L’unificazione italiana Stampa E-mail

Salvatore Lupo

L’unificazione italiana
Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile

Donzelli Editore, pagg.VI-186, Euro 16,50

 

lupo_unificazione  IL LIBRO – L’ingresso del Mezzogiorno nello Stato- nazione rappresenta il culmine del processo di unificazione. È proprio quell’evento, a ben vedere, il fulcro della celebrazione, e dell’anti-celebrazione revisionista, del centocinquantenario che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Salvatore Lupo – storico tra i più acuti e autorevoli – ragiona di quegli avvenimenti, e del mito che già allora si costruì intorno ad essi, nonché della rielaborazione della memoria che ne seguì di lì a un ventennio. Lupo adopera il termine «Risorgimento», perché è quello che ci è stato consegnato dalla tradizione, consapevole tuttavia che esso ha il difetto di occultare i forti elementi conflittuali che connotarono, e non necessariamente in senso negativo, il percorso unitario. Per restituire appieno la dimensione dei conflitti, il libro fa ricorso al termine «rivoluzione» (parola nobile e impegnativa), e insieme al suo opposto, «controrivoluzione»; o all’altro termine più inquietante, per la nostra coscienza e a maggior ragione per quella del tempo, di «guerra civile». Si trattò infatti di uno scontro politico e sociale, ma non solo: nell’Italia divisa del tempo, e soprattutto nel Mezzogiorno, si sovrapponevano e si contrapponevano diversi patriottismi, quello siciliano, napoletano, italiano. La vittoria dell’uno sull’altro e la sinergia tra l’uno e l’altro vanno ricondotte a precise circostanze politiche, e in particolare alla relazione tra un certo tipo di patria e un certo tipo di libertà. Queste complicazioni, in larga parte offuscate e rimosse nel lavorio di costruzione della nostra memoria, ci obbligano a ridefinire alcuni schemi interpretativi sul Risorgimento. Se intendono davvero fornire un contributo alla discussione pubblica, gli storici di oggi sono chiamati a restituire il senso – e i limiti – di quell’incontro ottocentesco tra patria e libertà.

  DAL TESTO – “A un secolo e mezzo dagli eventi, non possiamo sentirci patriotticamente impegnati, come i nostri bisnonni, a ignorare l’esistenza di conflitti di questa natura nella stagione dell’unificazione. Nemmeno, però, possiamo indulgere a revisionistiche indignazioni perché del sangue fu versato nella repressione delle insorgenze filo-borboniche e del grande brigantaggio del 1860-65, come fanno oggi neo-borbonici o neo-legittimisti ansiosi di contrapporsi a una storia «ufficiale» che a loro dire tutto questo avrebbe censurato. In realtà costoro ripropongono inconsapevolmente, con un secolo e mezzo di ritardo, lo scandalo della cultura patriottica ottocentesca, che guardava alla guerra civile come a un peccato imperdonabile quanto il fratricidio. Ovvero addebitano in esclusiva le durezze della repressione allo straniero piemontese, alle sue logiche semi-coloniali. Io proporrei la variante un po' diversa offerta da Enea Pasolini, ufficialetto in servizio nella Calabria post-unitaria, rampollo di nobile famiglia ravennate, figlio del Giuseppe Pasolini prefetto e senatore di parte moderata. Proprio scrivendo al padre della repressione del brigantaggio, Enea citò un verso dantesco, «qui vive la pietà quand'è ben morta». La citazione fa pensare alle guerre civili del Novecento in cui «pietà l'è morta» - come suona il celebre motto della Resistenza 1943-45. Pasolini invece la usava per spiegare che le più spietate punizioni erano necessarie nella logica del disciplinamento delle plebi, per la salute della patria borghese.”

  L’AUTORE – Salvatore Lupo è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Palermo. È stato tra i fondatori della rivista «Meridiana», che attualmente dirige, ed è membro del comitato di redazione di «Storica». Per i tipi della Donzelli ha pubblicato: Storia della mafia dalle origini ai giorni nostri (1993, 2004); Andreotti, la mafia, la storia d’Italia (1996); Il fascismo. La politica in un regime totalitario (2000, 2005); Partito e antipartito. Una storia politica della prima Repubblica (2004); Che cos’è la mafia. Sciascia e Andreotti, l’antimafia e la politica (2007).

  INDICE DELL’OPERA - Introduzione - I. Rivoluzione garibaldina e siciliana (1. Iniziativa meridionale - 2. Palermo contro Napoli - 3. Arriva Garibaldi - 4. Popolo in armi - 5. Guerriglieri di paese - 6. Bronte - 7. Ordine e disordine - 8. Attizzare prima, spegnere poi) - II. Nascita di una nazione (1. L'antico regno si sfascia - 2. La spinta e il freno - 3. L'unificazione - 4. Luogotenenti del re - 5. Consorteria) - III. L'ombra della guerra civile (1. Briganti o guerriglieri? - 2. La guerra non è finita - 3. Una storia di banditi, partiti, ufficiali - 4. Torna Garibaldi - 5. Parlare del brigantaggio - 6. Barlumi di legalità nuova - 7. Una storia di rivoluzionari, mafiosi, poliziotti - 8. Strategie della tensione - 9. Palermo ultimo atto - 10. Punto di svolta) - IV. Vent'anni dopo. Frammenti (1. Risorgimento come trasformismo - 2. Equivoci della libertà - 3. Liberali e borbonici: una storia di famiglia - 4. Il ciclista troppo corre e poco vede) - Indice dei nomi