I conti con me stesso. I diari 1957-1978 Stampa E-mail

Indro Montanelli

I conti con me stesso. I diari 1957-1978

Rizzoli, pagg.284, Euro 21,00

 

montanelli_conti.jpeg  IL LIBRO - Un collage di ricordi, documenti segreti scritti per essere pubblicati. Un controsenso solo apparente se si pensa che il protagonista, Indro Montanelli, è stato uno dei più grandi giornalisti italiani, scomparso nel 2001. Dotato di "una personalità superiore" proprio per "autoironia e capacità di mettere in pubblico i propri difetti" (le parole sono di Paolo Mieli), Montanelli si descrive nel privato, nelle emozioni che hanno reso "straordinaria" la sua vita e che, ancora una volta, costringeranno gli altri ad ascoltare le sue parole. I dodici quaderni sono custoditi presso il Fondo manoscritti dell'Università di Pavia e mettono in evidenza le riflessioni personali e gli aneddoti che coprono vent'anni di storia italiana. L'autore parla sempre e solo di se stesso ma, come era solito fare, non dimentica di fare i nomi e i cognomi dei grandi personaggi che hanno orbitato nella sua esistenza.

  "I diari sono documenti segreti scritti per divenire pubblici. Nella maggior parte dei casi sono nelle intenzioni dell’autore la sua ultima opera, quella che gli permetterà di prendere ancora una volta la parola dopo la morte e di costringere gli altri ad ascoltare [...]. Credo che i diari di Montanelli non facciano eccezione alla regola e siano quindi, nelle intenzioni dell’autore, destinati alla pubblicazione. Per alcune ragioni. In primo luogo l’autore parla sempre e soprattutto di se stesso. Attenzione. Vi sono in queste pagine non meno di un centinaio di personaggi, da Leo Longanesi, a Giovanni Ansaldo, da Giuseppe Prezzolini a Eugenio Montale, da Ugo La Malfa a Leo Valiani, da Giovanni Agnelli a Bruno Visentini, da Mariano Rumor ad Amintore Fanfani, da Vittorio Cini a Guido Carli, da Wally Toscanini a Joséphine Baker, da Giovanni Spadolini a Silvio Berlusconi, da Henry Kissinger a Raymond Aron. Vi è la lunga galleria dei colleghi, alcuni ammirati e amati, altri infilzati con l’implicabile a fondo di un aggettivo: Eugenio Scalfari, Piero Ottone, Giorgio Bocca, Gaetano Afeltra, Michele Mottola, Enzo Bettiza, Dino Buzzati, Alberto Ronchey, Giovanni Russo. Ma entrano in scena, dicono qualche parola, talvolta un breve monologo, e lasciano il palcoscenico. Sono caratteristi e comparse che ruotano intorno al sole del protagonista. Il loro scopo è quello di porgere la battuta a Montanelli o di sollecitare il suo talento di ritrattista. Sono i modelli di cui il pittore o lo scultore si serve per affinare lo sguardo e addestrare la mano. Molto spesso, dopo avere utilizzato il modello, Montanelli lo ignora, lo dimentica e guarda soltanto il suo quadro, vale a dire si contempla nello specchio della sua opera. Niente può interessarlo quanto la propria natura e il proprio carattere [...].

  "A noi rimane il piacere di avere tra le mani un nuova opera di Indro Montanelli, una delle sue migliori e la sola forse che sia uscita dalla sua penna anziché dalla sua macchina per scrivere." (Dalla prefazione di Sergio Romano)

 

  DAL TESTO - "Volo a Lussemburgo sul solito bireattore di Berlusconi, che ci accompagna, felice di esibirsi e di esibire il suo status in una cerimonia internazionale. La medaglia d’oro (ma è proprio d’oro?) me la consegna Gaston Thorn, capo del governo lussemburghese. Berlusconi riempie il suo taccuino d’indirizzi: quelli di tutte le personalità che ha incontrato. È il vero climber che approfitta di tutto e non butta via nulla."

  "Castiglioncello. Sono qui da quattro giorni, ma il sole l’ho visto di rado. È già scoccata, anche per me, l’ora in cui si tenta di familiarizzare con la morte, di spogliarla della sua orrenda solennità, di darle del tu. Invidio coloro che temono l’Inferno. Io non temo nulla. E per questo ho tanta paura."

 

  L'AUTORE - Indro Montanelli, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, è stato il più grande giornalista italiano del Novecento: inviato speciale del “Corriere della Sera”, fondatore del “Giornale nuovo” nel 1974 e della “Voce” nel 1994, è tornato nel 1995 al “Corriere” come editorialista. Ha scritto migliaia di articoli e una cinquantina di libri. Tra gli ultimi volumi pubblicati da Rizzoli ricordiamo Il meglio di Controcorrente nel 2005, Morire in piedi e La sublime pazzia della rivolta nel 2006, e L’impero bonsai nel 2007. Presso la Bur è uscito nel 2008 La mia eredità sono io.

 

  INDICE DELL'OPERA - Prefazione, di Sergio Romano - Settembre 1957 / Gennaio 1958 - Settembre / Dicembre 1966 - Maggio 1969 / Aprile 1972 - Maggio 1977 / Maggio 1978 - Note - Indice dei nomi