Lo Stato-partito del fascismo Stampa E-mail

Loreto Di Nucci

Lo Stato-partito del fascismo. Genesi, evoluzione e crisi 1919-1943

il Mulino, pagg.632, Euro 40,00

 

dinucci_stato-partito.jpg  IL LIBRO - Questo libro ricostruisce e interpreta la vicenda storica del fascismo seguendo la genesi, l'evoluzione e la crisi dello Stato-partito. Fin dal 1923 si assiste ad una progressiva subordinazione-compenetrazione del partito allo Stato, ma questa relazione simbiotica, che fa dello Stato fascista uno Stato-partito, non realizza pienamente l'unità del regime. Poco alla volta, infatti, il sistema politico fascista assume una configurazione tale da attivare una doppia dinamica dualistica: da un lato, fra la "patria fascista" e la nazione di tutti gli italiani; dall'altro, all'interno dello Stato-partito, fra prefetti e federali in periferia e sottosegretari all'Interno e segretari generali del PNF al centro. Per mettervi fine, Farinacci e Turati propongono di unificare la carica di sottosegretario all'Interno con quella di segretario del PNF, mentre Giuriati suggerisce di trasformare quest'ultimo in un funzionario fuori ruolo del Viminale. Sia nel corso della segreteria Starace, sia durante la guerra, si accresce il divario tra la comunità fascista e la nazione, e si accentua, al contempo, il dualismo tra prefetti e federali. Un dualismo che lo stesso Mussolini indica tra i fattori di crisi del regime, sicché decide, nel momento in cui assume la guida del fascismo repubblicano, di creare il "capo della provincia", per realizzare l'unità fra il comando politico e quello amministrativo.

 

  DAL TESTO - "Farinacci, che aspira a essere, e in parte sicuramente è, il referente nazionale di tutto il fascismo intransigente, dichiara fedeltà assoluta a Mussolini e si propone come sua guardia scelta. Una guardia pronta a difenderlo, certo, ma anche a vigilare su di lui. Già il 24 giugno, parlando della grande adunata di Bologna di due giorni prima, alla quale avevano partecipato, secondo la sua stima, «circa settantamila Camicie Nere», scriveva che «il vero fascismo», che non aveva «nulla a che avedere con l'intrigo di Roma», era al suo seguito ed era bastato un appello per concentrarlo nel capoluogo emiliano. Quei fascisti, facendo un «supremo sforzo», sarebbero «inermi» per qualche tempo, per mantenere gli impegni assunti nei confronti del duce e del Paese, ma erano altresì convinti che si trattava di una «mossa sbagliata». L'opposizione, «impantanata nel porcaio politico» di Roma, non aveva più la percezione esatta della situazione esistente nel resto del Paese, specialmente nella Valle Padana, dove soltanto per «disciplina e devozione» erano state accettate «certe rinunzie dell'on. Mussolini». Per impedire comunque che i fascisti si vedessero costretti ad agire, occorreva che il governo aumentasse la sua autorità. Affinché i fascisti disarmassero era necessario, infatti, «armare maggiormente lo Stato», perché solo lo «Stato forte, con leggi eccezionali», poteva portare il Paese verso la pacificazione".

 

  L'AUTORE - Loreto Di Nucci insegna Storia contemporanea e Storia dei sistemi politici alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università degli Studi di Perugia. Ha pubblicato, fra l'altro, con il Mulino, "Fascismo e spazio urbano" (1992), e per lo stesso editore ha curato, con Ernesto Galli della Loggia, "Due nazioni" (2003). Con Carocci, "Nel cantiere dello Stato fascista" (2008), e nella collana "Lezioni" del Dipartimento di Scienze storiche dell'Università degli Studi di Perugia, "Il sistema dei partiti e l'eredità del fascismo" (2008).

 

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione - Abbreviazioni - I. La macchina fascista - II. L'identità fascista - III. Lo Stato in atto e lo Stato in potenza - IV. Alla prova del governo - V. Il fascismo alle corde - VI. L'esercito civile della nazione - VII. Centralismo, dualismo e parallelismo - VIII. Stato-partito e partito-nazione - IX. Due autorità - X. Una guerra di partito - Indice dei nomi