«Giuseppe Dossetti». La Costituzione come ideologia politica Stampa E-mail

Gianni Baget Bozzo - Pier Paolo Saleri

«Giuseppe Dossetti». La Costituzione come ideologia politica

Ares, pagg.272, Euro 16,00

 

bozzo___saleri_giuseppe_dossetti.jpg  IL LIBRO - «...Lo scriviamo assieme! Facciamo nell’arco finale della vita quello che avremmo dovuto fare nel 1970». Con queste parole don Gianni mi disse di getto che avremmo scritto assieme quel libro su Dossetti di cui gli avevo appena sottoposta una traccia sommaria. Nasce così il volume che avete tra le mani, frutto di un comune, appassionante, continuo lavoro di approfondimento, confronto e verifica che mi ha reso possibile essergli particolarmente vicino nell’ultimo scorcio della sua vita. Il volume è articolato su due testi – Costituzione & politica e Dossetti, il monaco «Principe» – la cui logica è, tuttavia, assolutamente unitaria. L’impianto di lettura del dossettismo, già impostato da don Gianni nei suoi indimenticabili volumi sulla storia della Dc, è punto di riferimento dominante e i due saggi si presuppongono e arricchiscono vicendevolmente. Al tempo stesso, vi è molto di nuovo nella «biografia politico-culturale» tracciata nelle pagine di Dossetti, il monaco «Principe» perché vengono messi a fuoco e documentati aspetti, scenari e connessioni di pensiero della seconda fase del dossettismo ancora inesplorati: il concetto di Costituzione come fondazione della legittimità della politica, le radici dell’«antiberlusconismo», il rapporto del dossettismo con la «cultura giustizialista» e con l’affermarsi della sua egemonia sulla sinistra. Anche su queste novità don Gianni struttura l’analisi lucida e profetica, ma inesorabile, che possiamo leggere in Costituzione & politica: pagine da lui scritte con entusiasmo e rigore, ma con grande sofferenza, per l’affetto e il rispetto che nutriva nei confronti del vecchio amico, pur nella critica radicale del suo pensiero. (Dalla Postfazione di Pier Paolo Saleri)

 

  DAL TESTO - "Giuseppe Dossetti è una figura rilevante nella politica italiana e la sua influenza si è esercitata sul terreno politico sotto la forma di una condizione monastica. Ciò ha consentito di dare una doppia motivazione alle sue scelte nei due campi. Certamente sul mondo ecclesiastico ha avuto influenza la tesi incorporata nell’opera della fondazione Giovanni XXIII di Bologna e nella interpretazione che Giuseppe Alberigo ha dato del Concilio Vaticano II, centrata sulla tesi della discontinuità tra l’azione di papa Roncalli e quella di papa Montini. È questa la prima forma in cui si esprime la differenza tra la lettera dei testi conciliari e il loro spirito, visto come una dimensione carismatica ancora operante nella Chiesa. Scrivendo una storia del Concilio sotto la direzione di Alberigo, la Fondazione bolognese ha aperto un problema che tuttora incide sulla vita della Chiesa. È questa distinzione all’interno della realtà conciliare che ha animato la richiesta di un Vaticano III.

  "Ma la scuola di Bologna non è stata soltanto la fondazione Giovanni XXIII. La fine della Democrazia cristiana ha reso possibile ai dossettiani di esercitare un’influenza maggiore sulla politica dei cattolici perché l’unità dei cattolici attorno al partito che era stato quello di Sturzo e di De Gasperi, quindi impregnato di cattolicesimo liberale, non poteva essere approvata da Dossetti. Egli pensava a una rifondazione della politica che spostasse a sinistra il centro di equilibrio dando vita a uno Stato capace di realizzare una democrazia «sostanziale» e non una democrazia formale.

  "La nascita del Partito popolare di Mino Martinazzoli, pilotata da un uomo legato a Dossetti come Beniamino Andreatta e la collaborazione formale con i comunisti, creò le condizioni per cui un cattolico non democristiano in quanto tale e di stretta obbedienza dossettiana come Romano Prodi, potesse diventare il leader di tutta la sinistra italiana compresa quella cattolica. In queste condizioni la Santa Sede non poteva avere quell’influenza sulla politica italiana che aveva avuto nel tempo democristiano e che andava oltre l’articolo 7 della Costituzione e dei Patti Lateranensi ivi protetti, l’articolo di cui Dossetti era stato l’elaboratore in collaborazione con Palmiro Togliatti.

  "Ma la maggiore influenza di Dossetti fu nella comprensione del ruolo che la Costituzione del ’47 avrebbe avuto nella politica italiana. Mentre i democristiani degasperiani intendevano la Costituzione come il ritorno della libertà e i comunisti come inizio della rivoluzione, i dossettiani la intesero come una rifondazione dello Stato, come un impianto dottrinale che avrebbe dovuto garantire la giustizia sociale. In questo essi vedevano un ruolo determinante nel Partito comunista di Togliatti che si inseriva nella storia italiana e ne accettava il valore in chiave ideologica.

  "Si può riallacciare il dossettismo degli anni Quaranta con i comitati per la difesa della Costituzione da lui promossi negli anni Novanta? Certamente vi è alla base dei due momenti il concetto della Costituzione come fondazione della legittimità della politica e come contenuto dell’azione delle istituzioni. Ma la fine della Dc aveva distrutto quel cattolicesimo politico che Dossetti voleva guidare a sinistra."

 

  L'AUTORE - Gianni Baget Bozzo (1925-2009) , sacerdote, teologo, politologo e giornalista, ha collaborato con numerosissimi periodici e quotidiani, fra i quali Panorama e il Giornale. Nel corso della sua lunga attività intellettuale ha scritto circa cinquanta libri.

 

  INDICE DELL'OPERA - In memoriam, di Cesare Cavalleri - Prefazione, di Gianni Baget Bozzo - Costituzione & politica, di Gianni Baget Bozzo - Introduzione - Dossetti nella Dc - Dossetti & il Vaticano II - Dossetti «accanto» alla Dc - Dossetti & Moro - Dossetti tra Andreatta & De Mita - Il «Colpo di Stato» - Dossetti & Berlusconi - L’antifascismo costituzionale - L’Ulivo - La Costituzione come politica - Il monaco «principe», di Pier Paolo Saleri - Tra le due guerre: il contesto culturale - Il dissolvimento dello Stato & la Resistenza - La scelta repubblicana - Costituente & Costituzione - 18 aprile 1948: vittoria ambigua - Il ruolo del «partito cristiano» - In contrapposizione a De Gasperi - Dall’utopia di Eusebio all’utopia di Maritain - Lo scontro con i Comitati civici - L’abbandono della Democrazia cristiana - Impegno ecclesiale & impegno politico - Il dossettismo senza Dossetti - L’apertura a sinistra - Il «partigiano del Concilio» - Moro & la trasfigurazione del dossettismo - «Il ’68» & gli «Anni di piombo» - La politica di «solidarietà nazionale» & la morte di Moro - De Mita & la laicizzazione della Dc - 1992: «La Democrazia cristiana ha fatto la fine che doveva fare» - Il monaco & gli inquisitori - Contro il «berlusconismo» - «Sentinella quanto resta della notte?» - Il costituzionalismo autoritario - La «diffusione dei poteri»: una democrazia a sovranità limitata - Nasce l’Ulivo di Prodi - Quella «sottile linea gnostica» - Note - Postfazione, di Pier Paolo Saleri - Gli autori - Indice