Viaggio al termine della notte Stampa E-mail

Louis-Ferdinand Céline

Viaggio al termine della notte

Corbaccio, pagg.576, Euro 18,60

 

celine_viaggio  IL LIBRO – A ottant’anni dalla sua pubblicazione e a cinquanta dalla morte del suo autore, Viaggio al termine della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali. «Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell’uomo così com’è.
  L’anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l’ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell’Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo, nel panorama francese ed europeo, è stato poi il suo modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha sputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l’emozione, il sentimento della vita: di qui l’invenzione di un linguaggio che ha tutta l’immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo.
  Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un’opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell’abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell’incubo. Oggi il Viaggio, nella classica traduzione di Ernesto Ferrero, scrittore particolarmente attento al «colore» dei linguaggi, si offre a nuove generazioni di lettori con l’intatta freschezza di un «classico» che non finisce di stupire per la sua modernità.

  DAL TESTO – “Quando non si hanno dei soldi da dare ai poveri, è meglio star zitti. Quando gli si parla d'altro che non siano i soldi, li si inganna, si mente, quasi sempre. I ricchi, è facile divertirli, bastano degli specchi per esempio, perché ci si possano contemplare, perché non c'è nulla di meglio al mondo che guardare i ricchi. Per tonificarli, li tirano su i ricchi, ogni dieci anni, di un gradino nella Legion d'onore, come delle vecchie tette, ed eccoli occupati per altri dieci anni. È tutto. I miei clienti, loro, erano degli egoisti, dei poveri, materialisti tutti immiseriti nei loro sporchi progetti di pensione, con l'aiuto dello sputo di sangue positivo. Il resto gli faceva lo stesso. Anche le stagioni gli facevano lo stesso. Loro delle stagioni sentivano e volevano sapere solo quello che ha un rapporto con la tosse e la malattia che d'inverno, per esempio, si prendono più raffreddori che d'estate, ma che si sputa per contro facilmente sangue in primavera e che quando fa caldo si può arrivare a perdere tre chili a settimana... Qualche volta li sentivo parlare tra loro, quando mi credevano fuori, aspettando il loro turno. Raccontavano sul mio conto orrori a non finire e menzogne da farsi scoppiare l'immaginazione. Doveva dargli coraggio sputtanarmi a quel modo, non so quale coraggio misterioso che gli era indispensabile per essere sempre più spietati, coriacei e cattivi, per durare, per resistere. Dir male così, spettegolare, disprezzare, minacciare, 'sta cosa gli faceva del bene, c'è da credere. Comunque, avevo fatto del mio meglio, io, per riuscirgli simpatico, in tutti i modi, sposavo la loro causa, e cercavo di essergli utile, gli davo molto ioduro per cercare di fargli sputare i loro sporchi bacilli e tutto comunque senza arrivare mai a neutralizzare la loro carogneria”.

  L’AUTORE – Louis-Ferdinand Destouches nasce a Courbevoie (un sobborgo di Parigi) il 22 maggio 1894. Figlio di Fernand Destouches, un modesto impiegato, e di Marguerite Guillou, merciaia, trascorre quasi tutta la sua infanzia a Parigi, ove conseguita la licenza elementare esercita per vivere modesti impieghi, preparando privatamente il baccalauréat, che consegue nel 1917. Nel 1912 si arruola volontario e nel 1914, nelle Fiandre, riporta una grave ferita alla testa che gli provoca un'invalidità permanente. Viene inviato nel 1916 in Camerun nei servizi di occupazione delle antiche colonie tedesche e nel 1917 a Londra nei servizi logistici. Rientrato in Francia nel 1918, s'iscrive alla facoltà di medicina di Rennes, sposa la figlia del direttore della facoltà, da cui si separerà pochi anni dopo, e si laurea nel 1924. Dal 1924 al 1928 lavora per la Società delle Nazioni che lo invia a Ginevra, a Liverpool, poi di nuovo in Africa, negli Stati Uniti, in Canada e a Cuba. Rientrato in patria nel 1928, si stabilisce nei quartieri più poveri della periferia di Parigi, ove esercita quasi gratuitamente la professione di medico, lavorando contemporaneamente al suo primo romanzo Viaggio al termine della notte (1932), che pubblica sotto lo pseudonimo di Céline. Nel 1936 scrive Morte a credito, il romanzo sulla sua infanzia, che lo consacra definitivamente scrittore rabbioso e nichilista. Nel 1937 redige Mea culpa, un'invettiva contro la Russia sovietica e lavora a Bagatelle per un massacro, libello che assieme a La scuola dei cadaveri gli costerà pesanti accuse di antisemitismo. Durante la seconda guerra mondiale, considerato traditore e collaboratore dei nazisti, e condannato a morte dalla Resistenza, è costretto a riparare in Danimarca, dove rimane fino al 1951, scontando nel frattempo quattordici mesi di carcere. Rientrato in Francia nel 1952 al seguito di Pétain, Céline si stabilisce con la moglie Lucette a Meudon, dove rimarrà sino al termine della sua vita. Muore nel 1961, senza ricevere alcun riconoscimento da parte della critica, che ne riscopre le opere solo alcuni anni dopo la scomparsa. Oltre alle opere già citate, si ricordano: Pantomima per un'altra volta (1952), Normance (1954), Colloqui col professor Y (1955) e la «trilogia tedesca» (Da un castello all'altro, 1957; Nord, 1960; Rigodon, 1968).

  INDICE DELL’OPERA – Viaggio al termine della notte – Céline, ovvero lo scandalo di un secolo, di Ernesto Ferrero - Note