Antipartiti Stampa E-mail

Salvatore Lupo

Antipartiti
Il mito della nuova politica nella storia della Repubblica (prima, seconda e terza)

Donzelli Editore, pagg.VI-260, € 19,00

 

lupo_antipartiti  IL LIBRO – L’Italia sta vivendo una fase politica di grande incertezza ed è attraversata da una crisi di difficile ricomposizione. Molti prevedono o auspicano l’avvento di una terza Repubblica. In realtà, è difficile dire se ci sia mai stata davvero una seconda Repubblica, e di cosa esattamente si sia trattato. Una nuova Repubblica avrebbe richiesto una nuova Costituzione,ma la legge fondamentale in vigore è a tutt’oggi, nella sostanza, quella varata nel 1948. Non per questo possiamo dire che non sia cambiato niente. Il sistema politico è cambiato radicalmente attraverso la discontinuità del 1989-94. Da allora, non c’è più la Repubblica dei partiti. Non ci sono più la Democrazia cristiana, il Partito comunista, il Partito socialista, con le loro organizzazioni di massa, le loro appartenenze ideologiche, le loro subculture. Con la svolta dei primi anni novanta si è avuto il passaggio da una vecchia a una nuova politica, basata sui referendum, sulla mobilitazione della società civile, sugli appelli all’impresa, alla tecnocrazia o alla magistratura, su neo-partiti che si volevano basati su criteri radicalmente diversi rispetto ai vecchi. Almeno questo dichiaravano di voler fare, dando alla dicotomia vecchio-nuovo una valenza manichea di grande presa sull’elettorato. Dall’analisi storica della politica «vecchia» e di quella «nuova» – e delle retoriche del «nuovo» che si sono perpetuate fino a oggi, fino al ventennio berlusconiano e all’ondata di protesta antipartitica del Movimento 5 Stelle – il libro trae gli elementi di riflessione sul che fare, se si volessero riparare i danni e i difetti da cui veniamo. Spiega come e quanto la prima Repubblica, in particolare nel primo ventennio, abbia saputo rappresentare la società civile; analizza le profonde incongruenze della seconda; insiste sull’importanza, nella svolta del 1993, della polemica contro gli abusi perpetrati dai vecchi partiti, dalla «casta» professionale che li governava; legge la discesa in campo di Berlusconi come esito di un processo di svuotamento della stessa forma partito. E rileva una contraddizione. I neo-partiti che furono allora banditori del cambiamento sono stati poi preda di analoghi – se non maggiori – difetti, e lo sono tuttora: coazione a ripetere che non a caso sta dando luogo a una mitologia della terza Repubblica quasi perfettamente corrispondente a quella che aveva dato luogo alla seconda. L’autore avanza a questo punto una domanda cruciale: e se la retorica antipartitica fosse non la soluzione, ma il problema della vita politica italiana dell’ultimo ventennio?

  DAL TESTO – “Modesti risultati ha raggiunto l’antipartito tecnocratico di Mario Monti, il professore chiamato nel 2011 alla guida del governo nel momento in cui Berlusconi appariva incapace di reggere i problemi economici del paese. Monti ha spiegato con aplomb appunto professorale agli italiani come siano necessari i sacrifici, e quanto siano dannosi i partiti allorché si tratta di fare sul serio. Tra i suoi più autorevoli sostenitori troviamo un imprenditore con meriti in campo sportivo come Luca Cordero di Montezemolo, il quale è stato a lungo tentato dall’idea di una discesa in campo analoga a quella trionfale del Berlusconi del ’94; insieme a Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, professionisti della politica di lunghissimo corso, partoriti dai partiti del vecchio conio, trasformatisi col tempo in titolari di partiti personali. Monti, come Grillo, ha dichiarato obsolete le distinzioni tra destra e sinistra, ha sentenziato che il vero conflitto oppone il vecchio (lo statalismo) al nuovo (il liberismo), ha intimato ai post-comunisti di silenziare (sic!) le voci dissenzienti. D’altronde per molti anni, nella veste di opinionista, aveva proposto questo mistico annuncio, anche qui in continuità con lo spirito del ’93. Logico che abbia seguitato creando un partito personale, dichiarandosi non più per la seconda ma per la terza Repubblica.
  “Non molti ricordano che l’antipartito tecnocratico, al pari di quello movimentista, era ben presente nel momento aurorale del 1993-94, quando la guida del governo fu assunta dal professore Giuliano Amato e dal banchiere Carlo Azeglio Ciampi, chiamati a fornire risposta a richieste europee analoghe a quelle attuali (senza dimenticare i capi del governo successivi: Lamberto Dini, che veniva dalla Banca d’Italia, e Romano Prodi, già alla testa dall’Iri). Insomma, i tecnocrati al governo sono tutt’altro che una novità, al pari dei magistrati, degli imprenditori, degli uomini di spettacolo in politica. La storia non si ripete, certo. Però bisognerebbe chiedersi perché sembra che sia così.”

  L’AUTORE – Salvatore Lupo è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Palermo. È stato tra i fondatori della rivista «Meridiana» ed è membro del comitato di redazione di «Storica».

   INDICE DELL’OPERA – Introduzione - I. Vecchia politica (1. Partiti di massa - 2. I democristiani - 3. Anticomunismo d’assalto - 4. L’antipartito - 5. I comunisti - 6. I socialisti, ovvero la difficile ricerca di una terza forza - 7. Gollismo all’italiana - 8. La Repubblica dei segreti - 9. Il problema di Moro) - II. Italia in movimento (1. Millenovecentosessantotto e dintorni - 2. Compromesso storico - 3. Altri compromessi - 4. Propaganda due - 5. La politica della strage - 6. L’altro terrorismo - 7. Il sangue di Moro) - III. Nuova politica (1. La grande slavina - 2. Riforma istituzionale - 3. Stato e mercato - 4. Questione morale - 5. L’offensiva delle mafie - 6. Politica e giustizia - 7. Antimafia - 8. Reti - 9. Leghe) - IV. Un altro ventennio (1. Passato e presente - 2. Discesa in campo - 3. Destra e sinistra - 4. Forma e contenuto dell’antipartito - 5. L’isola che non c’è) - Indice dei nomi