, rivissuto tra Romagna e Trieste, certo da una prospettiva ideologicamente risentita, ma con la levità e il fascino di un grande narratore.

 

  DAL TESTO – “Quella mattina di luglio a Trieste il sole spaccava le pietre. Un caldo sciroccale, come capita in estate nelle città costiere dell’Adriatico, saliva dal mare denso e grasso portando il fetore della risacca sino ai piedi delle colline carsiche. L’Alto Commissario per la Venezia Giulia, un burocrate vicentino, bonario, controllato e sottilmente malizioso come certi personaggi fogazzariani, sedeva nel suo gabinetto all’ammezzato del Palazzo del Governo con le finestre verso la piazza assolata e deserta ermeticamente chiuse. Due ventilatori ronzavano agli angoli opposti dell’ufficio. Irreprensibile, nonostante la estenuante calura, nella redingote azzurra e i guanti bianchi, l’usciere aperse la porta con cautela e sottovoce annunziò il capitano Calanti, comandante la compagnia interna dei carabinieri. Trieste stava attraversando un momento particolarmente felice. Niente scioperi, niente agitazioni politiche, il confine delle Alpi Giulie sempre chiuso, ma tranquillo; gli uffici sonnecchiavano; la gente era tutta piacevolmente impegnata nei bagni e nelle lunghe soste serali nelle osterie dell’altipiano carsico dove d’estate, nonostante la modesta altezza, si può godere un fresco cortinese. “Agli ordini, Eccellenza!” disse il capitano irrigidendosi nella posizione di attentati con una rigorosa battuta di tacchi. L’Alto commissario strinse la mano all’ufficiale e con un sorriso insinuante gli chiese a bruciapelo: “Lei frequenta il Bagno Savoia”? L’ufficiale avvampò. Certo che lo frequentava. Il Bagno Savoia era il luogo più interessante di Trieste. Con l’Austria si chiamava Bagno militare. Serviva infatti ai reparti imperial-regi di stanza nella città di San Giusto. L’amministrazione italiana, aderendo al desiderio unanime della popolazione, Lo aveva trasformato in bagno pubblico. La gioventù triestina lo aveva preso d’assalto. E ciò che si poteva vedere sulle tavole di quella specie di vecchia nobile fregata di legno all’ancora, a pochi metri dalla riva, stupiva sopratutto i così detti “italiani delle vecchie province” non ancora abituati a tanta libertà di costume”.

 

  L’AUTORE – Rino Alessi è nato a Cervia, cittadina della bassa romagnola, il 30 aprile 1885. Trascorse l’adolescenza e la prima giovinezza tra il paese natìo e Forlimpopoli, della cui Scuola Normale, a quei tempi diretta da Valfredo Carducci, fratello del Poeta, fu allievo. Si volse prestissimo al giornalismo, di cui sentiva l’ardente passione, collaboratore al “Resto del Carlino” di Amilcare Zamorani, al “Tempo” di Claudio Treves e all’”Avanti!” di Leonida Bissolati. Un servizio di inviato speciale durante i famosi conflitti sociali tra “gialli” e “rossi”, nel Ravennate, gli consentì di abbandonare definitivamente l’insegnamento e di entrare nella redazione del “Giornale del Mattino”. Del battaglione quotidiano bolognese divenne direttore nel 1911. All’entrata dell’Italia nel conflitto mondiale Rino Alessi partì volontario per il fronte del Podgora. Alcuni articoli, pubblicati nel “Secolo” di Milano, gli procurarono la chiamata all’Ufficio Stampa del Comando Supremo. Divenne, così, corrispondente di guerra del “Secolo” di Milano e del “Messaggero” di Roma. Il 13 novembre 1918 era a bordo dell’“Audace”. Sbarcato a Trieste collaborò alla rinascita de “Il Piccolo” del quale assunse la direzione. Il benemerito organo dell’italianità adriatica era stato distrutto nel 1915. L’attività letteraria di Rino Alessi si è svolta parallelamente a quella giornalistica. Nel 1909 egli pubblicava L’arcolaio, un volume di novelle romagnole favorevolmente accolte dalla critica. Venuto per la prima volta a contatto col teatro di prosa, scrisse la Scalata al potere, rappresentata con successo nel 1912. Gli impegni giornalistici e la guerra allontanavano l’Alessi dall’attività letteraria e dal teatro. Appena nel 1931 – cioè con un’interruzione quasi ventennale – egli tornò a farsi vivo con La sete di Dio, il dramma spirituale di Robespierre. Seguirono per alcuni anni, quasi di sei mesi in sei mesi, con successi di critica e di pubblico, drammi storici come Il conte Aquileia (Teresa Gonfalonieri) e Caterina de’ Medici, appartenenti col Robespierre al ciclo degli “incorruttibili”. Memorabile può dirsi anche sotto il profilo di “teatro di massa” la grandiosa rappresentazione del Savonarola con la regia di Jacques Copeau e i commenti musicali di Castelnuovo-Tedesco in Piazza della Signoria in Firenze durante un famoso “Maggio fiorentino”. Tra i drammi moderni meritano particolare menzione Il caso del dottor Hirn, Il volo degli avvoltoi, L’argine e La Gatta, che tenne il cartellone per quasi due anni al teatro Ateneo di Buenos Aires nel 1946-47 ed ebbe poco meno di cento repliche nel maggior teatro di Montevideo. Tutte le opere teatrale dell’Alessi hanno varcato il confine con rappresentazioni in Germania, in Austria, in Ungheria, in Polonia, in Cecoslovacchia, nella Spagna e nell’America Latina.

 

  INDICE DELL’OPERA – La coltellata – La fame – La terra e gli uomini – Un pranzo in Romagna – Intermezzo musicale – Fanatismo – Storie di una medaglia – Carabinieri al bagno – Il “lapsus” del governatore – Serate in frac – Plinio l’antistorico – Eolo signore dei venti – Un manifesto – Un libro proibito – L’utensile del falegname – Il concertino – Confessione – Sigfrido – Margot – Il capriolo